editoriale

Quante altre discariche dobbiamo aspettarci?

lunedì 29 aprile 2002
di Gianni Cardinali
Le notizia di una megadiscarica di rifiuti tossici presso l’oasi di Alviano merita informazioni più precise rispetto a quelle divulgate con il giusto e doveroso clamore. Giusto e doveroso perché non è sopportabile che si debba scoprire quando da tempo si sospetta. Giusto e doveroso perché non è sopportabile che solo dove non c’è l’omertà si scoprono fenomeni che possono attentare sia all’integrità dell’ambiente naturale sia della salute pubblica. Probabilmente non si tratta di 50.000 tonnellate di rifiuti tossici come è stato riportato. E’ possibile che questa cifra riguardi la quantità di rifiuti totali che sono serviti a riempire le ex cave di inerti nella valle del Tevere, perché, se così fosse, la vicenda non assume toni di grave pericolosità, ma di disastro ambientale di dimensioni catastrofiche. Sperando sempre che, nella graduatoria della tossicità, abbiamo a che fare con scorie di bassa pericolosità, seppure dannose. Il Lago di Alviano si trova a monte della discarica, pertanto le sue acque non sono interessate dall’eventuale inquinamento della falda che ha, invece, contatto con il fiume a valle, verso Attigliano. Quelle acque già sono inquinate di proprio e non meriterebbero altre ignominie. A questo punto, come è stata autorizzata la deposizione di questi rifiuti, la stessa autorità che lo ha consentito, in tempi brevissimi dovrà obbligare questa “nobile” imprenditoria a disseppellire, caricandosi di tutti i costi economici, oltre a quelli penali che speriamo servano di lezione. A proposito di lezione e visto che non si può stare appresso a tutto: è mai caduto l’occhio, sempre su tutta la valle del Tevere, in quel di Graffignano, verso Attigliano, sulla regolarità di quei megascavi che sembrano fatti a posta per altri futuri dissotterramenti? Tutti quelli che passano per l’autostrada se ne possono accorgere. Non sarebbe male che qualche autorità stia in campana per le solite ed allegre autorizzazioni, soprattutto nel viterbese.