economia

"A.A.A. Cercasi imprenditore." Le operaie ex Grinta manifestano ai piedi del Duomo

mercoledì 7 dicembre 2011
di Monica Riccio
"A.A.A. Cercasi imprenditore." Le operaie ex Grinta manifestano ai piedi del Duomo

"Noi sappiamo lavorare, c'è qualcuno che sa fare l'imprenditore?". E' quanto chiedono al territorio, alle Istituzioni, alla città, le 65 operaie ex Grinta che ormai da tempo attendono una soluzione alla loro vertenza lavorativa.

L'interrogativo lo hanno posto mercoledì 7 dicembre, nel corso di un presidio che loro stesse hanno scelto di attuare in piazza Duomo ad Orvieto: "Volevamo sottolineare che l'eccellenza di un territorio passa anche per la qualità delle produzioni e soprattutto del lavoro che esso sa esprimere. Le lavoratrici ex Grinta sono un'eccellenza che va difesa e valorizzata", - le parole di Maria Rita Paggio della segreteria CGIL Orvieto.

Le lavoratrici ex Grinta, azienda tessile specializzata nella produzione di capi di abbigliamento maschile di altissima qualità, fallita nel maggio 2010 per questioni di carattere finanziario, nonostante la presenza di commesse importanti da parte di diversi marchi dell'alta moda internazionale, hanno dunque scelto di tornare in piazza, sostenute dalle associazioni Filctem Cgil e Femca Cisl per richiamare l'attenzione delle istituzioni e soprattutto del mondo imprenditoriale.

"Si tratta di donne con alti livelli di professionalità - spiega la Paggio, - che da moltissimi anni lavorano nel settore tessile di alta gamma e che, al termine del periodo di cassa integrazione in deroga (cioè a fine dicembre), avrebbero accesso alla mobilità ma, con ogni probabilità, nessuna prospettiva di ricollocazione professionale, disperdendo così un patrimonio di competenze che sono state e possono continuare ad essere una ricchezza per l'economia, già duramente provata, del territorio orvietano, soprattutto per quanto attiene l'occupazione femminile".

A questo punto, i sindacati chiedono prima di tutto una proroga della cassa integrazione in deroga per almeno altri sei mesi, per dare la possibilità di concretizzarsi ad un progetto imprenditoriale che al momento è allo studio della Regione. "Siamo a conoscenza dell'esistenza di un progetto che potrebbe trovare collocazione sul territorio proprio in ragione del fattore competitivo rappresentato dalle maestranze - spiegano Filctem e Femca - ma è necessario l'impegno di uno o più imprenditori che investano, così da poter attivare tutte le forme di sostegno all'impresa previste a livello regionale e territoriale per l'erogazione delle quali le istituzioni si sono dichiarate disponibili".

A tale proposito, oltre alla presenza del sindaco Antonio Concina che ha voluto manifestare alle lavoratrici la vicinanza della città, hanno fatto pervenire le proprie adesioni a sostegno della manifestazione anche l'On. Carlo Emanuele Trappolino e il consigliere Fausto Galanello il quale, trattenuto altrove da un altro impegno, ha voluto inviare una propria lettera alle lavoratrici (in correlata il testo integrale).

"Perché nessuno si occupa di noi? Perché noi non contiamo?" E' quanto grida alla città una rappresentante delle 65 lavoratrici, Anna Rita Mariani. "Noi siamo operaie specializzate che portano nel mondo il nome del nostro Paese, - aggiunge, - siamo donne, mamme, lavoratrici. Ci occupiamo dei figli, della famiglia, del lavoro, perché nessuno si muove per noi che siamo il perno della società? Come facciamo noi che in molte siamo monoreddito, con figli a carico, ad andare avanti con 770 euro al mese?"

E' un grido disperato ma orgoglioso quello che queste donne continuano a lanciare all'imprenditoria. Il momento economico non è certo dei migliori ma se esiste un progetto valido, un progetto serio che possa dar nuova vita ad una realtà che non è caduta per mancanza di lavoro ma per questioni non legate alla produttività, allora qualcuno deve fare qualcosa. Il 31 dicembre scade la cassa integrazione in deroga e queste 65 donne, 65 famiglie orvietane, saranno davvero in grave difficoltà.

Nota del consigliere regionale Fausto Galanello alle lavoratrici e alle OO.SS.