editoriale

Una donna all'origine del Corpus Domini

sabato 1 giugno 2002
di Fausto Cerulli
Cherchéz la femme. Vorrei provare a raccontare un retroscena della Festa del Corpus Domini. Niente paura, non si tratta di una tirata anticlericale o di una scherzosa presa in giro. Si tratta di storia, storia documentata, ed ha l’Augusto avallo del Pontefice felicemente regnante. Dunque proviamo a cominciare dall’inizio. La storia del Mracolo di Bolsena è indissolubilmente legata al sacerdote boemo che come S. Tommaso per credere voleva toccare. E quello che gli accadde nella Chiesa di Bolsena, lo sanno anche le pietre (in questo caso non è un modo di dire, considerando che il Sangue sgorgato dall’Ostia macchiò anche le pietre della Chiesa).

E’ parimenti noto che per volere della Provvidenza, in quel periodo si trovava ad Orvieto papa Urbano IV; il quale, per via che era il Capo, si fece portare ad Orvieto le reliquie. E di qui nacque il rancore dei bolsenesi per gli orvietani, accusati di scippo di miracoli. Ma questa è un altra storia. Ed io voglio parlare di Storia.

Urbano IV non era un papa italiano. Era mezzo belga e mezzo francese. Comunque, per quello che riguarda la nostra vicenda, a un certo punto divenne confessore delle suore agostiniane di Liegi. E fu così che conobbe sorella Juliènne de Cornillon ed Eve de Saint Martin, la prima delle quali aveva avuto la visione di Cristo, che le raccomandava di fare in modo che il mondo celebrasse con maggior sollecitudine l’Eucarestia. E la suora, ubbidiente, riuscì a convincere il Vescovo di Liegi, Robert de Thourotte, ad istituire la festività del Corpus Domini. Che fu dunque istituita a Liegi prima che ad Orvieto.

Lo so che gli orvietani doc non mi perdoneranno questa doccia fredda, ma la Storia ha le sue verità, che vanno dette. La suora, comunque, non si contentava di una festività a carattere in qualche modo paesano. Con l’appoggio del Vescovo suddetto e del convento si dette Santamente da fare. Pantaleo ( così si chiamava da civile Urbano IV) si lasciò contagiare; si appassionò al problema del Corpus Domini e gli era diventato un chiodo fisso. Figuriamoci quindi se si lasciava sfuggire l’occasione di prendere spunto dal Miracolo di Bolsena per dare risalto mondiale a quella che era solo, fino ad allora, una Festa paesana di Liegi.

Fu tutta una serie di coincidenze, segno evidente della esistenza della divina Provvidenza. Il miracolo che avviene in quel di Bolsena; il Papa che per caso e per timore dei lanzachinecchi dimorava in Orvieto; Tommaso d’Aquino che si trovava a S. Domenico a fare il Professore. E magari, coincidenza per coincidenza, il fatto che il territorio orvietano fosse densamente infestato dall’eresia dei catari, che tra le altre bestemmie contemplava anche la negazione del Corpo e Sangue di Cristo. La Provvidenza ci si mise d’impegno; e papa Urbano IV ebbe una tripla soddisfazione. Fece contenta la monaca di Liegi, dette una botta mortale all’incredulità dei catari. E potè ordinare a Tommaso di’Aquino di scrivere il meraviglioso Officium.

Poi venne il Duomo, e vengono i turisti mordi e fuggi. Ma questa non è storia, è solo cronaca. Per concludere, ed evitare che Don Lucio Grandoni mi accusi di scherzare con Faccende Divine, e magari mi escluda dai Sacramenti, ecco il mio asso nella manica. Una lettera scritta da Giovanni Paolo II al Vescovo di Liegi nel 1996. Nella lettera, datata 28 maggio 1996, il Pontefice ricorda come e qualmente nel 1246 fosse stata istituita a Liegi la festività che poi sarebbe stata detta del Corpus Domini. E ricorda anche come e qualmente la festività fosse stata patrocinata appunto da Iuliènne de Cornillon e da Eve de Saint Martin.

Il Santo Padre tralascia di scrivere che il futuro papa Urbano IV, agli albori della sua carriera era stato confessore delle pie donne. Penso che il Santo Padre, nel tralasciare questo dettaglio, abbia voluto offrire un omaggio al gentil sesso. E legare per sempre al nome di due suore poco conosciute di Liegi la gloria di una così grande festività. Come scrivevo all’inizio: cherchéz la femme.