economia

La crisi non risparmia nemmeno il settore agroalimentare umbro

giovedì 23 aprile 2015
La crisi non risparmia nemmeno il settore agroalimentare umbro

“Oltre alla crisi della Nestlé- Perugina e della Colussi stiamo affrontando tantissime situazioni di difficoltà, alle quali si è aggiunta la crisi dell’ultimo panificio di pasta secca presente in Umbria: quella di Filiberto Bianconi, che ha chiesto la cassa integrazione straordinaria. Sono 47 dipendenti che sperano di poter ripartire con una nuova società per produzioni senza glutine e prodotti salutistici”.

Partendo da una delle tante vertenze che la Fai Cisl Umbria sta affrontando, il segretario generale regionale Fai Cisl Umbria Dario Bruschi, ha disegnato il quadro del settore agro alimentare umbro. Lo ha fatto, aprendo i lavori del consiglio generale della categoria che si tenuto giovedì 23 aprile. All’incontro, presieduto dal delegato Perugina Massimiliano Binacci, sono intervenuti il commissario nazionale della Fai Cisl Luigi Sbarra e il segretario generale regionale Cisl Umbria Ulderico Sbarra. Presenti i segretari regionali Fai Cisl Eros Mincigrucci e Eularia Caprio.

Un confronto, quello di oggi con i delegati intervenuti, che ha permesso di delineare un quadro di crisi che coinvolge trasversalmente piccole e grandi realtà del settore. Così sono stati illustrati le questioni e i dubbi che quotidianamente i lavoratori vivono alla Bianconi, Pasta Julia, Forno Nocera, San Faustino, Valigi, Checcarini, Grigi, Fattoria Novelli, Grifo Latte, Associazione Allevatori, Consorzio Agrario, Anabic, Agenzia Forestale. “Senza contare – ha aggiunto Bruschi nella sua relazione- i marchi che hanno cessato l’attività come Federici, Ponte, Petrini, Panbuffetti, Spigadoro, Venturi”.

Due le partite sulle quali si impegna da subito la Fai Cisl Umbria. La raccolta delle firme per la proposta della legge di iniziativa popolare della Cisl e la formazione dei delegati.  Da una parte, quindi, la campagna di sensibilizzazione sulla proposta legislativa da parte della Cisl “Un fisco più equo e giusto”, che vedrà impegnati i delegati e i dirigenti anche nei luoghi di lavoro. “Non è più tollerabile che l’82 per cento delle tasse totali – ha spiegato Bruschi- gravi su lavoratori dipendenti e pensionati. Quindi, oltre alla lotta all’evasione ed elusione fiscale, la Cisl chiede mille euro all’anno per coloro che hanno un reddito fino a 40 mila euro. Questo contribuirebbe a dare respiro alle famiglie e permetterebbe di rilanciare i consumi nel nostro Paese e territorio”.

L’altra priorità per la Fai Cisl Umbria è la formazione e, per questo, Bruschi è convinto che le risorse economiche e in termini umani che saranno impegnate in essa nei prossimi tre anni sono investite per il futuro dell’organizzazione e per la tutela dei lavoratori del settore.
E proprio nella centralità della persona e del ruolo dei corpi intermedi ha trovato largo respiro l’interveto del segretario generale regionale Cisl Umbria Ulderico Sbarra, ricordando che “la Cisl è stata la prima a individuare quali fossero i problemi e le possibili strade per non subire in maniera così dirompente la crisi nella nostra regione. Ad annacquale la percezione di questa, la diffusa evasione fiscale, la vocazione al risparmio e il sistema famiglia, che nelle piccole comunità ancora è una risorsa inestimabile”.

Il segretario, ha poi ribadito che “la grande dignità degli umbri non ci fa percepire la difficoltà diffusa: dai dati forniti dall’Aur, sarebbero 200 mila gli interessati nella nostra regione a fronte di una popolazione di 900 mila abitanti. Questo vuol dire –ha chiarito Sbarra- che la povertà, in modo diretto o indiretto, coinvolge quasi tutte le famiglie umbre”. Per reagire a questa situazione, continua Sbarra: “Serve un’azione riformista, ma un riformismo vero. Quello che si basa sul confronto serio e continuato nel tempo, con quei soggetti che sono coinvolti direttamente con le questioni: anche per rinnovare il lavoro – conclude- serve che la politica si confronti con le imprese e i lavoratori”.

Il commissario nazionale della Fai Cisl, Luigi Sbarra, nelle sue conclusioni ha messo in evidenza tre grandi questioni: riforma fiscale, pensioni e patto sociale più la crescita e lo sviluppo. “Questo Paese più che di discussioni infinite sulla Legge elettorale –ha affermato- ha necessità di trovarsi sui temi della crescita e dello sviluppo. Questo significa – ha continuato- discutere di rilancio sugli investimenti pubblici e privati, riduzione del carico fiscale, politica industriale, riforme del sistema bancario e finanziario, Mezzogiorno, partecipazione e democrazia economica. Da questo punto di vista –ha aggiunto- il settore agroalimentare può essere il volano di una nuova ripartenza del Paese per le produzioni di eccellenza collegate al Made in Italy e anche per un sistema di relazioni industriali mature, responsabili e partecipative”. In questo processo propositivo, nel quale è impegnata la Cisl, il commissario guarda con favore al progetto politico e organizzativo della Fai Cisl Umbria, “un sindacato protagonista nei luoghi di lavoro e nel territorio che ha conquistato un’importante rappresentanza tra i lavoratori e le lavoratrici”.