economia

Lavoro in Umbria, per i dati Istat è in flessione la disoccupazione

venerdì 14 settembre 2018
Lavoro in Umbria, per i dati Istat è in flessione la disoccupazione

Nel secondo trimestre del 2018, il mercato del lavoro umbro, invertendo le tendenze del recente passato, fa registrare un segnale decisamente positivo mostrando una crescita rilevante dell’occupazione e una marcata flessione della disoccupazione.  Ricordando la dovuta prudenza necessaria nell’utilizzo delle stime trimestrali prodotte dall’ISTAT, in particolare per una regione piccola come l’Umbria, da tali dati emerge infatti che l’occupazione umbra nel secondo trimestre del 2018 è aumentata di 5.000 unità (+1,5%) rispetto allo stesso periodo del 2017 attestandosi a quota 358.000 e la disoccupazione ha fatto registrare una contrazione di ben 6.000 unità scendendo a quota 35.000 (-14,9%), una diminuzione assai più significativa di quella nazionale (-1,2%. Per converso nelle regioni dell’Italia Centrale si registra una crescita della disoccupazione dell’1,4%.

La crescita dell’occupazione è stata prodotta principalmente dal commercio, alberghi bar e ristoranti (75.000, +5.000), dall’agricoltura (18.000, +4.000), dalle costruzioni (23.000, +3.000) e in minor misura dai servizi (181.000, +1.000).  A seguito di tali dinamiche il tasso di occupazione umbro è aumentato di ben un punto percentuale attestandosi al 63,5%, un valore superiore al dato medio nazionale (59,1%, +1,0 punti) e in linea con quello delle regioni centrali (63,7%, +1,0 punti). Il tasso di disoccupazione è sceso di ben 1,5 punti ed è ora pari al 9%, un valore più contenuto della media della ripartizione di appartenenza (9,6%, -0,1 punti) e ben al di sotto di quella nazionale (10,7%, -0,3 punti).

Diminuisce il numero delle non forze di lavoro – con un tasso di inattività pari al 30% - ed in particolare di coloro che cercano lavoro non attivamente (7.000, -3.000) e coloro che non cercano lavoro ma si dichiarano disponibili a lavorare (9.000, -9.000) mentre aumenta sensibilmente il numero dei non disponibili a lavorare (145.000, +10.000). Diminuisce pertanto di ben 10.000 unità tra gli inattivi il numero delle “forze di lavoro potenziali” che comunemente viene identificato come la disoccupazione scoraggiata presente nel territorio (ora 20.000); sommando tali soggetti alle persone in cerca di lavoro si ha un numero di lavoratori non occupati e “potenzialmente impiegabili” – target oggetto delle misure di politiche attive del lavoro - pari a 55.000 unità ben 17.000 in meno del corrispondente periodo del 2017, con la loro incidenza (13,3%) che in un anno è scesa di ben 3,6 punti e risulta nettamente più contenuta della media del Centro (15,7%) e nazionale (19,8%) ed è di soli 2,3 punti superiore a quella del Nord (11%).

La crescita dell’occupazione ha interessato più gli uomini (200.000, +4.000) che le donne (158.000, +2.000) mentre il numero delle persone in cerca di occupazione è diminuito per entrambi in egual misura (gli uomini sono 17.000, -3.000; le donne sono 18.000, -6.000). La condizione occupazionale degli uomini umbri nel contesto nazionale risulta migliore rispetto a quella delle donne. Il tasso di occupazione maschile (71,7%), fortemente aumentato nell’ultimo trimestre (+1,5 punti), infatti supera di circa un punto la media del Centro (70,8%, +1,1) e il tasso di disoccupazione (8%) - calato di ben 1,3 punti - risulta inferiore alla media del centro di oltre un punto (9,2%); di contro il tasso di occupazione femminile (55,6%), nonostante l’incremento (+0,6 punti) continua ad essere di oltre un punto più contenuto del Centro (56,8%, -0,3 punti) e il tasso di disoccupazione (10,2%), calato di quasi 2 punti, eguaglia la media del centro risulta ora ben al di sotto di quella nazionale (11,8%) così come avviene per gli uomini (9,8%).

Ancor più ampia la flessione dei potenzialmente impiegabili che calano di 7.000 unità nella componente maschile (23.000) e di 9.000 unità in quella femminile (32.000); l’incidenza di questo target oggetto delle politiche del lavoro è così scesa al 10,4% per gli uomini (-3 punti) e al 16,7% per le donne (-4,2 punti) e in entrambi i casi risulta nettamente inferiore alla media nazionale (rispettivamente 16,5% e 23,9%) e a quella del centro (13,5% e 18,2%). “I dati stimati, sempre da prendere con le molle, sia quando sono positivi sia quando risultano negative - dichiara il vice presidente con delega al lavoro, Fabio Paparelli - segnano tuttavia una linea di tendenza che con il programma di politiche del lavoro Umbria Attiva, disponibile a partire dal 24 settembre, dobbiamo consolidare. Il patto per il lavoro, crescita e lo sviluppo che stiamo costruendo con le parti sociali, segnerà il solco su cui incardinare una nuova fase di sviluppo dell’Umbria, innovativa e compatibile”.

Fonte: Regione dell'Umbria