economia

"I pessimisti hanno quasi sempre ragione. Gli ottimisti cambiano il mondo"

martedì 25 settembre 2018
di Davide Pompei
"I pessimisti hanno quasi sempre ragione. Gli ottimisti cambiano il mondo"

Da pioniere delle telecomunicazioni alla creazione di un network di aziende esteso dall'Europa all'Asia passando per l'America. Al timone di una realtà in continua crescita come Vetrya, c'è l'imprenditore orvietano Luca Tomassini che del gruppo internazionale, quotato in Borsa e leader riconosciuto nello sviluppo di servizi digital, è fondatore, presidente e amministratore delegato.

Più volte accostata a Google, la società con i tre puntini sulla y si identifica solo in parte con il modello della Silicon Valley, dove pure si trova una delle sue sedi più importanti. Nel Vetrya Corporate Campus ai piedi della Rupe, invece, ad oggi lavorano 130 giovani – età media sotto i 30 anni, con un 43% di quote rosa – in un vero e proprio "ecosistema impostato sulla vivibilità".

Da poco conclusa l'esperienza della Summer School di Vetrya Academy, qui martedì 25 settembre alla presenza del rettore dell'Università degli Studi della Tuscia Alessandro Ruggieri, del presidente del corso di laurea in Marketing e Qualità Barbara Aquilani e dei docenti Alessio Maria Braccini, Michela Piccarozzi e Cecilia Silvestri sarà avviato il semestre in azienda per gli studenti del secondo anno dell'ateneo viterbese.

A fine mese, invece, per le edizioni Franco Angeli, arriverà anche il nuovo libro in cui Luca Tomassini presenta lo stato dell’arte attuale e un quadro sull’orizzonte di domani, mettendo in luce potenzialità e possibili minacce della digitalizzazione. Un'invasione dilagante, una rivoluzione pervasiva che distrugge e crea.

Per il dibattito scientifico e per l’opinione pubblica diventano centrali i temi dei delicati equilibri tra libertà e disciplina, della necessità di individuare nuovi strumenti per gestire vantaggi e pericoli delle nuove sfide poste dallo sviluppo del cyber e del digitale, della capacità di imparare a governare questi cambiamenti e non subirli passivamente.

"I pessimisti hanno quasi sempre ragione. Gli ottimisti cambiano il mondo" è la frase con cui si chiude il saggio pensato non solo come testo universitario e scritto con un approccio "tutto fuorché didascalico", piuttosto come una bussola per iniziare a capire e, quindi, gestire il percorso dell’innovazione, inarrestabile per natura. Una frase che sintetizza anche la filosofia del suo percorso professionale, di cui l’innovazione è stata motore costante.

Titolo, "L’innovazione non chiede permesso. Costruire il domani digitale". La presentazione, mercoledì 26 settembre alle 17.30 nella Sala delle Colonne dell'Università Luiss "Guido Carli", al civico 12 di Viale Pola, Roma alla presenza dal rettore Andrea Prencipe, della vice presidente Paola Severino, che firma la prefazione del volume, e di Matteo Caroli, direttore del Centro di Ricerca Internazionale sull’Innovazione Sociale Luiss. Modera, Gianni Riotta, condirettore del Master Macom Luiss School of Government ed editorialista de La Stampa.

Con un passato da manager in Sip e poi in Telecom Italia, dove da senior vice president ha lanciato il primo servizio di mobile tv al mondo, l'autore si dice fortemente fiducioso nel futuro e nei giovani, i cosiddetti nativi digitali. "Rifuggo dai pessimisti – spiega – dagli ansiogeni di mestiere, dai catastrofisti". Un approccio che, evidentemente, si rivela vincente dal momento che Vetrya è riuscita a imporsi in ambiti presidiati dalle grandi del Tech, come il Video Streaming, il Mobile Payment, l’Internet of Things, le Applicazioni per la Tv del Futuro, e persino l’Intelligenza Artificiale.

"Quest'ultima – dice, anticipando alcuni temi del libro – è la nuova onda di Internet, da conoscere e capire per sfruttarne al meglio le potenzialità. Ha a che fare con ogni campo e può conoscere ogni genere di applicazione, dal marketing al riconoscimento degli oggetti fino alle analisi predittive sui processi industriali. L'introduzione di nuovi paradigmi come il Machine Learning non deve spaventare le aziende. La sfida è ottimizzare tempi, costi e qualità, senza paure o cambiamenti da subire. È diverso dall'automazione degli anni '80 che portò alla perdita di posti di lavoro.

Noi italiani siamo un popolo di innovatori, di creativi. Il problema è che manca l’ecosistema che consenta di far diventare business l’innovazione italiana in Italia. Credo che anche la politica debba fare la propria parte affinché venga creato un ecosistema per i giovani, ce ne sono tantissimi in gamba. Il futuro è incerto per definizione. Se c’è una cosa della quale possiamo, invece, essere sicuri è che la nuova frontiera dell’Intelligenza Artificiale che si sta avvicinando è tra le più incredibili e sconvolgenti che l’uomo abbia mai dovuto considerare".