editoriale

Meglio Parretti, Conticelli o la Stella?

venerdì 14 febbraio 2003
di Fausto Cerulli
La guerra di successione č cominciata. Ed č guerra senza spargimento di sangue, ma con spreco di effetti speciali. Se fossi un prete, come non sono e magari vorrei, proverei a spiegare come si elegge un Papa, che non sarŕ Sindaco, ma puň sempre e comunque sindacare. Dunque. Se un cardinale ha qualche possibilitŕ di essere candidato al soglio, i confratelli hanno un sistema sicuro per bruciargli le penne ed il camauro: sparano il nome del candidato con qualche mese di anticipo, cosě i giornali hanno tempo per studiarne la biografia, per trovargli quattrocento peccati giovanili, e il gioco č fatto. Trombato il cardinale.

E la storia prosegue, all’ombra delle colonne del Bernini. Uno per uno i papabili vengono impallinati, basta che si sappia che sono papabili. Roncalli, Luciani l’ammazzato, e Woitilaccio: chi li conosceva prima che lo Spirito Santo li indicasse ai cardinali riuniti in seggio elettorale? Chi entra papabile, esce scardinalato. E’ una regola ecclesiastica, di conio gesuita; come dire infallibile.

Ma scendiamo dallo spirituale ed immergiamoci nella Orvieto che si appresta a cercare un comunque indegno successore all’ingegno di Stefano Cimicchi. Il quale, detto inter nos, se passa una certa legge giŕ in cantiere, col cavolo che gli succede che deve farsi succedere, a meno che non gli succeda di volersi fare succedere.

I giornali hanno sparato per primo il nome di Giancarlo Parretti. In questo caso non c’era l’intenzione di bruciare il candidato, ma solo quella di fare del folklore del tipo Roma Vetus, o Tuscia, o altre amenitŕ di questo genere e tipo. A meno che Morcella non abbia voluto lanciare in campo un suo pupillo per farsi tirare la volata. Ma č un’ipotesi, questa, subordinata.

I socialisti, a quanto leggo, hanno scagliato la pietra Conticelli. Mi dispiace per Maurizio: doppia bruciatura. Lla prima per la regola gesuitica di cui sopra, la seconda perché i socialisti sono forse l’unico partito che ha un elemento valido, con esperienze specifiche precedenti, e con esperienze meno specifiche ma sanamente manageriali. Di qui l’impressione che i socialisti abbiano voluto sgombrare il campo da un interlocutore di livello. Franco Raimondo, a pensar male si fa peccato ecc. Altro giornale, altro nome. Loriana Stella. Largo alle donne, Jervolino docet.

Ma Loriana, nonostante l’appoggio della Lorenzetti e magari della Belillo, non mi sembra avere sotto il sedere la poltrona. Altrimenti non l’avrebbero tirata fuori sin da adesso, E poi, sempre detto inter nos, l’appoggio della Lorenzetti e della Belillo contano come l’appoggio di Angius ( mio garbato interlocutore).Gente comunque estranea alla realtŕ di Orvieto, e troppo affaticata a salvarsi l’anima della carica per sbilanciarsi troppo. Mi permetto quindi di avanzare la previsione che né Conticelli né Loriana Stella prenderanno il posto di Filza Bianca ( sempre che il posto di Filza Bianca si renda sede vacante).

Mi permetto altresě di osservare il religioso silenzio con cui l’opposizione guarda alla faccenda: a meno che detta opposizione abbia rinunciato sin d’ora al cambio della guardia, c’č da pensare che questo silenzio leonesco nasconda una sorta di compiacimento per lo scannatoio in casa d’altri, ed un’ accorta strategia del silenzio, con fuochi d’artificio al momento buono. Pier Luigi Leoni č maestro in queste manovre cardinalizie.

Potremmo dire, in conclusione, che la battaglia per la successione č tutta aperta. Ma forse basterebbe informarsi su chi ha scagliato le prime pietre dei nomi da bruciare: e si saprebbe al novantanove per cento il nome del futuro sindaco. Quell’uno per cento di incertezza lo tengo in serbo per me: gira gira, non mi dispiacerebbe fare il sindaco, anche per tre o quattro giorno.

Vuoi mettere la soddisfazione di stare sulla poltrona centrale, in teatro, e in sovrappiů circondato dai faccioni di quaranta cardinali pitturati?

Cristo, adesso sono sceso in campo anch’io. Troppo presto. Mi sono bruciato. Mi capita spesso.

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