editoriale

Orvieto, specchio delle difficoltà del trasporto ferroviario nazionale

mercoledì 25 giugno 2003
di Stefano Frelllica, nuovo comitato pendolari
In occasione della IV Giornata Nazionale dei Diritti dei Cittadini nei Servizi di Pubblica Utilità promossa da Cittadinanzattiva, alla quale il Comitato Pendolari di Orvieto è stato invitato, si è parlato di tutela e diritti dei cittadini che usufruiscono dei sistemi di trasporto. E’ stato presentato un dossier correlato da statistiche, elencante una serie di barriere intese non solamente come ostacoli fisici per i disabili, usualmente denominate barriere architettoniche, ma più genericamente come ostacoli di varia natura che impediscono o complicano la possibilità di accesso ai sistemi di trasporto collettivo alla generalità dei cittadini.

Natura economica (aumento improvviso delle tariffe) infrastrutturale (mancanza di infrastrutture o insufficienza delle stesse) informativa (carenza di sistemi di informazione necessari al corretto impiego del servizio) qualitativa (comfort, pulizia, igiene) fisica e di sicurezza. Dai dati redatti, spicca la situazione assai difficile del sistema di trasporto ferroviario, il cui livello di servizi atteso è inferiore a quello su strada ed aereo.

Questo panorama non stupisce più di tanto gli addetti ai lavori e i pendolari in particolar modo, inermi spettatori e vittime dei disservizi. E’ curioso accostare alcuni dati di rilevanza nazionale con quelli che interessano la realtà orvietana, per constatare come i problemi del sistema ferroviario in generale vengono proiettati nelle singole realtà locali, le quali, al contrario di quello che si possa pensare, ne risentono maggiormente rispetto ai grandi scali.

Qualche esempio: negli ultimi sette anni il costo per i servizi ferroviari è aumentato più del 17%, in linea più o meno con l’inflazione, ma non è stato compensato da un aumento del livello di servizi, basti pensare che Orvieto ha visto diminuire il numero di treni che alla mattina confluiscono verso Roma, mentre il traffico in direzione Firenze è rimasto insufficiente rispetto alla domanda.

Senza considerare poi che chi viaggia verso Roma paga biglietto o abbonamento relativi a 126 km mentre la distanza reale è 112 km, con un aggravio ulteriore del 10% sui costi. Altro confronto: il 16,6% dei treni nazionali è utilizzabile dai disabili mentre solo a Roma e Milano la percentuale di autobus e tram che rispondono a questa esigenza, è più che doppia.

Viene da domandarsi poi come una persona su carrozzella riesca a raggiungere il binario 2 nella stazione di Orvieto, senza attraversare i binari od evitare la rampa di scale del sottopassaggio (e qui bisogna sorvolare anche sull’accessibilità riguardo ai disabili sensoriali). Se non sono barriere architettoniche queste! Per quanto riguarda la qualità riferita ad igiene e pulizia nei convogli, puntualità, frequenze, il livello di gradimento generale degli utenti è sceso progressivamente negli ultimi nove anni a valori minimi, in linea con il giudizio nettamente insufficiente dato dai pendolari orvietani nel recente sondaggio redatto dal Comitato.

Già da questi pochi elementi emerge un panorama poco lusinghiero ma con prospettive future ancor meno ottimistiche, per ciò che riguarda sia il trasporto ferroviario in generale, sia le sorti delle piccole stazioni, sempre più abbandonate a se stesse e che invece risultano essere fondamentali per lo sviluppo economico e l’integrazione sociale nel territorio dei centri urbani che vi gravitano. E’ un compito arduo invertire questa tendenza, le dissonanze all’interno di Trenitalia stessa, dovute alle divergenze di interessi tra gestione del Trasporto Locale e Lunga Percorrenza rendono difficile l’intesa tra le parti per soddisfare la domanda di convogli negli orari di effettiva esigenza.

A questo va sommata una problematica cronica dovuta ad un contesto tutto italiano dove l’80% del sistema trasporti è incentrato sull’automobile e nonostante ciò, ci allontaniamo ulteriormente dal suo riequilibrio, considerando che la Legge Obiettivo prevede la costruzione di un numero di chilometri di strade pari al doppio di quello previsto per la realizzazione di linee ferroviarie per l’Alta Velocità. Questo significa che in attesa del “risolutivo” ponte sullo Stretto percorriamo in treno buona parte della Sicilia, ad una velocità media di 60 km/h ed in certi tratti anche sotto i 40, mentre da Roma ad Ancona in Eurostar impieghiamo più di 3 ore sotto i 100 km/h (velocità degna di un buono scooter, al prezzo di un Eurostar!).

Rilanciare la nostra stazione di Orvieto dunque, come strumento essenziale per la città ed il suo comprensorio che ripongono in essa le speranze per il lavoro di tanti cittadini e per un maggior sviluppo sociale, a contatto con le grandi realtà urbane vicine, una occasione in più per aprire le nostre grandi manifestazioni culturali e storiche al turismo. Questo è il compito che sta cercando di portare avanti il Nuovo Comitato Pendolari, che presto diventerà Associazione, con grande senso civico e nella speranza che sempre più cittadini, anche non pendolari, aderiscano al progetto.

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