editoriale

Ripartiamo da Mani Pulite.

martedì 26 febbraio 2002
di Danilo Buconi. Coordinatore Comunisti italiani
Dieci anni fa, il 17 febbraio 1992, nasceva a Milano la stagione di “Mani pulite”. Circa dieci anni dopo, il 23 febbraio 2002, sempre a Milano, 40.000 persone si presentano di spontanea volont al Palavobis per riconoscere il ruolo svolto da “Mani pulite” al servizio del Paese intero e per difendere la magistratura dagli attacchi quotidiani ad essa riservati, dal ’92 ad oggi ma soprattutto oggi, dalla classe di governo italiana, con continui show unici al mondo. Condivido perfettamente, in questa situazione, le parole del senatore Antonio Di Pietro quando afferma che “la sinistra, sui temi della giustizia, ha perso un’occasione”. Troppo spesso pezzi vari della sinistra, a cui sono fiero di appartenere, e ancor pi l’intero centrosinistra, hanno taciuto - legandosi le mani in proprio - su una questione ritengo, pi che politica, costituzionale. La Costituzione repubblicana, nata dalla lotta e dalla Resistenza antifascista, recita infatti che “la legge uguale per tutti” e la stessa cosa scritta in ogni aula giudiziaria italiana. La magistratura rappresenta, nel nostro ordinamento, un elemento ‘indipendente’ della struttura dello Stato, chiamato a rispettare e a far rispettare le leggi dello stesso Stato. Fin qui, tutto normale. L’anormale comincia, infatti, da qui in poi: la legge, in questo Paese ogni giorno meno uguale per tutti e la magistratura, non per tutti, ha il compito-dovere di rispettare e far rispettare la legge. E quello che pi grave, non per colpa di una sola parte politica ma, per responsabilit di pi forze politiche, appartenenti ad entrambi i poli oggi presenti sulla scena politica italiana. Il centrodestra ha di fatto concepito la presa del potere come l’occasione unica per vendicarsi delle azioni svolte dai giudici nei confronti di alcuni suoi rappresentanti e con questo obiettivo vuol concepire tutte le pseudo-riforme possibili: dalla separazione delle carriere alla demolizione del ruolo indipendente della magistratura; dalla modifica del sistema di elezione del Csm all’arma dei trasferimenti dei magistrati scomodi; dalla legge sulle rogatorie a quella sul falso in bilancio. Fino ad appellare come ‘pericoloso rivoluzionario e sovversivo’ chiunque provi a rimarcare e riaffermare l’indipendenza della magistratura e l’importanza del ruolo svolto dai giudici nel nostro Paese. Il centrosinistra, per la sua frastagliata frammentazione politica e per la presenza di alcune forze che di certo non inviterebbero mai un magistrato a cena, ha di fatto creato le condizioni affinch si arrivasse a questo punto perdendo, come dice il senatore Di Pietro, una grande occasione: quella di fare una seria riforma del sistema giudiziario italiano, per renderlo pi semplice e pi vicino ai cittadini, nei cinque anni in cui ha governato l’Italia. Nel primo caso, Forza Italia e il suo leader, portano la palma della battaglia. Nel secondo, lo Sdi di Boselli, il promotore di una continua azione di contrasto ai giudici e alla giustizia, spinto dalla paura di perdere ulteriori relitti che potrebbero transitare verso altri albori del socialismo, lasciando la sinistra “giustizialista” per navigare verso la destra “garantista”. Ed qui, in questa piaga che ha ferito a morte l’Ulivo, che mi piace affondare la lama. Ai pi, questo ragionamento potr sembrare insensato e stravagante ma ha, invece, un proprio filo logico. Dicevo prima che il centrosinistra ha la grande responsabilit di non aver portato a termine una riforma seria e concreta della giustizia. Questo va detto, come va detta la motivazione per cui quella riforma si arenata. Nel progetto dell’Ulivo, uno dei nodi essenziali era rappresentato dalla riduzione dei gradi di giudizio, dall’eliminazione - cio - del terzo grado aprendo di fatto le porte del carcere, ai colpevoli, dopo il processo di appello. Una riforma ‘disastrosa per l’Italia’, cos disastrosa che i socialisti di Boselli non si sono sentiti umanamente, e li capisco, di sostenere. E che, sapendo di essere ad un certo punto della legislatura determinanti per la tenuta dei governi, hanno usato per ricattare l’intero Ulivo al grido di “niente riforma della giustizia o tutti a casa”. Questi stessi socialisti che, con il ricatto, non hanno permesso al centrosinistra di fare quelle necessarie riforme della giustizia di cui il nostro Paese ha estremo bisogno (ripeto, il nostro Paese, non questo o quel cittadino pi o meno illustre!!!), appellano oggi altri come ‘una palla al piede per l’Ulivo’ e gioiscono gridando ‘facciamo l’Ulivo senza di loro’ quando questi altri, con un gesto di altissimo valore politico e morale, escono simbolicamente dal coordinamento dell’Ulivo. Questi ‘altri’ tanto acclamati dallo Sdi e dal suo presidente Boselli, sono niente meno che i Comunisti Italiani, i soliti comunisti forcaioli e giustizialisti che con il proprio modo di pensare e di fare, costituiscono una vera palla al piede per il centrosinistra e senza dei quali si pu davvero e meglio costruire un nuovo Ulivo! Verrebbe davvero da ridere, a sentire certe illazioni. Ma non viene, invece, affatto da ridere, quando si pensa cosa hanno rappresentato e fatto per l’Ulivo i Comunisti Italiani. E cosa stanno facendo oggi. Viene invece da piangere, anche se in fondo non si ha che la quadratura del cerchio, quando in varie parti del Paese, Orvieto compreso, si sente parlare di presunti scimmiottamenti tra lo Sdi e Forza Italia. Quando, ancor peggio, pezzi larghi dello Sdi siedono - come a Fabro - al fianco di Forza Italia e Allenza Nazionale. Quando, come a Montegabbione e Monteleone, i socialisti “sopravvissuti” si dilettano in una radicale opposizione alle maggioranze di centrosinistra salvo assentarsi un attimo, come successo a Monteleone nell’ultimo consiglio comunale dove si discuteva il bilancio preventivo, per dedicarsi a pieno peso alla vita pi importante vita di partito. Viene invece da rasserenarsi quando, dopo tutti questi ragionamenti, si ripensa che tra tre mesi circa, si va la voto in un piccolo comune dell’orvietano, piccolissimo d’Italia: Parrano. Qualcuno sar sicuramente stupito da tutto questo ragionamento che partendo da Milano, grande metropoli italiana, finisce a Parrano, piccolo centro di 600 abitanti ma, potrebbe non essere cos per tutti quando viene fuori che le elezioni per il comune di Parrano possono rappresentare la nascita di un nuovo modello di centrosinistra che, guarda caso, potrebbe essere lo stesso modello di centrosinistra che, in forma autonoma e mascherata, si ritrovato compatto al Palavobis di Milano: un centrosinistra nuovo, aperto a Di Pietro e Rifondazione e chiuso ai Socialisti Democratici Italiani. Un Ulivo nuovo, per il bene di tutti. Di quei socialisti che hanno detto degli altri quel che hanno rappresentato loro in questi anni nell’Ulivo (una gigantesca palla di piombo ai piedi!) e che sicuramente si sono sentiti e si sentono stretti nella gabbia giustizialista della sinistra. Dell’Ulivo, che potrebbe ritrovare nuova energia rappresentando pi e meglio l’intero popolo italiano. Dei cittadini, tutti, che sentono il bisogno e con la piazza chiedono forte il ritorno del centrosinistra ad un ruolo forte di iniziativa politica e di governo del nostro Paese.