editoriale

La memoria diffamatoria dei fratelli Gaddi

lunedì 1 luglio 2002
di Fausto Cerulli
Qualcosa mi unisce ai parenti di Franco Gaddi. L’interesse per la loro memoria. Solo che la mia memoria č una memoria di affetto, quella dei parenti, con tutto il rispetto che si meritano, una memoria diffamatoria. Sarei felice di sapere che Franco e Clara sono vivi, vegeti e ricchi. E perdonerei loro di aver imbrogliato le carte, e di essersi sottratti agli usurai ed ai parenti rifugiandosi all’estero. Sarei contento di vedermi smentito nelle mie illazioni sull’ipotesi che siano stati sequestrati e assassinati; e quando ho letto il titolo dell’articolo apparso su Orvietonews mi sono affrettato a leggere, sperando che fosse emersa qualche notizia nuova.

La delusione ha fatto presto ad arrivare: i sospetti dei Gaddi mi erano noti da sempre. Ricordo che quando seppi che Franco aveva informato mezzo mondo della intenzione suicidaria, telefonai ad un suo nipote: e mi sentii rispondere che Franco era un fanfarone, e che era scappato col malloppo. Salvo poi vedere il mio interlocutore in lutto al funerale.

Gli argomenti riferiti nell’articolo, per quanto mi risulta, erano giŕ atati prospettati in una procedura esecutiva, provabilmente allo scopo di cercare di protrarre nel tempo la procedura stessa. Conclusasi con la vendita del Palazzo Gaddi a qualche banca: quel palazzo nel quale frequentai Franco quando eravamo compagni di scuola.

La storia del mancato riconoscimento: non so e non voglio sapere se corrisponda al vero, Quando lessi le poche carte che mi fu concesso leggere, mi pare di aver letto che una parente di Franco riconobbe i congiunti.

E mi sembra del resto prassi giudiziaria non poter addivenire alla sepoltura di morti di morte violenta senza previo riconoscimento da parte di qualcuno. Puň darsi che la prassi sia stata superata. Tutto č possibile.

So perň che vidi le salme di Franco e Clara all’obitorio, e non riesco a dimenticare le loro bocche distorte in una piega che “ gli esperti “ attribuirono alla calura di quella fine d’agosto, mentre io pensai allora e penso adesso che fossero la prova di una costrizione ad ingurgitare le circa duecento pillole di tranquillanti che causarono SICURAMENTE la morte di quelle due persone che NON sarebbero state Franco e Clara. I parenti amorevoli e superstiti sostengono che non poteva essere Franco perché non risultava evidenziata dall’autopsia una cicatrice; e che non poteva essere Clara perché c’era, nelle risultanze autoptiche, una cicatrice di troppo.

Ora magari uno puň pensare che di fronte ai cadaveri di due persone morte SICURAMENTE per avvelenamento da farmaci, chi fece l’autopsia non stette troppo a guardare altri particolari; dei quali ci si prende cura quando la causa della morte č poco chiara. Nel caso di quella coppia di cadaveri, le cause erano state evidenziate subito. Restava il problema di stabilire se si fosse trattato di suicidio semplice o di “ suicidio pilotato”. E su questo mi sono scontrato con la Procura di Viterbo, oltre che con uno sconosciuto picchiatore e con un altrettanto sconosciuto visitatore notturno del mio studio di Roma.

Rileggo ancora la storia delle suole pulite, in contrasto con il fango della recente pioggia: sulla base di questo inquietante elemento avevo sostenuto e sostengo che i due poveretti erano morti altrove e poi trasferiti sulla vettura. E che dunque quelle due persone, non potendo i morti autotrasportarsi, dovevano essere state portate in giro, post mortem, da qualcuno che con quella morte era in qualche modo intrigato.

L’unico elemento nuovo che trovo nelle dichiarazioni dei Gaddi superstiti riguarda le disponibilitŕ economiche dei Gaddi. Non entro nei dettagli, anche perché dovrei far riferimento a documenti che non intendo per ora rendere noti. Ma posso assicurare che Franco e Gaddi, fino a pochi giorni prima di partire per Roma per tornare solo da morti ( o per fuggire all’estero) avevano un disperato bisogno di soldi; accontentandosi anche di piccoli prestiti da amici. E posso assicurare che Franco, poco prima di scomparire, aveva avuto cura di annotare i nomi dei creditori, con l’ammontare delle somme da restituire, e con una sorta di piano di ammortamento che prevedeva il graduale pagamento dei debiti in maniera rateale.

Strana preoccupazione, per uno che dispone di somme ingenti e che č intenzionato a diventare uccel di bosco per sfuggire ai creditori. Certo, uno potrebbe pensare che quegli appunti servissero a depistare: ma per depistare non č necessario annotare anche debiti di tre o quattro milioni, con scritta accanto la data in cui si pensava di poter pagare la prima rata. Ma soprattutto una risposta vorrei dai Gaddi superstiti.

Mettiamo pure che Franco e Clara avessero all’improvviso trovato una miniera di miliardi; che bisogno avrebbero avuto di mettere in scena una macabra messinscena, procurandosi alla svelta anche due cadaveri ad hoc: che non si comprano alla Standa. Potevano imboscare i soldi all’estero e poi partire anche loro: non mi risulta che fossero ricercati dalle forze dell’ordine. Non avevano bisogno di fingere un suicidio complicato. Nessun paese estero concede l’estradizione per uno che porta denari all’estero e che espatria senza baciare mamma.

Io non so e non voglio sapere perché proprio adesso i Gaddi superstiti rispolverano vecchie illazioni e riscaldano minestre ormai sciapite. Mi ero ripromesso di cercare chi poteva aver eliminato Franco e Clara. Ora posso mettermi l’anima in pace, ed aspettare che Franco e Clara si facciano vivi prima o poi. Macabri zii d’America...