editoriale

Facciamo qualcosa per risollevare Castel Giorgio.

martedì 26 agosto 2003
di Maria Antonietta Paglialunga

Ho avuto la felice idea di visitare di recente, ad Allerona Paese,  la mostra   “I cellai dell’arte”,  dove  erano esposte “opere” dei miei concittadini Maria Teresa Nulli,  Walter Ambrosini, , Corrado Nucci e Giuseppe Pacetti oltre che di Thomas Lange e Mutsuo Hirano.

Era una bella serata e lì, tra  strette viuzze, pulite e decorose, una leggera brezza avvolgeva quelle antiche abitazioni, mai perdute e presenti ai miei occhi , quasi una “stele di Rosetta” di un tempo che ancora fluttuava intorno a me, ora chiamandomi ora rispondendo alle mille domande che credevo perse da tempo nella memoria, facendo riaffiorare ricordi di un mondo lontano, palpitante,  non abbandonato  e vivo come non mai.

Quindi la bellezza dell’intera vernissage non stava soltanto nelle opere, (le quali erano sì di buona elevatezza espressiva),  ma soprattutto nelle movenze delle figure piene di energia, nelle composizioni equilibrate o intense  che si fondevano armoniosamente con il contesto locale e  paesaggistico rendendo lo spazio ora “soggetto” tagliente che scavava l’anima  rimodellandola e ridelineandola, ora, invece, “soggetto” sfuggente che abbozzava la stessa mia anima dipingendola  con tocchi chiaroscurati , diafani ed opalescenti , smorzando o sfumando  le tinte con effetti di luce o mezz’ombra a tratti appena accennati.

Ed in quel momento, la mia anima ha avuto un sussulto: l’individualità tipica dei “castelgiorgesi”  mi si è riversata addosso come la piena di un fiume.

Perché l’accattivante iniziativa fatta ad Allerona paese non è stata ideata e realizzata a Castel Giorgio quale sinopsi  di una maturità intellettuale composta da esperienze già vissute,  mescolata a ricordi affievoliti ma mai scomparsi, intrisa di una volontà collettiva tesa a rendere “splendido” il “bello” che si trova in ognuno di noi  ?

E’ mai possibile, mi sono detta, che sia sopravvenuta la fine culturale di un paese ed io non me ne sia resa conto, tutta presa dall’ egocentrismo  - anzi egotismo - che contraddistingue la maggior parte degli abitanti di Castel Giorgio trascinati nell’esclusività, nell’infallibilità e nella sicurezza di essere sempre i migliori, soprattutto nel sentirsi ragguardevolmente superiori a tutti gli altri abitanti dei paesi limitrofi e da cui io stessa non sono del tutto riuscita a separarmene con  esimente vigore.

Dov’è andato a finire il “ Paese dei Balocchi”, quello che, liberata la sua fantasia , si divertiva, capace ed intraprendente come non mai, ad inventare un  mondo pieno di iniziative, che facevano bene alla mente ed allo spirito, al punto da renderlo tutt’uno con l’ambiente che lo circondava…

Dove sono la sua storia, il suo passato, le sue radici, i suoi ricordi e dove sta andando, questo mio paesello che  ha riposto il suo futuro nell’effimero e non sa più neppure coniugare il passato con il presente e con lo stesso futuro.

E’ vero, si dirà che Castel Giorgio è forse uno dei pochi, se non l’unico paese che non offre un contesto urbanistico e strutturale che permetta la realizzazione di taluni tipi di manifestazioni. Ma perché si è giunti a tanto?  eppure il nostro paese  è sorto ben cinquecentoventisei anni orsono ! che cosa ci è stato tramandato se non un luogo né antico né tantomeno nuovo  !!!

Diamo allora spazio alla fantasia : quella “dimenticata“ fantasia dei castelgiorgesi che prima sembrava esserci ed ora non c’è più, tutta proiettata a seguire solamente la moda delle “sagre paesane” ancora suggestive  ma ormai ripetitive e prosaiche. 

Nello stesso tempo andiamo ad ideare iniziative compatibili con la realtà territoriale ripristinando per quanto sia possibile ( ed è possibile se esiste la volontà di farlo ) le strutture che con cinica indifferenza sono state nascoste, dimenticate o cancellate quasi fossero la decadenza intellettuale di una comunità.

Valorizziamo per esempio, con variazione di destinazione d’uso, l’ex  Palazzo Vescovile ( si pensi alla sua affascinante meridiana perduta per trascuratezza e negligenza ) oggi adibito a scuola media !!

Inseriamo meglio nel contesto del paese il “campanile” della chiesa ed il “conservone” veri obbrobri architettonici; avvaloriamo il suggestivo nucleo storico  di Casa Galli, il più antico insediamento urbanistico di Castel Giorgio; incrementiamo le potenzialità del  Palazzo di Montiolo; ottimizziamo i giardini comunali;  usufruiamo di quella struttura immobiliare lungo la Via Maremmana a tutt’oggi inoperosa.

Questi potrebbero essere alcuni dei primi passi verso una nuova sensibilizzazione dei cittadini i quali saranno presto predisposti ad accogliere  manifestazioni culturalmente più impegnate quali espressioni di esperienze concrete tali da saturare  l’animo, il corpo e lo spirito.

Je m’accuse: la colpa di questo mancato progresso [per non dire regresso], è anche mia per non aver avuto il coraggio di alzare la voce di fronte a certe scelte inopportune e confuse e per non aver avuto la forza di farla alzare ad altri - tanti  - che la pensano come me.

Castel Giorgio non addormentarti perché non sei solo un piccolo paese che “sta sulla collina”!