editoriale

Solo una nuova legge elettorale potrà evitare che Orvieto continui ad essere fagocitata.

lunedì 1 settembre 2003
di Segreteria Socialisti democratici

La Segreteria dello SDI dell’Orvietano e il Gruppo consiliare SDI del Comune di Orvieto, riunitisi congiuntamente lo scorso 28 agosto, hanno dovuto ancora una volta constatare l’esclusione dai vertici aziendali della ASL n. 4 di professionalità espressione del nostro territorio, come se Orvieto e l’Orvietano fossero incapaci sempre e comunque di rivestire un qualunque incarico di responsabilità.

La questione, com’è noto, non nasce oggi e non nasce sul terreno della sanità, come è testimoniato ad esempio dal fatto che da sempre ad Orvieto vengono imposti senatori e deputati. La novità però è che oggi c’è un attacco generale alle risorse del territorio: si vorrebbe negare a Orvieto un qualsiasi ruolo nel sistema universitario umbro, si vorrebbe negare a Orvieto il ruolo che le spetta (se non altro per essere l’unico territorio dell’Umbria ad avere una discarica a norma) nel sistema di gestione dei rifiuti, e si potrebbe continuare.

La questione non è nuova neanche nella sanità, ma nella sanità è più allarmante: dopo lo scippo della USL, l’apertura del nuovo ospedale aveva fatto sperare che la Regione avrebbe operato per farne un presidio dotato dei servizi e del personale capaci di farlo funzionare a pieno regime e con qualità crescente. Si sta verificando invece esattamente il contrario: si lesina su tutto, c’è carenza di medici e di infermieri e il personale non viene assunto, e si arriva al punto che per mandare in ferie le persone si fanno funzionare a metà alcuni reparti; insomma si ha l’impressione di un disegno preciso e lucido di progressivo smantellamento di ciò che si era riusciti a strappare con grande fatica. A questo punto riteniamo che si debba dire chiaro e tondo come stanno le cose: il nostro ospedale rischia di essere declassificato secondo un piano di riorganizzazione centralistica della sanità.

Questo è il significato di quanto stà accadendo, e per questo, quando si fanno le nomine, basta che si riesce a trovare un accordo fra Perugia, Foligno e Terni e tutto è a posto. O così pensano quelli che decidono. Forse, dopo la disseminazione di medici e amministratori perugini, folignati e ternani, dovremo aspettarci l’invio dagli stessi territori anche di infermieri, tecnici e portantini? E’ lecito chiedere che, se mancano gli infermieri, si facciano anche ad Orvieto i necessari corsi di formazione, come si fanno a Perugia, Terni e Foligno?

Questa vicenda delle nomine dei vertici sanitari della nostra provincia comunque un merito ce l’ha, perché se non altro porta allo scoperto in modo inoppugnabile quello che noi socialisti, purtroppo fino ad oggi da soli, diciamo da parecchio tempo, almeno da quando abbiamo sollevato proprio nel Consiglio Comunale di Orvieto la questione della legge elettorale regionale: l’esistenza di un insopportabile centralismo che è una cappa per lo sviluppo armonico dell’Umbria.

In realtà oggi, insieme all’arroganza del governo regionale, dobbiamo registrare anche la miopia di una parte della classe dirigente ternana, che si illude di risolvere i propri problemi tagliando fuori gli altri territori. A quella parte perciò diciamo: attenti, perché se non siete in grado di comportarvi da classe dirigente provinciale, non potrà esistere una politica provinciale, e le spinte centrifughe prenderanno di nuovo forza, e questa volta in modo irreversibile! E a quella regionale diciamo: una classe dirigente è tale se è percepita come capace di tutelare gli interessi di tutti; se non lo fa, si delegittima, con le conseguenze che si possono immaginare.

Comunque, a quelli che riteniamo essere gravi atti di miopia politica contrapponiamo non una generica protesta ma una iniziativa molto decisa, che svilupperemo il più possibile unitariamente su tutti i terreni che rappresentano gli interessi vitali di Orvieto. Ci auguriamo vivamente che anche gli altri agiscano con la medesima determinazione e coerenza.

A scanso di equivoci, diciamo con chiarezza che noi non vogliamo posti e non siamo a caccia di briciole. Noi semplicemente vogliamo che Orvieto sia trattata come tutte le altre realtà della regione e sia ritenuta un pezzo essenziale della politica regionale. Naturalmente, i primi a dimostrare di volerlo debbono essere gli orvietani.