editoriale

L'incredibile idea di intitolare una piazza al dittatore Che Guevara

martedì 17 dicembre 2002
di Gianni Morcellini
Apprendo solo oggi che l’Amministrazione Comunale di Fabro ha intenzione di intitolare la piazza prospiciente il nuovo campo sportivo ad Ernesto Guevara, meglio conosciuto come il “Che”. Non avrei mai ritenuto possibile che, agli albori del ventunesimo secolo, memori di quello che il mondo intero ha subito nel secolo “buio” che fu il Novecento, un’Amministrazione che dovrebbe potersi chiamare “PUBBLICA” in quanto rappresentante di tutta una collettività (e non di una minima parte di essa) potesse mai prendere una decisione simile.

In un periodo in cui il terrorismo così detto “Rosso” si riaffaccia prepotentemente nelle pagine di cronaca; in un periodo in cui le “MANIFESTAZIONI PACIFISTE” hanno il volto della Genova del G8, in un periodo in cui più che di scontro si ha bisogno di pace sociale; in un periodo come questo non mi sembra che l’idea degli amministratori di Fabro sia alquanto “appropriata”. Forse chi ha lanciato questa proposta, non ricordava bene la figura, non proprio umana, del signor Guevara.

Forse non ricordava come nel 1956 fece legare ad un palo e fucilare un ragazzo appena ventenne reo di aver rubato, per fame, un pezzo di pane duro; forse non ricordava che l’ufficio del sig. Guevara, negli anni, si era trasformato in una vera e propria camera di tortura in cui trovarono la morte oltre 20.000 persone, per lo più ex compagni di lotta che non riconoscevano la sua leadership; forse non ricordava che nel 1960 il “pacifista” Guevara istituì un campo di concentramento sulla penisola di Guanaha dove nel corso degli anni trovarono la morte oltre 50.000 persone colpevoli di non condividere le sue idee di “pace e fratellanza”; forse non ricordava (quell’amministratore”) che al campo di Guanaha ne seguirono altri come quelli di Santiago di Las Vegas dove a tutt’oggi sussistono i campi Arco Iris e Nueva vida, per non parlare poi del campo “Capitolo” vicino Palos riservato ai bambini di età inferiore a dieci anni!; forse non ricordava che, fedele al modello sovietico il “Che” elogiava l’odio per le proprietà e per lo “sporco” denaro ma viveva in una splendida villa coloniale a L’Avana dirigendo personalmente il Banco Nacional, la banca centrale del Paese lasciando nella miseria il resto della popolazione; forse quando ha lanciato quell’idea, “quell’amministratore”, non ricordava le parole che il “Che” scrisse nel suo testamento: “AMO L’ODIO, BISOGNA CREARE L’ODIO E L’INTOLLERANZA FRA GLI UOMINI PERCHE’ QUESTO RENDE GLI UOMINI FREDDI, SELETTIVI E LI TRASFORMA IN UNA PERFETTA MACCHINA PER UCCIDERE”. Cari signori dell’Amministrazione Comunale di Fabro, questa è storia! E “Historia magistra vitae”!

Agli inizi del nuovo millennio è giunta l’ora di porre termine alle vecchie ideologie ed alle vecchie illusioni che tanto lutto e tante amarezze hanno portato all’umanità intera negli ultimi cento anni. Il terzo millennio dovrà essere il “patibolo” degli “ismi politici” e non il rilancio degli stessi. Comunismi, Fascismi, Nazismi di ogni genere dovranno essere estirpati dalla vita dei popoli e così ogni riferimento a fatti e persone che li hanno resi possibili in passato. La libertà, la democrazia ed il rispetto della persona umana dovranno essere le uniche basi sulle quali fondare la nuova civiltà. Bisogna avere il coraggio di chiudere con il passato, di accantonare le vecchie e pericolose utopie e di guardare oltre.

Il mio invito a voi è quello di ripensare a questa vostra decisione; di non rialimentare odi o vecchi rancori di parte e di evitare il sorgere di qual si voglia amarezza fra gli animi dei vostri amministrati. Ci sono molti esempi, anche recenti, ai quali ispirarsi per attribuire un nome ad una piazza senza ricorrere a dittatori sanguinari, o leader rivoluzionari. Pensate alle grandi figure del nostro tempo; pensate a Madre Teresa di Calcutta ed alla sua opera; ella sì che è un esempio da imitare, un esempio d’amore e non certo d’odio. Pensate al Mahatma Gandhi il politico della “non violenza”! Pensate ai missionari, ai volontari e a tutti coloro che hanno lasciato la propria vita alle spalle per dedicarsi agli altri. Sono queste, cari amministratori del Comune di Fabro, le persone alle quali dedicare piazze o innalzare monumenti, sono questi gli esempi da seguire.

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