economia

Ires Cgil presenta il nuovo rapporto sull'economia regionale: "Ripresa? Sì, ma da dove siamo partiti?"

mercoledì 24 febbraio 2016
Ires Cgil presenta il nuovo rapporto sull'economia regionale: "Ripresa? Sì, ma da dove siamo partiti?"

Parlare di ripresa in Umbria, senza avere presente il punto di partenza, può essere davvero fuorviante. Sì perché la risalita di qualche “zero virgola” appare davvero poca cosa se si considera che, nel periodo di crisi 2008-2014, il Pil dell’Umbria ha perso circa 15 punti percentuali, gli investimenti delle imprese oltre 30 e l’occupazione, pure con i miglioramenti degli ultimi trimestri (legati peraltro in gran parte agli incentivi e quindi destinati probabilmente ad esaurirsi), resta inferiore di 4 punti rispetto al dato pre-crisi, mentre la disoccupazione è ancora a un livello doppio rispetto allo standard “fisiologico” per l’Umbria, che era tra il 4 e il 5% (ora siamo al 9%, ma quella femminile è all’11,2%).

L’ultimo rapporto dell’Ires Cgil sull’economia regionale, presentato questa mattina (24/2) nella Camera del Lavoro di Terni, mette in guardia quindi da una lettura “smemorata” della congiuntura economica ed evidenzia la fragilità di una ripresa che non riesce a incidere ancora su alcune criticità “strutturali” del sistema produttivo e occupazionale regionale. Al contempo, emergono nuovi elementi preoccupanti, come il boom dei voucher, il nuovo rallentamento della produzione industriale e il permanere di livelli di sofferenze bancarie molto elevati, che non fanno ripartire il credito verso le imprese.

Un altro dato molto eclatante, messo in evidenza da Marco Batazzi e Fabio Giovagnoli, dell’Ires Cgil Toscana nella presentazione del nuovo rapporto, è che l’area del “disagio occupazionale”, ovvero l’insieme di disoccupati, inattivi disponibili al lavoro e cassaintegrati, è raddoppiata rispetto al 2008, da 40mila a circa 80mila persone. E l’effetto Jobs Act? “Intanto l’effetto – spiegano i ricercatori Ires – è da imputare agli incentivi e non al Jobs Act, come sottolineato anche dalla stessa Banca d’Italia. In ogni caso, in Umbria, nel primi tre trimestri del 2015, i nuovi posti di lavoro a tempo indeterminato creati (saldo tra avviamenti e cessazioni, al netto delle trasformazioni) sono stati in tutto appena 700”.

“L’Umbria, che era già in difficoltà prima della crisi, sotto i suoi colpi rischia di perdersi definitivamente, più di quanto non succeda nelle regioni limitrofe – afferma Vincenzo Sgalla, segretario generale della Cgil dell’Umbria - E qui, come sindacato, siamo chiamati a giocare il nostro ruolo, come stiamo cercando di fare. Vogliamo che le istituzioni e le forze produttive della nostra regione decidano, insieme, quale direzione si intende prendere nei prossimi anni, su quali settori puntare, quali investimenti favorire, come rilanciare l’occupazione. Avendo ben presente – aggiunge Sgalla – che senza il manifatturiero, senza Ast e Perugina, o senza la Elettrocarbonium di Narni, i cui lavoratori proprio oggi saranno in piazza, non si va da nessuna parte. Purtroppo – conclude il segretario Cgil – in questi giorni sentiamo invece parlare di tutt’altro, di nomine nella sanità, di scontri tra fazioni contrapposte, quando i cittadini e i lavoratori vorrebbero invece conoscere quali politiche si intende attuare per migliorarla la sanità, così come vorrebbero vedere un progetto di rilancio per l’Umbria nei prossimi 5 anni. La Cgil, insieme a Cisl e Uil, è impegnata per dare vita a questo progetto”.

Fonte: Cgil Umbria