editoriale

Non si doveva consentire il raduno fascista. In nome dei martiti di Camorena

sabato 27 luglio 2002
di Resistenza Antifascista
La deriva destroide della società italiana, sia dal punto di vista culturale che strettamente politico, e l'ottusità sommata all'arroganza dei partiti della cosiddetta 'sinistra', sono due fatti tanto veri quanto incontestabili.

Da essi bisogna perciò partire, facendo un percorso a ritroso nel tempo, per capire come, anche in una città come Orvieto, da sempre feudo della sinistra di partito e collegio elettorale blindato per i candidati di quest'ultima, trovi ormai terreno fertile, e calda accoglienza, la destra di governo e le sue costole più estreme, e cioè la cosiddetta "destra sociale".

Ancora una volta infatti l'associazione AREA, suona l'adunata per i camerati e li chiama a raccolta in un convegno al palazzo del Popolo di Orvieto, per sabato e domenica 27 e 28 luglio 2002, per fare il punto dopo un periodo importante di esperienza nel governo del paese e così come è già successo circa un anno fa sempre ad Orvieto, i maggiori esponenti di questo settore di fascisti reciclati, che peraltro mai hanno rinnegato le loro origini risalenti al ventennio, con in testa l'attuale Ministro dell'Agricoltura G. Alemanno, il presidente della regione Lazio Storace e i loro lacchè, rispondono presente.

In questo triste quadro locale, come è stato tale dal 1948 in poi, ogni volta che simili personaggi e quello che rappresentano hanno trovato spazio nei vari comparti della società italiana, non una voce di protesta si sente provenire dall'opulente e sempre più borghese (nel senso peggiore del termine) società orvietana. E sì che anche qui abbiamo i nostri martiri, ma le sette persone fucilare a Camorena (da fascisti Orvietani e non tedeschi in fuga), evidentemente sono scomparsi da tempo alla memoria sempre troppo corta di chi popola le terre intorno alla rupe, come altrettanto corta risulta essere quella del popolo italiano in generale.

I partiti che in teoria dovevano rappresentare quei settori popolari da cui nacque la resistenza, fin dai primi governi repubblicani trasformarono l'antifascismo militante in una inutile retorica, che col passare degli anni ha prodotto i suoi infausti ma inevitabili frutti: i peggiori dei quali sono la perdita di memoria storica e il revisionismo; essi da tempo invadono produzioni letterarie e sceneggiati televisivi, e di questo passo presto si impadroniranno dell'istruzione scolastica. Perciò oggi non possiamo certo aspettarci da ciò che rimane della sinistra partitica italiana, e quindi anche da quella locale, clamorose azioni di opposizione allo svolgimento di eventi come quello dei nipotini di Salò al palazzo dei congressi; anzi, in nome del profitto e della pace sociale, siamo purtroppo costretti a vivere ben altra situazione.

La risposta netta e decisa all'ormai dilagante indifferenza ed ipocrisia deve perciò rinascere dal risveglio delle appannate coscienze dei singoli individui, e cominciare per esempio proprio dall'impedire lo svolgimento di incontri come quello organizzato da AREA; oppure adunate della stessa stregua, come quelle dei neonazisti nascosti dietro sigle come Forza Nuova, Fronte Nazionale, o di altra merda di origine simile.

A questo scopo perciò siano i benvenuti qualsiasi azione diretta o qualsiasi presidio militante, che siano in piazza, nelle università, nelle scuole, nei luoghi di lavoro, nei palazzi del potere. Affinché i lavoratori ed i proletari, assieme vero motore propulsivo di ogni società moderna, riconquistino la loro identità e rifuggano le trappole del riformismo e del dialogo con le istituzioni democratiche, sempre abili nello sbandierare garanzie costituzionali, salvo poi sospenderle quando la rivolta popolare diventa incontrollabile.