editoriale

Il nuovo polo commerciale aiuterŕ i piccoli esercizi.

mercoledì 14 agosto 2002
di Roberto Meffi
Andando per ordine oggi le attivitĂ  commerciali sono suddivise in attivitĂ  di vicinato dove non possono superare i 250 metri quadri, per i comuni al di sopra dei 10 mila abitanti, in medie strutture fino a 2500 metri quadri ed in grande sitribuzione oltre i 2500 metri quadri.

Le attività di vicinato se non contingentate si possono aprire senza limitazioni quindi con spirito molto liberista., Le medie strutture vengono regolamnentate da un piano redatto dal comune di competenza, dove va sottolineato che il piano per i comuni è un obbligo di legge, ne è testimonianza il Comune di Terni (dove il Comune è stato commissariato dal Tar dell'Umbria proprio per non aver approvato il piano).

Per quanto riguarda la grande distribuzione, il Comune di Orvieto è stato molto categorico escludendo la presenza di un iper mercato dove io ritengo non trovi neanche la dimensione commerciale intesa come gestione della struttura proprio per mancanza di bacino d'utenza.

Ora reputo sia opportuno soffermarci su alcune valutazioni, per cominicare le attivitĂ  di vicinato se non vanno verso una specializzazione di conseguenza rivolgendosi verso una nicchia di mercato, rischiano di vedere ridimensionata la loro presenza sul mercato indipendententemente dalla realizzazione del centro commerciale.

Dico questo non per frasi frasi o luoghi comuni dove si sono scritte pagine di carta su come affrontare le problematiche dei piccoli negozi, siano essi nei centri storici o i periferia. Purtroppo il problema esiste e secondo è destinato ad aggravarsi ancora, noi dobbiamo prendere coscienza di una evoluzione della società e di conseguenza anche dell'evoluzione nel mondo del commercio che nessuno puo' fermare.

Immaginate che oggi attraverso internet si possono fare acquisti stando tranquillamente nella propria abitazione. Oggi non vi è piu' il problema della mobilità per la gente, tant'è che intere famiglie si rivolgono sempre piu' massicciamente in ambiti commerciali dove riscontrano convenienza, assortimento e diversificazioni merceologiche. Tutto questo è naturale che avvenga da parte del consumatore dove vi è molta piu' attenzione al risparmio. Io sono uno che non fa della politica una professione, ma una persona che si è cimentato nell'imprenditoria e nel commercio, quindi le considerazioni sopra elencate le vivo quotidianamente e capisco le preoccupazioni di chi ha investito dei capitali per attività commerciali.

Per evitare che il commercio si impoverisca è necessario mettersi al passo con i tempi investendo in idee e modi diversi di approccio nei confronti del cliente. E' evidente che anche l'amministrazione comunale sta facendo e dovrà fare la sua parte per esempio qusta maggioranza ha rotto il monopolio nel settore del grande consumo e mi riferisco al monopolio della coop, che credo che non sia una cosa da poco. Per le attività di vicinato vanno studiate delle forme di agevolazioni anche fiscali e delle forme di credito agevolato.

Come accennato precedentemente riqualificare e specializzare tutte quelle attivitĂ  che altrimenti sarebbero fuori mercato e che invece rappresentano una parte consistente della ricchezza e della vitalitĂ  della nostra comunitĂ . Trovo francamente strumentale chi oggi pensa di arrestare un'evoluzione naturale del commercio imposta dal mercato. Che poi questa polemica sul centro comemrciale venga da forze politiche che del liberismo ne fanno un cavallo di battaglia mi lascia molto perplesso.

Io chiedo alle forze dell'opposizione senza polamica, ma con spirito costtruttivo, se veramente ritengono che la relizzazione del centro commerciale sia una catastrofe per l'economia di Orvieto come è stato affermato e si vi sono da parte loro proposte alternative all'esistente. Ultima considerazione: il piano delle medie strutture deve essere fatto anche da Comuni con noi confinanti. Ipotizziamo che realizzino loro quello che staimo facendo noi. A quel punto lascio a voi la risposta.