editoriale

La vendetta dei villani al contrario secondo Pier Luigi Leoni

domenica 28 luglio 2002
di Fausto Cerulli
E’ cominciata la lunga marcia della Casa delle Libertŕ attraverso le Istituzioni, e, per restare nella terminologia maoista, il Polo di destra, ha deciso che la campagna deve accerchiare la cittŕ per tentare l’assalto al Palazzo d’Inverno e delle quattro stagioni di Piazza della Repubblica. La campagna č costituita dai comuni minori e la cittŕ, ovviamente, č Orvieto; con la sua roccaforte zarista o con i suoi Mandarini d’assalto, come direbbe l’amico- nemico Pier Luigi Leoni.

Sono convinto che sia stato Leoni a inaugurare la nuova strategia lberalmaoista della campagna che accerchia la cittŕ. Fu proprio il sagacissimo Leoni, in un suo saggio intitolato “ La vendetta del villano”, a spiegarsi e spiegarci che la presenza sul seggio di primo cittadino di quella che potremmo chiamare, in senso buono, la banda degli alleronesi, rappresentava il riscatto del contado rispetto al patriziato orvietano. Una titanica lotta di culture, politiche e metapolitiche. Combattuta con l’arma del voto, proseguita con L’occupazione del potere, e confermata da un certo cesarismo cimicchiano.

Questa era l’analisi di Pier Luigi Leoni, il quale sembra aver fatta sua la strategia descritta nel suo saggio e di aver imparato la lezione alleronese. Non a caso Leoni, dopo aver mancato il bersaglio alle ultime amministrative Per la poltrona di Sindaco di Orvieto, si presenta candidato a Castelgiorgio. Conoscendo Leoni, questa scelta non costituisce un ridimensionamento: a Pier Luigi, diciamolo chiaramente, non gliene importa nulla di fare il sindaco in quel di Castelgiorgio, con tutto il rispetto per il Castello e per Giorgio.

La spiegazione piů semplice č che Leoni, avendo capito che la rocca di Orvieto non puň essere espugnata direttamente, abbia scelto la tattica dell’accerchiamento progressivo: Orvieto, assediata da Comuni volti a destra, potrebbe essere presa per fame. Accadde altre volte, nella storia. La questione č giŕ in ballo. alle ultime elezioni amministrative soltanto il Comune di Orvieto ha retto bene la propria continuitŕ di sinistra moderata: e lo ha potuto fare soprattutto per la presenza di un Cimicchi, manzonianamente lontano da servo encomio e da codardo oltraggio. Ritengo che occorra dare a Ciuffo Bianco quello che si appartiene a Ciuffo Bianco.

L’aveva capito, in fondo, anche Leoni: ricordo il suo comizio finale alle ultime amministrative: mi aspettavo un fulmineo j’accuse contro Cimicchi. Ma Leoni fu stranamente blando, stranamente per lui che quando vuole essere ferocemente chiaro ci riesce. A ripensarci adesso, quel discorso quasi remissivp aveva una sua logica, sottile e , in senso alto, gesuitica.: credo che Leoni avesse dato per scontata la vittoria di Cimicchi, e non volesse sprecare troppe energie, e neppure privarsi di una sponda di dialogo. Aveva giŕ allora in mente la lunga marcia, l’accerchiamento della cittŕ da parte della campagna, il rovesciamento del concetto della vendetta del villano.
Tutto questo, ed altro che non dico per motivi di spazio diplomatico, mi č venuto in mente quando ho letto che Leoni si candidava a Sindaco a Castelgiorgio. Che č come parlare a suocera di paese perché nuora di cittŕ sia costretta ad intendere. La prossima mossa di Leoni-Mao, stando alle regole, dovrebbe essere la rivoluzione culturale. Si tratta di vedere quale colore prenderŕ il Libretto Rosso.