editoriale

Avvocato Cerulli, ci risparmi le sue inopportune amenità

lunedì 19 agosto 2002
di Daniele Di Loreto
Non mi piace l’avvocato Fausto Cerulli quando scherza e tanto meno quando dice di fare sul serio, anche se non ho ancora capito quand’è che affronta un problema seriamente.
Seguire i suoi editoriali è come vedere il film Il Marchese del Grillo, un personaggio che in fatto di amenità era maestro: solo che la prima volta vedi il film e ti diverti, la seconda volta ti diverti un po’ meno ma la terza ti annoi. Il terzo editoriale dell'avvocato è già passato da un pezzo.
L’ultimo dei suoi epitaffi non avrebbe meritato una replica, come tutti gli altri del resto, se non fosse per quello sfottò iniziale e per quella offensiva domanda finale, da cui immagino la redazione abbia preso spunto per il titolo.
Risponderò solo su questi due punti perché chi ci segue su questo giornale possa avere a disposizione anche altre argomentazioni su cui riflettere.
Passi l’espressione “bieco reazionario” che l’avvocato mi attribuì in un editoriale: forse polemizzava scherzosamente. Passi “cognome da parrocchia”, anche qui voleva scherzare. Ironizza, invece, questa volta sul mio ruolo di amministratore come se io lo avessi detto per vantare uno status, dimostrando di non aver compreso il senso della mia frase, e perdendo così la sua prima causa. Ho scritto della mia esperienza politica e della collaborazione con questo giornale perché evidentemente volevo porre l'accento sulla necessaria separazione dei ruoli. L’avvocato sarà sorpreso, lui stesso dice che approfitterebbe dell’ospitalità di questo giornale, ma ahimè ognuno ha la sua etica. La mia è diversa dalla sua.
Ancora di più sembra sorprenderlo che la minoranza prenda le difese del proprio Sindaco, e così perde anche la sua seconda causa. "Et sortout, pas trop de zèle", dice l’avvocato riprendendo una frase di Talleyrand che così rispondeva ad un giovane che gli aveva chiesto consigli di politica: “E soprattutto, mai troppo zelo”. Non ho chiesto consigli all’avvocato e poi non sono più tanto giovane. Dalla stampa apprendo che anonimo è l’esposto in base al quale la Procura avvia le indagini e anonima è la lettera al giornale in base alla quale il direttore pubblica la notizia. In questo modo siamo tutti inquisiti. Domani invio una lettera anonima alla Procura e dopo domani, non appena aperto il fascicolo, ne invio un’altra ad un giornale. Il fascicolo va aperto per dovere d’ufficio, la notizia va data per dovere di cronaca. L’avvocato non saprebbe dargli torto all’anonimo: io sì. Siamo molto diversi lui ed io. Anche riguardo al merito della notitia criminis abbiamo un diverso atteggiamento: sostengo che non sta a me fare commenti, soprattutto in questa fase, contrariamente a ciò che farebbe lui che se sapesse qualcosa ne approfitterebbe. Io contesto il metodo e difendo il Sindaco che del metodo è vittima, il che non vuol dire né che io sia troppo zelante né che abbia rinunciato al mio ruolo di consigliere dell’opposizione, che continuo a svolgere lealmente con gli strumenti che la democrazia mi mette a disposizione, contrariamente a ciò che pensano alcuni sprovveduti che non tengono conto tra l'altro che i comportamenti sleali non ripagano né permettono di costruire un'alternativa: in politica non si vive di sgambetti. Comunque anche in questo caso ognuno ha la sua etica. L’avvocato se vuole può anche pensar male perché pur facendo peccato qualche volta ci si indovina: ma solo qualche volta, non sempre.
Il metodo usato nella fattispecie mi disgusta. Sapere o meno chi sia l'estensore non c’entra niente con il mio discorso, e l’avvocato perde la sua terza causa. Potrei ipotizzare un gruppetto di individui capaci di scrivere lettere anonime, dovrei restringere il campo se volessi ipotizzare anche il perché. Ma questo è un esercizio mentale che lascio all'avvocato Cerulli, che qualche idea sembra già averla a riguardo, a me non interessa e peraltro non ne traggo alcun vantaggio neanche sul piano politico. Comunque non ho bisogno dei consigli da amico di una persona che neanche conosco.
Ma l’avvocato Cerulli potrebbe perderne anche un’altra di causa, se codice, dottrina e giurisprudenza alla mano ravvisassi elementi per difendermi anche in altra sede. Tanto a lui non importa, i soldi per l’avvocato - disse in uno dei suoi spiritosi editoriali - sono gli unici che può risparmiare e poi querela più querela meno ... Contento lui.