economia

Eurotrafo. Preoccupazioni dell'UGL per la delocalizzazione. L'azienda: è grazie alle commesse da Cina e India che stiamo salvaguardando la produzione a Fabro

mercoledì 21 aprile 2010

Gli iscritti UGL dell'Eurotrafo di Fabro tornano a ribadire la propria preoccupazione sul loro futuro lavorativo. "Il percorso riorganizzativo che i vertici aziendali hanno intrapreso per Eurotrafo - affermano in una nota gli iscritti all'Unione Generale del Lavoro - oggi assume una chiara chiave di lettura: il ridimensionamento dell'azienda, ridotta a semplice stabilimento, con gravissime ripercussioni occupazionali; si parla di 30 esuberi, ma la nostra sensazione è che si possa arrivare alla possibile chiusura della stessa".

"Tutte queste operazioni - continua la nota dell'UGL - hanno lasciato Eurotrafo in un regime di autogestione, senza dirigenti di riferimento e solo grazie al buon senso e alla costanza delle maestranze, l'azienda continua a portare avanti la produzione. Inoltre, la continua mancanza di materiali e al loro scarsa qualità, pregiudicano il risultato finale del prodotto e la puntualità sulla consegna. Siamo stufi di sentirci dire che la situazione in cui ci troviamo è figlia della crisi del mercato mondiale, quando, a nostro avviso, grande responsabilità va attribuita ai vertici aziendali, che stanno utilizzando questo momento difficile per delocalizzare la produzione e favorirne l'insediamento in Cina e in India. Ne è la dimostrazione il fatto che oggi l'unica produzione, a tempo di scadenza, con numeri significativi, che viene fatta in Eurotrafo, non è altro che sub lavoro che proviene da questi insediamenti non completamente attivi. Purtroppo non vediamo da tempo la messa in produzione di nuovi articoli che consentirebbero di continuare con sicurezza l'attività lavorativa. Gli iscritti dell'UGL chiedono, quindi, all'azienda chiarezza sul futuro dell'Eurotrafo, attraverso un incontro urgente con le RSU e le Segreterie, dove vengano definiti in maniera definitiva le reali intenzioni della Direzione sul sito produttivo di Fabro".

Non è dello stesso avviso e vede la questione da un altro punto di vista l'azienda, che tramite la Dott.ssa Borelli, responsabile del personale, precisa alla nostra testata che non c'è nessuna intenzione di delocalizzazione, ma che si sta semplicemente inseguendo il mercato là dove è possibile. Eurotrafo infatti - spiega la Dott.ssa Borelli che afferma di averlo più volte fatto presente a sindacati e istituzioni - altro non è che una parte del gruppo Trafomec, che ha filiali di riferimento in vari paesi europei ed extraeuropei, a sua volta intermediario, per pezzi di prodotto, di grandi multinazionali che, per ben note ragioni di mercato (il costo del lavoro e i luoghi di maggiore richiesta del prodotto) hanno deciso di delocalizzare in Cina e in India. "Contrariamente a quanto l'UGL afferma - sostiene Borelli - è proprio grazie alla richiesta che ci viene da questi Paesi che, finché non si sarà stabilizzato il mercato europeo, stiamo facendo lavorare Eurotrafo, prendendo ordini in Cina e India e facendoli produrre a Fabro piuttosto che in luoghi dove potrebbe essere più conveniente. Non siamo noi che abbiamo delocalizzato, ma le multinazionali e, data la fatica che stiamo facendo per salvaguardare il marchio Eurotrafo, mi sembra chiaro che lo consideriamo un valore da non abbandonare. Abbiamo avviato un percorso che, con la cassa integrazione, sta cercando di salvaguardare i lavoratori in questo periodo di crisi ma, come non mi stanco di dire ormai da anni, bisogna stare dalla stessa parte e non cavalcare in modo miope la protesta".

La Dott.ssa Borelli respinge poi drasticamente l'idea che non ci siano dirigenti di riferimento in quanto, proprio per questioni di risparmio ed efficienza, si è proceduto solo verso un accentramento delle responsabilità. Quanto alla qualità dei materiali, è sulle maestranze che la Dott.ssa Borelli rilancia la palla, affermando che da qualche tempo si riscontrano errori di lavorazione che compromettono il rapporto con il cliente finale. Definiti strutturali, infine, i ritardi che possono capitare nelle consegne, considerando che, per ragioni fiscali, non ci si può caricare di oneri eccessivi nel magazzino.