economia

Affidamento dell'asset dei beni comunali a una costituenda associazione culturale. Dall'assemblea del QSV la richiesta di rinviare la proposta in Consiglio: inaccettabile la mancata partecipazione su un punto così strategico

giovedì 20 dicembre 2012
di Laura Ricci
Affidamento dell'asset dei beni comunali a una costituenda associazione culturale. Dall'assemblea del QSV la richiesta di rinviare la proposta in Consiglio: inaccettabile la mancata partecipazione su un punto così strategico

Riunione in parte concitata, quella dedicata al proseguimento dei lavori relativi al QSV del centro storico di Orvieto, per un'impennata delle associazioni di categoria (CNA, Confesercenti, Confcommercio) e di alcuni degli operatori e dei cittadini presenti relativamente a un importante punto all'ordine del giorno che sarà discusso nel Consiglio comunale di venerdì 21 dicembre. L'argomento in questione, apparentemente peregrino, ha molto a che fare, in realtà, con il Quadro Strategico di Valorizzazione, perché riguarda l'affidamento in gestione dei beni culturali che costituiscono l'importante asset dell'economia del turismo, della cultura e del congressuale. Al Consiglio verrà infatti sottoposto, nella seduta di venerdì, l'atto deliberativo che riguarda la costituzione di un'associazione culturale per la gestione a rete della maggior parte dei beni culturali comunali: Pozzo di San Patrizio, Rocca dell'Albornoz, Palazzo del Capitano del Popolo, Torre del Moro, Palazzo dei Sette, Chiesa di San Francesco. All'importante atto, che è stato sottoposto all'esame dei capigruppo consiliari solo ieri, sono allegati, per l'approvazione del Consiglio, anche lo schema di statuto e lo schema di convenzione.

Inutile parlare di partecipazione e di condivisione nell'ambito del QSV, è stato detto dai rappresentanti di alcune associazioni (in particolare CNA, Confesercenti e Cittadinanzattiva), se poi non ci si confronta su un tema così importante con chi nella città vive e lavora. Un tema rispetto al quale lo stesso city manager, l'Architetto Rocco Olivadese, ha affermato di essere del tutto all'oscuro. E anche l'assessore Brugiotti, che del QSV è il naturale affidatario politico e si sta occupando, pur essendo d'accordo rispetto a una promozione unitaria dei beni comunali, pone dei distinguo rispetto a quanto sta per attuare la giunta rispetto alla gestione.

Dall'assemblea partecipativa sul QSV, dunque, è scaturita una formale richiesta al Sindaco e alla Giunta di rimandare ad altra data la discussione sulla costituenda associazione culturale, così da aprire prima un confronto con le categorie e con la città.

Mentre gli animi, a ragione della rilevanza strategico-economica dell'argomento, sono molto inquieti, dato che si andrebbe a mettere nelle mani di questo nuovo soggetto associativo l'asset su cui può risiedere il rilancio dello sviluppo del centro storico e, più in generale, dell'economia identificativa della città, si è ormai delineato il profilo della costituenda associazione. Si tratta, in pratica, del progetto del "Toto Te.Ma" di cui si era a suo tempo parlato, demandato però a un nuovo soggetto associativo, dato che la Te.Ma non ha manifestato interesse per l'intera gestione di questo asset. A quanto delineato dalla proposta di delibera, la costituenda associazione culturale, con sede presso il Municipio di Orvieto, avrà come socio fondatore il Comune di Orvieto. Potranno essere soci ordinari soggetti pubblici, collettivi e privati, Fondazioni e altri enti senza scopo di lucro in regola con le quote sociali. Il capitale iniziale dell'Associazione ammonterà a 10 mila euro, per almeno il 51% in capo al Comune di Orvieto, per il resto ad altri soci in ragione di quote da 100 euro.

La questione più delicata da dirimere, sulla quale si stanno già attivando le minoranze consiliari, è quella della gestione diretta dell'asset di servizi culturali preso in esame. La delibera, infatti, recita testualmente che "la gestione dei beni culturali può essere affidata direttamente anche a un'associazione culturale purché si tratti di servizi privi di rilevanza economica, non ostando né la normativa europea, né quella nazionale, né quella regionale", e aggiunge a giustificazione e tutela la sentenza 272/2004 rispetto ai servizi privi di rilevanza economica. Ma vari consiglieri comunali di minoranza non sono affatto convinti dell'operazione, né dal punto di vista politico né da quello della legittimità, e stanno affilando ogni possibile argomentazione ostativa. Altrettanto agguerrita la volontà delle categorie e di Cittadinanzattiva di voler partecipare alla decisione e di essere coinvolte almeno a livello di proposta e di discussione.