editoriale

Una cittŕ costretta a vivere di stenti sotto il tallone della sinistra

martedì 3 settembre 2002
di Pier Luigi Leoni
La maggioranza orvietana di centrosinistra č sostenuta da un’accozzaglia disomogenea di interessi tenuti insieme dall’opportunismo. Perciň č piů fragile di quanto puň sembrare.

La vicenda del centro commerciale da costruire vicino al casello autostradale col nome di “Porta di Orvieto” č emblematica della carenza di stile civile e politico del centrosinistra orvietano. Quindi si giustificano le reazioni della minoranza e dei commercianti, e si comprende come il deputato Catia Belillo sia potuta uscire dai gangheri, peraltro notoriamente allentati. Si giustifica pure, politicamente e moralmente, la perentoria intimazione di Forza Italia al sindaco Cimicchi di andarsene subito e lasciare il campo al rinnovamento che F.I. si candida a guidare.

Ma certamente gli amici di F.I. non s’illudono che Cimicchi li accontenti e sanno che gli Orvietani se lo dovranno godere fino al 2004. Se non avessi per il popolo orvietano il grande rispetto che ho, direi che se lo merita. Invece mi sento obbligato, per quel poco che i concittadini mi fanno contare sulla scena politica, di riflettere sugli elementi di forza del centrosinistra orvietano. Anche perché, individuata la sede della forza, si sa dove colpire con efficacia.

Un aiuto (diciamo cosě) me lo dŕ il vicesindaco Stefano Mocio quando ravvisa “una maggioranza molto coesa e un blocco sociale in via di rafforzamento”, di cui Maurizio Conticelli dovrebbe tener conto, smettendola di dare testate contro il muro nel vano tentativo di intrufolarsi nella maggioranza facendo fuori Cimicchi e cimicchiani. Se il sostantivo “blocco” puň considerarsi inelegante ma espressivo, l’aggettivo sociale va preso nel suo significato negativo. Nel senso che a sostegno della maggioranza c’č, oltre alla palude dei sinistri per abitudine e per odio alla destra, quella parte del mondo cattolico che voltň coraggiosamente a sinistra quando sembrava che tutto andasse in quella direzione; ma c’č anche il mondo del cosiddetto “no profit”, in cui molti vivacchiano e pochi bivaccano con gli appalti dei servizi pubblici; e c’č il mondo del “profit”, che vota centrodestra alle politiche, ma si premura di puntellare il carro comunale, che č rosso ma sicuro.

Chiamiamolo pure blocco sociale, ma Fausto Cerulli (che amo e stimo senza alcuno sforzo, perché č la persona piů amabile e intelligente di Orvieto e dintorni e che sa di avere un cervello troppo prezioso per portarlo all’ammasso) troverŕ forse il tempo, prima o poi, per divertirsi e divertirci spiegandoci come fanno le cooperative di servizi (sociali e non) a prendere appalti pubblici che non consentono di dare paghe regolari ai soci lavoratori; e come vengono reclutati e retribuiti i lavoratori del teatro Mancinelli.

Come insomma č costretta a vivacchiare e a votare a sinistra la massa di giovani che invecchiano ciucciando un biberon che li calma ma non li sazia, li addormenta ma non li nutre. E lo chiamano blocco sociale.

Nella foto: Pier Luigi Leoni, capogruppo di An in Comune