economia

La FABI presenta i risultati dell'indagine "Quando lo stress diventa patologia?"

martedì 23 maggio 2017
La FABI presenta i risultati dell'indagine "Quando lo stress diventa patologia?"

Mettere a fuoco quanto incidono le pressioni commerciali sulla salute psicofisica dei lavoratori e sul portafoglio dei clienti. Questo, l'obiettivo dell'evento promosso dalla Federazione Autonoma Bancari Italiani, il principale sindacato dei bancari, che ha scelto Orvieto per presentare martedì 23 maggio a Palazzo Coelli  la ricerca condotta in collaborazione con la Asl2 Umbria e Inail sulle banche e i lavoratori bancari del territorio, che indaga l’incidenza delle pressioni commerciali sulla salute psico fisica di chi lavora allo sportello.

Presenti: Lando Maria Sileoni, Segretario generale della FABI, Giorgio Mieli, Responsabile Ufficio Relazioni Sindacali ABI, Pietro Bussotti, Psicologo, Psicoterapeuta, specializzato in psicologia del lavoro, Armando Mattioli, Responsabile Servizio Salute e Prevenzione ASL 2 Foligno, Loris Brizio, Coordinatore Dipartimento Salute e Sicurezza FABI, Massimo Principi, Responsabile Ufficio Prevenzione e Protezione Intesa San Paolo – Firenze.

Durante il convegno la FABI ha illustrato le sue proposte per una vendita responsabile dei prodotti finanziari a tutela di lavoratori e clientela. "Il bancario del 2017 - è stato ribadito - è sempre più stressato perché alle prese con una situazione d’instabilità, una cattiva organizzazione del lavoro e le così dette pressioni commerciali, le pressanti sollecitazioni esercitate dai vertici per vendere quanti più prodotti finanziari possibile allo sportello che tanta parte hanno avuto nei recenti episodi di risparmio tradito, con i lavoratori bancari vittime di un meccanismo imposto dall’alto".

Una condizione già denunciata dalla FABI e confermata dai dati emersi nell’indagine “Quando lo stress diventa patologia”, condotta su un campione rappresentativo di 458 lavoratori bancari del territorio, rivela che il 63% dei bancari umbri vive una situazione di disagio in azienda a causa dell’eccessivo carico di lavoro, della cattiva organizzazione e della situazione precaria del proprio istituto di credito.

Per il 40,7% di loro il disagio si traduce in malesseri fisici, insonnia, ipertensione, cefalea, disturbi gastrici e per il 21,4% in malesseri psicologici, depressione, ansia e nervosismo, che comportano anche l’assunzione di farmaci. Il 64,8% vive una condizione di stress causata da un eccessivo carico di lavoro, continui cambiamenti di mansione, disorganizzazione e pressioni commerciali e il 75% si lamenta di non ricevere un’adeguata formazione dalla propria azienda. E proprio le pressioni commerciali sono le principali cause di disagio: il 46,1% degli intervistati le vive molto male, mentre il 26% ammette che le continue richieste di rendicontazione sui prodotti venduti allo sportello ha effetti negativi sulla stessa produttività.

"Questi dati - hanno commentato Claudio Cresta e Anna Minelli, Segretari provinciali della FABI umbra - dimostrano che c’è bisogno di un cambio di passo nelle aziende bancarie. Un rapporto più trasparente e di fiducia con la clientela passa necessariamente attraverso l’eliminazione delle odiose pressioni commerciali, di cui i lavoratori sono da troppo tempo vittime con conseguenze pesantissime in termini di salute. Politiche commerciali più responsabili sono una garanzia per i lavoratori e per gli stessi clienti. Chiediamo alle aziende, anche a livello locale, di rispettare l’accordo firmato in Abi ogni sua parte per restituire credibilità al settore e serenità ai lavoratori e alle loro famiglie. In caso contrario, siamo pronti a segnalare e a fare i nomi di tutte le banche che si riveleranno inadempienti",

Il leader della FABI, Lando Maria Sileoni, ha poi posto l’accento sui passi avanti fatti recentemente dal settore, grazie all’accordo raggiunto tra Abi e sindacati nazionali. "Con il Protocollo sulle vendite responsabili firmato lo scorso febbraio da Abi e sindacati a livello nazionale - ha detto - sono state poste le condizioni per mettere fine alle pressioni commerciali, rafforzando i meccanismi aziendali di controllo sulla vendita dei prodotti finanziari e offrendo un quadro di garanzie esigibili a beneficio di lavoratori e clientela. Questo accordo rappresenta un passo avanti per restituire fiducia e credibilità al settore, coniugando tutela dei dipendenti, dei clienti e obiettivi di crescita economica delle aziende. Adesso serve un nuovo modello di banca che punti sulla consulenza specialistica, valorizzi la professionalità dei lavoratori e basi le politiche commerciali su obiettivi a medio lungo termine, a beneficio dei dipendenti e della stessa clientela. Le pressioni commerciali sono figlie di un cattivo modello di banca che va archiviato”.