economia

Presentato dall'ISTAT il rapporto "Noi Italia 2011". Fotografia di un paese in difficoltà: i dati

mercoledì 19 gennaio 2011
Presentato dall'ISTAT il rapporto "Noi Italia 2011". Fotografia di un paese in difficoltà: i dati

Nel 2009, le famiglie in condizioni di povertà relativa sono il 10,8 per cento delle famiglie residenti; si tratta di 7,8 milioni di individui poveri, il 13,1 per cento della popolazione residente. La povertà assoluta coinvolge il 4,7 per cento delle famiglie, per un totale di 3,1 milioni di individui. E' la fotografia dell'Istat contenuta nel rapporto "Noi Italia 2011" presentato oggi.

Nel 2009, il 15,3 per cento delle famiglie residenti in Italia presenta almeno tre delle difficoltà considerate nel calcolo dell'indice sintetico di deprivazione - non riuscire a sostenere spese impreviste; avere arretrati nei pagamenti (mutuo, affitto, bollette, debiti diversi dal mutuo); non potersi permettere una settimana di ferie in un anno lontano da casa, un pasto adeguato (proteico) almeno ogni due giorni, il riscaldamento adeguato dell'abitazione, l'acquisto di una lavatrice, o di una televisione a colori, o di un telefono, o di un'automobile. Il panorama regionale mette in evidenza il forte svantaggio dell'Italia meridionale e insulare, con valori più che doppi rispetto alla media nazionale.

Nei primi mesi del 2010, circa un italiano su due è insoddisfatto della propria condizione: la percentuale di persone di 14 anni e più che si dichiara molto o abbastanza soddisfatta della propria situazione economica è pari al 48,4 per cento, una quota di poco inferiore a quella di quanti si dichiarano per niente o poco soddisfatti (49,3).

Il panorama regionale mette in evidenza il forte svantaggio dell'Italia meridionale e insulare, con valori di incidenza più che doppi rispetto alla media nazionale. Nel Mezzogiorno, le famiglie in povertà relativa sono il 22,7 per cento di quelle residenti (contro il 4,9 del Nord e il 5,9 del Centro) e quelle in povertà assoluta ne rappresentano il 7,7 per cento (contro il 3,6 e il 2,7 rispettivamente).

Situazioni gravi per la povertà relativa, si osservano tra le famiglie residenti in Sicilia (24,2 per cento), in Campania e in Basilicata (25,1); la situazione peggiore è quella della Calabria dove oltre un quarto delle famiglie è povera (27,4). All'opposto, nel resto del paese si registrano incidenze di povertà relativa decisamente più contenute: l'Emilia-Romagna rappresenta la regione con la più bassa incidenza (pari al 4,1 per cento), seguita dalla Lombardia, dal Veneto e dalla Liguria, con valori inferiori al 5 per cento.

Nel Mezzogiorno, inoltre, alla più ampia diffusione della povertà si associa anche una maggiore gravità del fenomeno, le famiglie povere sono di più e hanno livelli di spesa mediamente molto più bassi di quelli delle famiglie povere del Centro-Nord. L'intensità della povertà relativa è, infatti, pari al 22,5 per cento (contro il 17,5 del Nord e il 17,4 del Centro) e quella di povertà assoluta al 18,8 per cento (contro rispettivamente il 15,1 e il 18,3).

 

UN GIOVANE SU 5 NON STUDIA NE' CERCA LAVORO

In Italia l'incidenza sul Pil della spesa in istruzione e formazione e' pari al 4,6 per cento (2008), valore inferiore a quello dell'Ue27 (5,2 per cento), ma gli studenti italiani nel 2009 hanno migliorato le proprie competenze rispetto al 2006. E' quanto emerge dal rapporto ''Noi Italia. 100 statistiche per capire il Paese in cui viviamo'' messo a punto dall'Istat.

Circa il 46 per cento della popolazione in eta' compresa tra i 25 e i 64 anni ha conseguito come titolo di studio piu' elevato soltanto la licenza di scuola media inferiore, valore che - nel contesto europeo - colloca il nostro Paese distante dalla media Ue27 (27,9 per cento nel 2009). I dati relativi al 2009 sul livello delle competenze, derivati dall'indagine Pisa promossa dall'Ocse, mettono in luce un recupero rispetto al 2006 dello svantaggio degli studenti 15enni italiani in tutte le literacy considerate, con punteggio nelle rispettive scale di valutazione pari a quello medio Ue in lettura, superiore di 9 punti in matematica e inferiore di 8 punti in scienze. La quota di giovani (18-24enni) con al piu' la licenza media, che ha abbandonato gli studi senza conseguire un titolo superiore, e' pari al 19,2 per cento e colloca il nostro Paese in una delle posizioni peggiori nella graduatoria Ue27 (media 14,4 per cento nel 2009).

La partecipazione dei giovani al sistema di formazione dopo il termine del periodo di istruzione obbligatoria e' pari all'82,2 per cento nella fascia di eta' 15-19 anni e al 21,3 per cento tra i 20-29enni, rispettivamente 2,7 e 3,8 punti percentuali al di sotto dei valori medi dell'Ue27 (anno 2008).

Nell'anno scolastico 2007/08, il 12,3 per cento degli iscritti al primo anno e il 3,5 per cento degli studenti del secondo anno delle scuole superiori abbandonano il percorso di studi prescelto senza completare l'obbligo formativo.

Il 19,0 per cento dei 30-34enni ha conseguito un titolo di studio universitario (o equivalente), quota cresciuta di 3,3 punti percentuali tra il 2004 e il 2009. Tale livello e' tuttavia ancora molto contenuto rispetto all'obiettivo del 40 per cento fissato da ''Europa 2020''.

I giovani Neet (Not in Education, Employment or Training), non piu' inseriti in un percorso scolastico/formativo, ma neppure impegnati in un'attivita' lavorativa, sono poco piu' di due milioni, il 21,2 per cento tra i 15-29enni (anno 2009), la quota piu' elevata a livello europeo.

Gli adulti impegnati in attivita' formative, un elemento considerato cruciale nella lotta contro l'esclusione sociale, sono il 6 per cento del totale nel 2009, meno della meta' rispetto al livello obiettivo da perseguire entro il 2010 secondo la strategia di Lisbona (12,5 per cento).

IN ITALIA 144 ANZIANI OGNI 100 GIOVANI

Con quasi il 12 per cento dei circa 500 milioni di abitanti dell'Unione europea, l'Italia e' il quarto paese per dimensione demografica. A partire dal 2001 la popolazione ha ripreso a crescere al ritmo di 0,7 per cento l'anno, per effetto della crescita delle nascite e, soprattutto, dell'immigrazione.

Nel contesto europeo, rileva l'Istat, l'Italia fa registrare valori di crescita naturale piu' vicini ai paesi di nuova adesione all'Unione. Per quanto riguarda la crescita migratoria, l'Italia si colloca ai primi posti della graduatoria come forza attrattiva.

Al 1° gennaio 2010 ci sono 144 anziani ogni 100 giovani; in Europa solo la Germania presenta un indice di vecchiaia piu' accentuato. La regione piu' anziana e' la Liguria, la piu' giovane la Campania.

Il rapporto tra popolazione giovane e anziana e popolazione in eta' attiva supera il 52 per cento (2009).

L'Italia e' ai primi posti nella graduatoria europea.

La vita media degli italiani e' di oltre 84 anni per le donne e di quasi 79 anni per gli uomini, ai primi posti nell'Unione europea.

L'Italia e l'Irlanda sono i paesi Ue con la piu' bassa incidenza dei divorzi (circa 9 e 8 ogni mille abitanti). In Italia il numero di separazioni e' aumentato dal 2000 del 16,9 per cento e quello dei divorzi del 44,7 per cento.

GIOVANNINI, ''MA 4 REGIONI RINGIOVANISCONO''.

''L'Italia e' tra i paesi piu' anziani d'Europa, ma in alcune zone del paese, per esempio l'Emilia Romagna, l'indice di invecchiamento cala''. E' uno dei dati emersi dal rapporto ''Noi Italia. 100 statistiche per capire il paese in cui viviamo'' messo a punto dell'Istat e sottolineato dal presidente dell'istituto nazionale di statistica, Enrico Giovannini. Infatti, se l'invecchiamento della popolazione e' un fenomeno in crescita, In quattro regioni (Emilia-Romagna, Toscana, Umbria e Liguria), l'indice di vecchiaia si riduce rispetto al 2002.

''Il rapporto e' pieno di curiosita' - ha spiegato - se l'annuario di oltre 800 pagine e' un'enciclopedia, 'Noi Italia' da' una lettura integrata di fenomeni piu' importanti con il confronto internazionale e il confronto tra le regioni. Sono numeri noti ma diffusi secondo una chiave di lettura diversa''.

E come si presenta l'Italia'? ''L'immagine che ne traiamo - ha aggiunto ancora - e' di un paese con dei punti di forza e dei punti di debolezza. Il paese e' complesso e anche quest'analisi, ognuno puo' cercare di indivuare se stesso''.

Il Belpaese vanta ''un'efficienza energetica buona, l'aspettativa di vita continua a crescere cosi' come le condizioni sanitarie migliorano''. E ancora: ''Cresce il tasso di natalita' soprattutto grazie agli immigrati, aumenta la popolazione straniera. La situazione economica estremamente difficile nel 2008-2009 ha visto le famiglie fare da ammortizzatori sociali e ci chiediamo per quanto ancora''.

Inoltre, ha aggiunto Giovannini, ''il sistema produtivo vede l'export crescere, ma alcuni settori sono molto indietro e la produzione industriale e' piu' bassa''.

Infine, una parola sull'istruzione che vede migliorare gli studenti italiani. ''L'indagine triennale Ocse-Pisa - ha concluso - vedevano fino al 2006 dati non molto positivi per gli studenti italiani nelle materie scientifiche, ma nel 2009 i ragazzi italiani hanno recuperato posizioni andando nella giusta direzione perche' la cultura scientifica e' importantissima''.

SALUTE: ISTAT, SOLO 1 ITALIANO SU 3 PRATICA ATTIVITA' SPORTIVA

Nel 2010, in Italia, le persone di 3 anni e piu' che praticano sport sono 19 milioni e 200 mila (il 32,9 per cento della popolazione nella stessa fascia di eta'). Lo rivela l'Istat nell'indagine 'Noi Italia' pubblicata oggi.

Tra questi il 22,8 per cento si dedica allo sport in modo continuativo e il 10,2 per cento in modo saltuario. Coloro che pur non praticando uno sport svolgono un'attivita' fisica sono circa 16 milioni e mezzo (il 28,2 per cento della popolazione nella fascia di eta' considerata), mentre i sedentari sono piu' di 22 milioni, pari al 38,3 per cento della popolazione di 3 anni e piu'. La propensione alla pratica sportiva e' comunque aumentata (dal 26,8 per cento del 1997 al 32,9 per cento del 2010), di 1,8 punti percentuali solo nell'ultimo anno.

IMMIGRATI: SONO OLTRE 4,2 MILIONI. PIU' CHE TRIPLICATI DAL 2001

I cittadini stranieri iscritti nelle anagrafi dei comuni italiani all'inizio del 2010 sono oltre 4,2 milioni, il 7 per cento del totale dei residenti.

Rispetto al 2001 sono piu' che triplicati, mentre sono aumentati dell'8,8 per cento tra il 2009 e il 2010, un ritmo di crescita meno sostenuto rispetto agli anni passati. E' la fotografia scattata dall'Ista che rileva come l'incremento si riduca in conseguenza di diversi fattori: la crisi economica, l'attenuarsi dell'effetto congiunto dell'ingresso della Romania e della Bulgaria nell'Unione europea e l'entrata in vigore della nuova normativa sul soggiorno dei cittadini comunitari nei paesi dell'Unione.

Il profilo per cittadinanza della popolazione straniera residente in Italia e' piuttosto variegato. Le prime cinque collettivita' per consistenza al 1* gennaio 2010 (rumeni, albanesi, marocchini, cinesi, ucraini) rappresentano da sole piu' del 50 per cento del totale. Tra le comunita' piu' presenti, nel corso del 2009 sono cresciute maggiormente quelle dell'Europa dell'Est e del subcontinente indiano.

Al 1° gennaio 2009 i cittadini stranieri non comunitari regolarmente presenti in Italia erano poco meno di 3 milioni, circa 366 mila in piu' rispetto all'anno precedente. Circa l'88 per cento dei cittadini stranieri con regolare permesso di soggiorno risiede nel Centro-Nord. Nel tempo sono anche cambiati i motivi per i quali gli stranieri con permesso di soggiorno scelgono di vivere nel nostro Paese. E' sempre piu' elevata la quota di coloro che sono in Italia per motivi familiari: erano il 13 per cento circa nel 1992, sono quasi il 35 per cento nel 2009.

Gli stranieri in eta' fra i 15 e i 64 anni residenti in Italia presentano livelli di istruzione simili a quelli della popolazione nazionale. Circa la meta' degli stranieri e' in possesso al piu' della licenza media (il 49,7 per cento, a fronte del 47,2 per cento degli italiani). Il 40,2 per cento ha un diploma di scuola superiore e il 10,1 per cento una laurea.

Il costante incremento della popolazione straniera residente nel nostro Paese mostra effetti rilevanti anche nel mercato del lavoro. Nel 2009 le forze di lavoro straniere rappresentano l'8,6 per cento del totale. Il tasso di occupazione degli stranieri e' piu' elevato di quello degli italiani (64,5 a fronte del 56,9 per cento), cosi' come il tasso di disoccupazione (11,2 e 7,5 per cento, rispettivamente). Il tasso di inattivita' della popolazione straniera e', invece, inferiore di oltre dieci punti percentuali a quello della popolazione italiana (27,3 contro 38,4 per cento).

WELFARE: ITALIA SPENDE PIU' DEGLI ALTRI PAESI UE

In Italia la spesa per la protezione sociale assorbe quasi il 30 per cento del Pil e il suo ammontare per abitante supera i 7.500 euro annui (anno 2009).

Nel confronto europeo l'Italia si colloca al di sopra della media dell'Unione. Lo rileva l'Istat nel Rapporto in schede Noi Italia presentato oggi. La spesa per l'assistenza sociale erogata dai comuni rappresenta una componente importante del sistema di welfare adottato a livello locale.

In valore assoluto la spesa sociale dei comuni ammonta a 6,6 miliardi di euro e il valore medio per abitante e' pari a 110,7 euro (anno 2008).

La spesa per prestazioni sociali e' pari al 17,3 per cento del Pil e corrisponde a un importo pro capite di 4.544 euro (anno 2008). Nell'Italia settentrionale si concentra la quota maggiore sia della spesa per prestazioni sociali (50,5 per cento), sia delle entrate contributive (56,3 per cento).

Nel complesso sono state erogate 23,8 milioni di pensioni, per una spesa pari a 241.109 milioni di euro, il 15,4 per cento del Pil (anno 2008).

Nel 2008, il 51 per cento dei comuni italiani ha attivato almeno un servizio tra asili nido, micronidi o altri servizi integrativi/innovativi per l'infanzia, il 12,6 per cento in piu' rispetto al 2004. Molte regioni del Mezzogiorno sono ancora lontane dal garantire la diffusione di questa componente essenziale per consentire la conciliazione degli impegni casa-lavoro e favorire l'accesso delle donne al mercato del lavoro.

La percentuale di bambini in eta' 0-2 anni che fruisce di servizi per l'infanzia e' pari al 12,7 per cento. Molto ampio risulta il divario regionale: in Valle d'Aosta il 28,4 per cento dei bambini fino a 36 mesi fruisce del servizio, percentuale che scende al 2,7 per cento in Calabria.

DONNE: IN ITALIA 7 MLN HANNO SUBITO VIOLENZA FISICA O SESSUALE

Sono quasi 7 milioni le donne tra i 16 e i 70 anni che hanno subito violenza fisica o sessuale nel corso della loro vita, pari al 31,9 per cento: circa 5 milioni hanno subito violenze sessuali (23,7 per cento), quasi 4 milioni violenze fisiche (18,8 per cento). L'analisi, effettuata dall'Istat e contenuta nel rapporto 'NoiItalia', a livello territoriale rivela una maggiore diffusione della violenza fisica e sessuale nel Nord e nel Centro Italia, mentre nel Mezzogiorno i valori sono quasi sempre inferiori al dato nazionale.

TERRITORIO: SIAMO TRA I PAESI PIU' POPOLATI NELL'UE

Con una densita' media di circa 200 abitanti per chilometro quadrato, l'Italia e' tra i paesi piu' densamente popolati dell'Unione (media Ue27, circa 114 abitanti per km2). E' quanto emerge dal rapporto ''Noi Italia. 100 statistiche per capire il Paese in cui viviamo'' messo a punto dall'Istat.

I territori montani coprono una superficie pari al 54,3 per cento del territorio, ma si tratta di aree poco densamente abitate e in passato interessate da importanti fenomeni di spopolamento. Vi risiede soltanto il 18,2 per cento della popolazione. Al primo gennaio 2010 le Comunita' montane sono 266. Le aree protette considerate nella ''Rete Natura 2000'' coprono piu' del 20 per cento della superficie nazionale con una concentrazione relativa nel Mezzogiorno (dove sfiorano un quarto della superficie totale - anno 2009). Il nostro Paese si colloca al di sopra della media europea per territorio incluso sia nei Siti di importanza comunitaria (pari al 15 per cento), sia nelle Zone di protezione speciale (pari al 14,5 per cento).

In Italia ogni mille famiglie sono stati autorizzati progetti per la costruzione di 7,8 nuove abitazioni e di circa 580 metri quadrati di superficie utile abitabile in nuovi fabbricati residenziali. Il rapporto tra il numero di nuove abitazioni e famiglie residenti si e' fortemente ridotto negli anni piu' recenti (era di 11,8 nuove abitazioni nel 2005). Questo andamento e' comune al complesso dei paesi dell'Unione europea, dove il numero di nuove abitazioni autorizzate si e' dimezzato tra il 2006 e il 2009.

SANITA': SIAMO SOTTO FRANCIA PER SPESA PUBBLICA MA RECORD MEDICI

La spesa sanitaria pubblica italiana ammonta a oltre 110 miliardi di euro (7,3 per cento del Pil) e supera i 1.800 euro annui per abitante (anno 2009), ma e' molto inferiore a quella di altri importanti paesi europei come Francia e Germania. E' quanto emerge dal rapporto ''Noi Italia. 100 statistiche per capire il Paese in cui viviamo'' messo a punto dall'Istat.

Le famiglie, si legge nel rapporto, contribuiscono con proprie risorse alla spesa sanitaria complessiva per una quota pari al 21,3 per cento.

La spesa sanitaria delle famiglie rappresenta l'1,9 per cento del Pil nazionale e ammonta a 1.178 euro per famiglia (anno 2008). L'Italia e' tra i paesi Ue quello con il maggior numero di medici in strutture sanitarie pubbliche e private sul totale della popolazione residente, quasi 410 ogni centomila abitanti (2009). Tra il 2002 e il 2007, in tutte le regioni si e' verificata una convergenza dell'offerta di posti letto ospedalieri per abitante verso la media nazionale, scesa da 4,3 a 3,7 posti letto ogni mille abitanti.

La mobilita' ospedaliera fra regioni e' un fenomeno rilevante: nel 2008, le regioni sono state interessate da circa 650 mila ricoveri ospedalieri di pazienti non residenti (immigrazione ospedaliera) e da oltre 570 mila ricoveri effettuati dai pazienti in una regione diversa da quella di residenza (emigrazione ospedaliera).

I tumori e le malattie del sistema circolatorio, piu' frequenti nelle eta' adulte e senili, rappresentano le principali cause di ricovero sia in Italia, sia nel resto dell'Europa.

Le malattie del sistema circolatorio rappresentano la principale causa di morte in quasi tutti i paesi dell'Ue. In Italia, il tasso standardizzato di mortalita' per queste cause e' pari a 32,6 decessi ogni diecimila abitanti, quello relativo ai tumori e' pari a 26,6 decessi ogni diecimila abitanti, con valori maggiori negli uomini (36,8) rispetto alle donne (19,6). I tumori rappresentano in Italia e in Europa la seconda causa di morte (2007).

Il fumo, l'alcol e l'obesita' sono i principali fattori di rischio per la salute. In Italia, nel 2009, i fumatori rappresentano il 23 per cento della popolazione di 14 anni e piu', i consumatori di alcol a rischio il 16,1 per cento, le persone obese il 10,3 per cento.

AGRICOLTURA: IN ITALIA 1,7 MLN DI AZIENDE. CRESCE AGRITURISMO

Le aziende agricole sono circa 1,7 milioni in Italia con una superficie totale di 17,8 milioni di ettari (2007). Nell'arco di un decennio la forte diminuzione del numero di aziende agricole (-474 mila unita') si e' accompagnata all'aumento della dimensione media: e' il cambiamento piu' evidente avvenuto nella struttura del settore agricolo nel periodo intercensuario, in linea con le tendenze in atto in Europa.

E' la fotografia scattata adall'Istat che ha presentato oggi ''Noi Italia.

100 statistiche per capire il Paese in cui viviamo''.

Il valore aggiunto per addetto del settore ogni 100 euro di costo unitario del lavoro e' pari a circa 114 euro (anno 2007). La performance e' correlata positivamente con la dimensione delle aziende agricole. Quelle piu' competitive sono localizzate nel Nord-est e nel Centro.

In Italia, e' stato distribuito in agricoltura circa un quintale di fertilizzanti semplici per ciascun ettaro di superficie agricola utilizzata (Sau); la distribuzione e' concentrata principalmente nel Nord (2009). Nello stesso anno sono state complessivamente distribuite in agricoltura 147,5 mila tonnellate di prodotti fitosanitari e 74,2 mila tonnellate di principi attivi.

Ma il vero boom arriva dal connubio turismo e natura: a fine 2009 le aziende agrituristiche sono poco piu' di 19 mila, piu' di un terzo gestite da donne. Il forte incremento registrato negli ultimi cinque anni (erano circa 14 mila nel 2004) coinvolge anche la disponibilita' di posti letto, cresciuta da 141 mila a 193 mila unita', a indicare anche una sostenuta crescita della domanda per questo tipo di turismo.