editoriale

Ecco come i Ds hanno messo le mani sulla cittŕ

sabato 31 agosto 2002
di Agostino Turreni
Che l’ “affaire” Despina sia diventato argomento di discussione incandescente, balzato prepotentemente ai vertici dell’attenzione sia del Consiglio comunale che di tutta l’opinione pubblica piů avveduta, č per me motivo di autentica soddisfazione nonostante che l’amministrazione di sinistra ed i suoi corifei abbiano tentato in tutti i modi di far passare la questione sotto silenzio, durante la pausa agostana com’č ormai consuetudine (ricordate la concessione edilizia per l’inceneritore alias termocombustore?).

Una volta che la questione č emersa in tutti i suoi virulenti risvolti, d’immagine di partito e personali, i DS hanno pensato bene di limitare i danni con la solita tattica della disinformazione a tutto campo. Ha iniziato in questa direzione il segretario dei DS Giuseppe Ricci, affermando di aver operato alla luce del sole, in assoluta trasparenza, ed in completa legalitŕ e tuttavia incassando -con malcelato livore - la puntuale e sferzante allocuzione dell’On.le Katia Belillo.

Ha poi continuato il capogruppo dei DS Materazzo proclamando, con metodo assolutamente autoreferenziale, che “loro” sarebbero quelli che difendono il consumatore mentre “noi” saremmo quelli che hanno costruito nella valle dei templi di Agrigento; dimentica perň il cortese intelocutore che al tempo degli scempi agrigentini FI non esisteva neppure nella mente di Giove mentre, per converso, imperversavano le amministrazioni di sinistra - Leoluca Orlando in testa - che si ricordano per la famigerata “marcia dei sindaci” di sinistra di quelli cioč che giŕ da allora girotondavano per impedire la demolizione degli abusi edilizi perpetrati.

Questa labilitŕ di memoria, questa incoerente e schizofrenica rappresentazione della realtŕ, con totale inversione dei ruoli, č marcatamente rivelatrice della direzione verso cui si deve guardare per individuare dove sono i veri speculatori del territorio, i “conservatoristi” (sic!).

Il capogruppo dei DS peraltro pretende di insegnarci lui come e qualmente si fa “opposizione vera” (cioč o finta o “inciuciata”) cosě come a lui garba e imponendo all’opposizione il piů totale silenzio su argomenti scottanti. Francamente c’č da rimanere ammutoliti di fronte a tanta ardimentosa baldanza, anche perché in tutto quello che abbiamo detto e rivelato non c’č neppure una virgola di troppo perché sono i fatti che parlano per noi: i ruoli e le qualifiche del segretario dei Ds svelati all’opinione pubblica non sono certo fantasiose ricostruzioni ma corrispondono a veritŕ storiche caratterizzate da assolutezza e incontestabilitŕ.

E’ dunque opportuno che i cittadini sappiano come stanno effettivamente le cose, che conoscano i fatti depurati dalla disinformazione cosparsa a piene mani da chi ci governa e sappiano chi c’č nel gruppo di potere che protende le mani sulla cittŕ, chi č nelle grazie della Giunta, chi ci amministra effettivamente, chi da un lato invoca a suo merito la trasparenza dell’operare alla luce del sole, mentre in realtŕ si cela dietro il velo di societŕ di comodo.

Basti considerare che negli atti fulmineamente fatti approvare dal Consiglio (di fatto dileggiando e mortificando il ruolo della Commissione) nulla si č mai detto in ordine alle persone che formano la compagine sociale della “Despina s.r.l.” né delle acquisizioni di quote nel frattempo avvenute, mentre, al contrario, solo da un attento e mirato esame č stato possibile rilevare intricatissime partecipazioni o cessioni di quote sociali imbussolate in altrettante scatole cinesi, alla fine tuttavia riconducibili al controllo del socio di riferimento nella persona di Ricci Giuseppe segretario dei DS orvietani.

Altro che trasparenza ! Peraltro, sulla asserita legalitŕ dell’operazione di nuova lottizzazione conviene mantenere ben piů di un “legittimo sospetto” consapevoli come siamo che sin dai tempi del Pretore Leonasi (che ha veramente segnato un’epoca) quel terreno della Fondazione Veralli e Cortesi venne preservato dall’assalto lottizzatorio dilagante. Al contrario di quanto affermato con malposta sicumera dal segretario dei DS, nel caso dell’ “affaire” Despina nulla era dato di sapere, e men che meno che si trattasse di una societŕ formata da un’accolta di soci orvietani con la sede prudentemente parcheggiata in Roma, né che oculati imprenditori siano stati folgorati dall’ispirazione di acquistare per tempo un terreno agricolo (pagato come edificabile: costo stimato 3,5 miliardi?) con la speranza, se non con la certezza, di una preordinata trasformazione urbanistica del terreno giŕ a vocazione agricola ed ora destinato ad area di natura commerciale!

In questa pirandelliana vicenda di trasparente c’č solo la volontŕ di perseguire l’utile d’impresa, gabbando, se necessario, i cittadini anche a costo di promettere l’edificazione di una pomposa “Porta di Orvieto” mentre in realtŕ si tratta di un vero e proprio “TAPPO” che preclude o quantomeno ostacola grandemente l’accesso sia alla cittŕ che al nuovo Ospedale. E veniamo alle esternazioni di Materazzo, capogruppo dei DS in consiglio comunale, al quale vorrei in primo luogo ricordare che la Sicilia (vera Caporetto delle sinistre alle ultime politiche: 61 seggi su 61 alla CdL!) č stata amministrata per gran parte e per molti anni dalla sinistra con Leoluca Orlando in testa.

In secondo luogo si chiarisca, una volta per tutte, per dissipare il clima di goffa mistificazione, che Forza Italia non č contraria in linea di principio non ad un centro commerciale di media struttura, in vista dei benefici che ne possono derivare per l’utenza ed in termini di occupazione o di flussi finanziari. Quello che ci chiediamo e che altri si chiedono (Bellillo, Cardinali ed altri), č perché mai il centro commerciale debba essere realizzato proprio in quella zona e proprio su quel terreno che guarda caso č anche a rischio di esondazione come č dimostrabile con la carta storica delle piene.

Domande queste che si erano poste anche i consiglieri di maggioranza avendo essi sollevato in Commissione il problema della viabilitŕ e dell’impatto ambientale, ma la congerie dei problemi insorti sono stati rapidamente risolti nel breve volgere di ventiquattro ore, perché come fideisticamente dice il prof. Franco Barbabella “il tempo ci darŕ ragione”. Pertanto, non rinunciamo affatto a squinternare i fatti personali quando sono proprio le persone che si espongono agli strali della critica, né rinunceremo a fare pressing sulla maggioranza per realizzare il bene della cittŕ.