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Internet Day 2016: una rivoluzione a metà

venerdì 29 aprile 2016
Internet Day 2016: una rivoluzione a metà

Oggi è l'Italian Internet Day #internetday http://italianinternetday.it. Per noi che operiamo in Internet da quando Internet nelle strategie di territorio non era ancora mai stato studiato, è un giorno in cui possiamo cercare di fare un punto della situazione, non soltanto per la rete in sé, ma più ampiamente su ciò che oggi può essere definito economia e competenze digitali. Oggi è una festa? La festa di Internet? No, a nostro avviso possiamo registrare questo evento come una ricorrenza, che non necessariamente coincide con qualcosa da festeggiare.

Diffusione di Internet e dell’informazione sul territorio

In 30 anni ne abbiamo fatta di strada. Da un’idea di connettività che non esisteva a un canale quasi unico di connettività, non c’è dubbio che stiamo parlando di qualcosa di rivoluzionario, che tra l’altro nessuno aveva ipotizzato che si sviluppasse a questi livelli. Eppure è successo e internet sul territorio è stato subito uno strumento di connessione, interoperabilità tra comunità e strutture amministrative e economiche.
Chiaramente per analizzare gli effetti di internet e il territorio dobbiamo scalare almeno 10 anni. Possiamo dire infatti che da circa 20 anni le comunità locali si siano avvicinate alla forma di connettività digitale di cui oggi difficilmente si può fare a meno.

Noi che nel 1999 pensammo di creare un giornale online locale, eravamo tra i primi in Italia a pensare che questa nuova modalità di fare informazione localizzata potesse essere qualcosa di più di un gioco. Uno dei servizi che internet può ospitare, il web, stava diventando uno strumento di comunicazione fondamentale. Non sapevamo nulla di quello che poteva accadere, non sapevamo nulla di quanto poteva essere incisiva ed efficace la comunicazione digitale.

Non sapevamo neanche come fissare un primo obiettivo di verifica della nostra operazione, così, cercando punti di riferimento nella comunicazione tradizionale, pensammo di fissare un primo festeggiamento al raggiungimento dei 500 contatti giornalieri, visto che già all’epoca la stampa tradizionale riusciva a vendere sul territorio circa 300 copie cartacee. Ci sembrava un obiettivo importante da raggiungere in non si sa quanti mesi. Lo raggiungemmo in alcuni giorni. Da lì in poi sono successe tante cose e il grado di penetrazione dell’informazione digitale ha raggiunto livelli molto importanti, direi quasi primari.

Economia digitale locale (di territorio)

Credo che ben pochi fossero convinti che il digitale (che non si chiamava così) declinato in forma di economia legata al territorio potesse essere un punto strategico fondamentale. Invece lo è stato, lo è e lo sarà sempre di più. Come per l’informazione, si credeva di più che potesse servire per connettersi con altri territori, per presentare al mondo il proprio territorio. Invece il digitale e l’economia che genera è parte integrante di un territorio. Non è un canale in più per farsi conoscere.

Questo concetto però è ancora poco chiaro in molte strategie. C’è ancora qualcuno che si ostina a pensare che molte cose possono essere “anche” digitali. È proprio quell’”anche” che pone grandi progetti in posizione di economia del 900. Purtroppo cadono nella trappola dell’”anche” sia le aziende che la Pubblica Amministrazione, perché non è ancora molto chiaro che le competenze digitali siano una base strutturale di cui non si può fare a meno. Così come si è sempre pensato che “fare di conto” fosse la competenza scientifica minima per affrontare la vita, anche quella elementare, si dovrà finalmente considerare che le competenze digitali siano oggi una condizione imprescindibile.

Competenze digitali

Appunto, stiamo parlando di competenze digitali, del fatto che ogni volta che un operatore o un utente è impossibilitato ad accedere a un servizio o a un contenuto digitale, stiamo perdendo un pezzo di economia. E purtroppo nello stesso tempo in cui crediamo di vivere in una società digitalizzata, il divario fra ciò che servirebbe e ciò che abbiamo a disposizione è molto elevato. Non parlo soltanto di utenti, parlo anche di decisori, di coloro che devono poter stabilire modalità e strategie di sviluppo economico in genere, turistico, sociale.

E se tentiamo di declinare le competenze digitali in strategie di territorio ci accorgiamo che siamo davvero all’inizio, o che talvolta abbiamo proprio sbagliato inizio. Volevamo avere e non abbiamo mai avuto: un sistema di segnalazione digitale per la distribuzione delle auto nei parcheggi, un cablaggio della città per la banda larga, un sistema di indicazione digitale del trasporto pubblico posto a ogni fermata degli autobus in città, applicazioni e servizi digitali per il turismo, e chissà quante altre iniziative rimaste in sospeso. Non è vero che non ci sono i soldi per farlo. Non ci sono competenze digitali per comprendere bene quale sia la strategia e quale sia l’obiettivo finale che tale strategia può portare. Insomma, siamo tornati a non saper fare di conto, con l’illusione invece di essere tutti bravi matematici.

Ricorrenza, senza festa

Approfittiamo dunque di questa ricorrenza del trentennale dello sbarco della rete in Italia per portare alla luce i tanti successi, spesso inattesi, ma allo stesso tempo per avere un quadro della situazione che non ci ponga dei paraocchi. Internet non è Facebook, e neanche il Web. Non confondiamo la nostra capacità di consultare Facebook con la strategia digitale che ci porta a usare Facebook con efficienza per generare valore per un territorio. Promuoviamo una mappatura delle competenze digitali necessarie allo sviluppo del territorio, promuoviamo una riqualificazione di servizi e personale che si occupa di digitale. Promuoviamo il territorio nelle forme e nelle modalità che il 2016 ci rende possibili.