editoriale

Conticelli si scordi di far breccia tra i Ds e si guardi dall'abbraccio della destra

mercoledì 14 agosto 2002
di Stefano Mocio
Le recenti esternazioni del Consigliere Maurizio Conticelli mi inducono ad una riflessione sullo “stato dell’arte” della politica orvietana. Negli ultimi decenni quest’ultima è stata caratterizzata da fenomeni particolarmente complessi, quanto espliciti e talvolta violenti nei loro effetti. Cosciente dei rischi che si corrono nel voler sintetizzare concetti così articolati, mi sento, comunque, di poter affermare che:

1. La stabilità della maggioranza è stata garantita dall’affermarsi di un blocco sociale molto netto, peraltro non sempre efficacemente interpretato da tutte le forze politiche di riferimento.

2. I tentativi, che si sono susseguiti nel tempo, di imporre una nuova classe dirigente non sono stati quasi mai caratterizzati dall’uso dei normali strumenti consiliari ed elettorali che una democrazia compiuta mette a disposizione. La nostra città ha, infatti, assistito (e reagito!) al deleterio saldarsi, dietro non sempre nobili interessi, di spezzoni delegittimati di vecchie classi dirigenti con provetti “avvelenatori di pozzi” che hanno vissuto all’ombra o all’interno di altre istituzioni cittadine.

3. La politica locale, a volte, si è dimostrata eccessivamente severa nel “cannibalizzare” i propri rappresentanti in quiescenza.

Qual’è la situazione attuale? Il quadro generale, come si conviene nell’ambito di una dialettica democratica, è in continuo movimento, ma con qualche punto fermo in più rispetto al passato: una maggioranza consiliare molto coesa ed un blocco sociale in via di rafforzamento. Certamente non mi faccio illusioni, persistono alcuni problemi generati, principalmente, dallo scollamento trasversale di parte delle attuali classi dirigenti interne ai partiti politici. Questo è un vecchio vizio della politica orvietana; più che parlare di corsi e ricorsi storici è forse più giusto dire che …. a volte ritornano!

Non sono sempre gli stessi personaggi, ma identica è la strategia (sempre perdente in passato) che viene riproposta: colpire il nemico alleandosi con chi, negli altri partiti, è individuabile come nemico del nemico. In questo senso mi permetto di dire, anche a Conticelli, che i nemici politici non possono essere ricercati tra i dirigenti del centro sinistra. Questo logicamente se si ritiene di dover svolgere la propria azione politica a vantaggio di quel blocco sociale di cui la Margherita dovrà in futuro essere capace interprete. Sinceramente, se fossi in Conticelli sarei più preoccupato di smarcarmi dagli strumentali sentimenti di solidarietà che le opposizioni, puntualmente, non mancano di manifestargli in ogni riunione di Consiglio Comunale. Del resto, l’inefficace politica della destra cittadina non poteva sperare di meglio che trovare in Conticelli il “proprio interprete e capogruppo”.

Se, allora, Conticelli, come io auspico, vorrà impegnarsi nella Margherità dovrà, come tutti noi, rispettare alcune regole che permettono di distinguere la normale dialettica politica dall’arroganza:

1. Non potrà scegliersi nei Ds gli interlocutori che più lo aggradano. Esistono regolari organi costituiti.

2. Non potrà scegliersi la maggioranza consiliare “su misura”, visto che a questo, in uno stato di diritto, sono deputati gli elettori. Non potrà, quindi, mancare di rispetto agli alleati naturali della Margherita che oggi, logicamente, sostengono il Centro sinistra.

3. Non potrà parlare a nome della Margherita in quanto il Partito è attualmente retto da un organo di coordinamento che si può esprimere solo collegialmente (e lo farà già nei prossimi giorni).

4. Non potrà esprimersi come gruppo consiliare della Margherita perché ad Orvieto non è stato costituito in quanto per le note vicende elettorali, peraltro precedenti alla nascita della stessa Margherita, esistono, sia in maggioranza sia all’opposizione, più gruppi consiliari che si rifanno ad essa.

Trovo, poi, abbastanza stravagante l’attacco al Sindaco ed alla sua maggioranza consiliare. Forse alcune frequentazioni politiche, non certamente riformiste, hanno fatto perdere di vista a Conticelli che non solo Stefano Cimicchi, per usare un termine mutuato dal gergo calcistico, gli è stato preferito dal Popolo Sovrano in uno “scontro diretto”, ma lo stesso Sindaco insieme, tra gli altri, alla sua maggioranza consiliare, ha vinto il recente congresso del suo Partito.

Penso, allora, che oggi, parafrasando il titolo di un articolo apparso sulle pagine locali di una testata nazionale, nessuno è in grado di prevedere il futuro. Visto, però, che possiamo concorrere a costruire il nostro domani, mi sento di poter affermare che il sottoscritto non sarà il solo a posporre le proprie legittime aspirazioni politiche al rafforzamento di quel blocco sociale che nell’ultimo quindicennio a permesso alla nostra città di svilupparsi e di crescere culturalmente ed economicamente.