economia

Sintesi dei risultati della ricerca "Orvieto: gli scenari del domani"

domenica 29 marzo 2009

Ecco di seguito la sintesi del principali risultati della ricerca "Orvieto: gli scenari del domani" realizzata dal Censis:

1. Le scelte di Orvieto e dell'orvietano per l'eccellenza territoriale

Territorio d'eccellenza si diventa non si nasce, così si potrebbe sintetizzare il problema di cosa sia e/o cosa occorra fare per diventare eccellenza; per Orvieto questa è una verità essenziale, perché si tratta di un territorio molto dotato dal punto di vista strutturale, che ha avuto cicli di crescita molto intensa che ne alimentano tuttora il livello di benessere, ma che oggi deve scegliere come attivare un nuovo ciclo di crescita.
Non c'è nulla di scontato, anche perché è forte la tentazione di rimanere fermi, cristallizzati sui risultati raggiunti che, tra l'altro, continuano a dare un certo benessere; e tuttavia la città, una parte della sua classe dirigente sociopolitica, mostrano una certa consapevolezza che occorre mettere in campo una forza di rigenerazione, in grado di rompere tentazioni stagnazioniste, microinteressi e rinserramenti in rendite di posizione.
Prima ancora che di un progetto, di un investimento, di un'infrastruttura, la città ha bisogno di convincersi come comunità che è necessario dare vita ad una nuova fase, che valorizzi i risultati del passato, recente e meno recente, che superi una microconflittualità esasperante e soprattutto sterile, che rompa le ricorrenti tentazioni di autoreferenzialità territoriale e sociale; solo così sarà possibile moltiplicare le opportunità individuali e collettive di crescita, grazie alla progressiva affermazione di una nuova idea di Orvieto, come città della qualità, aperta, relazionale, internamente coesa, con un'identità forte che si rispecchia in ogni attività e produzione materiale e immateriale che si svolge nel suo territorio.
E questa spinta alla rigenerazione deve coinvolgere tutto il territorio dell'orvietano, rendendolo un insieme composito, articolato e plurisettoriale economicamente, ma socialmente coeso, capace di riconoscersi in un'identità e in un progetto collettivo comune.
Lo stesso brand territoriale non potrà che riflettere questa riscoperta virtuosa delle radici, della terra, della identità, consentire al territorio orvietano di andare per il mondo, che sia quello reale o quello virtuale, senza timori di subire colonizzazioni ma, anzi, con la capacità di beneficiare nella massima misura delle reti di relazioni, da quelle di prossimità a quelle lunghe, dentro e oltre i confini italiani.

2. Condividere le scelte: una strategia efficace di crescita della comunità

Può un territorio reinventare se stesso, decidere di ricercare in modo condiviso, magari passando, se necessario, attraverso un confronto anche aspro, il suo futuro, senza che vi siano eventi traumatici, dirompenti ad imporlo? E' questa la grande sfida di Orvieto, quella che l'amministrazione comunale ha posto all'attenzione della comunità chiedendo in questa scelta il supporto tecnico-scientifico del Censis, che ha portato avanti le diverse attività di ascolto, elaborazione e analisi del progetto di definizione degli scenari futuri. Le attività realizzate sono state:
- un'indagine quali-quantitativa su un ampio panel di rappresentanti dei principali soggetti socioeconomici del territorio;
- interviste qualitative ad un gruppo di testimoni privilegiati che sono stati chiamati a delineare la loro idea del futuro dell'orvietano;
- un'elaborazione e un'analisi dei dati di varia fonte relativi ai diversi aspetti della vita socioeconomica del contesto orvietano.
Il progetto non ha significato solo enucleare sulla base di saperi specialistici informazioni utili appunto a delineare scenari costruiti a tavolino, ma piuttosto ha puntato ad offrire la base materiale conoscitiva per un'ampia discussione, che coinvolga, mobiliti, incida nel corpo sociale.
Pertanto, i risultati analizzati nel presente testo non sono solo i risultati del sapere specialistico, ma anche espressione del sapere diffuso, quello proprio della comunità e, più in particolare, dei suoi soggetti associativi e organizzati, dell'economia e del sociale.

3. Lo stato dell'arte

Disegnare scenari vuol dire partire da un quadro di partenza condiviso, da una lettura della realtà sulla quale tutta la comunità può ritrovarsi, al di la delle specificità o delle angolature individuali. L'interpretazione dei principali indicatori socioeconomici permette di dire che Orvieto e il suo territorio vivono una situazione di inerziale benessere. Infatti, i numeri, anche nella loro dinamica temporale, rivelano che Orvieto è una realtà solida, benestante, che oggi beneficia della capacità costruita da più generazioni di raggiungere buoni livelli di performance nell'imprenditorialità, nella disponibilità di reddito, negli indicatori turistici, ecc. tanto che la città in molti casi si colloca ai vertici delle graduatorie dei comuni umbri.
Due semplici indicatori relativi all'economia e al reddito familiare corroborano in modo molto esplicito questo quadro:
- le imprese attive per 1.000 abitanti a Orvieto sono pari a 102,9 per 1.000, ampiamente al di sopra del valore provinciale di Terni (83,6 per 1.000), a quello umbro (94,2 per 1.000) e a quello del Centro Italia (91,3 per 1.000);
- il reddito imponibile medio per contribuente, a dati 2005, è stato pari a 19.142,9 euro, superiore ai valori medi regionali e provinciali, e tale da collocare Orvieto al quarto posto della graduatoria provinciale guidata da Terni, comune capoluogo.
Questi semplici dati già consentono di dire che ogni catastrofismo è da bandire, che a Orvieto persiste un buon livello di benessere; e tuttavia, è indispensabile dare uno scossone, sia pure condiviso, per riattivare nuove opportunità di crescita. Non a caso, stagnazione e cristallizzazione sono alcuni dei termini più utilizzati dagli attori socio-economici intervistati, ed essi indicano la consapevolezza che occorre tempestivamente fare delle scelte per rimettere in movimento la città.

4. La crisi e il nuovo contesto

L'indagine consente di comprendere come la comunità locale e suoi attori socioeconomici più importanti stanno metabolizzando la crisi, anche grazie al confronto tra le opinioni degli operatori orvietani e quelle degli attori socioeconomici dei territori di eccellenza analizzati di recente dal Censis. Emerge che:
- per quasi il 29% degli attori orvietani il proprio territorio è stato colpito dalla crisi in modo pesante, mentre è oltre il 40% degli attori socioeconomici intervistati nei territori di eccellenza ad avere una tale opinione;
- l'impatto parziale della crisi, in particolare sul fronte dei consumi, viene affermata da oltre il 68% degli orvietani di contro a circa il 47% degli intervistati nei territori di eccellenza;
- l'idea che si tratti di un impatto marginale che colpisce solo poche realtà ad Orvieto è condivisa da circa il 3% degli intervistati che diventano il 13% nei territori di eccellenza.
In pratica, l'orvietano guardi a questa crisi con preoccupazione, ma senza isterie o catastrofismi; per il prossimo futuro coloro che prevedono un peggioramento della situazione per effetto della crisi sono certo la maggioranza (il 54,3%), ma è una quota inferiore rispetto a quella registrata nei vari territori di eccellenza dove supera il 63%. Oltre il 17% degli attori socio-economici orvietani pensa ad un miglioramento nel prossimo futuro (negli altri territori tale quota non arriva al 4%).
Il rischio vero per la città di Orvieto è negli atteggiamenti che i residenti potrebbero assumere per cautelarsi, e nella tendenza di soggetti locali ad assumere comportamenti opportunistici, vale a dire che approfittano della crisi per prendere decisioni, (ad esempio, di riduzione dei livelli occupazionali) che scaricano sulla collettività costi, magari derivati da propri errori.

5. Risorse e soggetti per un nuovo ciclo di crescita: la qualità come brand

Il patrimonio storico-artistico (47,1%), il brand/immagine del territorio (38,2%), le produzioni locali tipiche (35,3%), la collocazione geografica (35,3%) e le infrastrutture esistenti (35,2%) sono gli elementi che più possono contribuire a determinare la crescita del territorio secondo gli attori socioeconomici orvietani.
Lo sviluppo per Orvieto non può che partire dalla opportuna valorizzazione di tutto ciò di cui è dotato dal punto di vista strutturale e che ha già giocato un ruolo importante nei cicli precedenti di crescita.
Occorre dare ulteriore forza a quello che Orvieto è ed ha di meglio; se in questa fase di crisi Orvieto non sbanda e riesce a vivere come ha fatto nel tempo è perché i suoi protagonisti si attaccano a pilastri solidi, appunto la ricchezza di base, paesaggistica, culturale, ma anche quella espressione della accumulazione del sapere, delle abilità e dei talenti degli orvietani, di cui però occorre ripensare le modalità di impiego e di valorizzazione.
Tra i pilastri occorre inserire la terra, non come ritorno all'agricoltura di un tempo o agli stili di vita un po' passatisti, ma piuttosto come modalità molto moderna di risposta alla richiesta di qualità, di genuinità, e anche alla temperanza nei consumi, tutte cose che producono e produrranno sempre più una domanda di massa per le produzioni materiali e immateriali (si pensi a quanta cultura produce il rapporto con la terra) che hanno origine proprio nel rapporto con la terra.
Strategico diventa il brand Orvieto (per il 75% iniziative di promozione del brand avrebbero alti impatti sulla crescita), che va inteso al di la delle specifiche produzioni materiali e immateriali, delle produzioni locali o della dotazione paesaggistica, piuttosto come condensato di tutto questo, da lanciare e rendere immediatamente riconoscibile, al punto da costituire una risorsa a sé stante, piuttosto che qualcosa che deve vivere di uno o più aspetti specifici.
Per quasi il 76% del panel di intervistati sono gli imprenditori a dovere giocare un ruolo primario per lo sviluppo; al secondo posto c'è il Comune (60,6%) in linea con la storia dello sviluppo locale anche se è ormai chiaro tra i testimoni privilegiati intervistati che nel prossimo futuro l'amministrazione comunale non potrà certo supplire alla responsabilità ed alla concreta azione dei soggetti privati. Al terzo posto sono citate le banche, indicate dal (57,6%) degli attori socioeconomici, ed è questo un auspicio decisivo per il territorio orvietano, visto che negli ultimi anni banche e fondazioni bancarie, secondo i testimoni privilegiati, non hanno esercitato un ruolo trainante.

6. Gli ostacoli da rimuovere

Riguardo ai fattori sociali e di psicologia collettiva che possono rappresentare un ostacolo per la crescita, il 66,7% degli intervistati ha richiamato la tendenza a difendere quello che si ha piuttosto che a sfruttare le nuove opportunità.
Per il 54,5% ostacolo cruciale è la tendenza alla conflittualità inconcludente, per oltre il 33% degli attori intervistati è la scarsa abitudine dei cittadini a giocare in prima persona.
Ciò sembra cozzare con la forte propensione degli orvietani a fare impresa e anche con la notevole vitalità associativa; tuttavia, è indubbio che Orvieto ha nel Dna della sua storia recente un protagonismo istituzionale di primissimo piano, una capacità delle istituzioni locali, a cominciare dal Comune, di stare dentro i processi come soggetto trainante, cosa che inevitabilmente ha generato una certa tendenza a giocare in contropiede.

7. Di cosa c'è bisogno nella cultura degli attori socioeconomici locali?

Di cosa ha bisogno Orvieto per potenziare la sua capacità competitiva globale?
Quasi il 56% degli intervistati ha indicato che per fare crescere la qualità del territorio orvietano, la sua capacità competitiva globale, occorre puntare soprattutto a fare crescere la capacità di sapersi innovare, per oltre il 41% un aspetto piuttosto problematico è che negli attori socioeconomici orvietani prevale la paura della dispersione delle risorse tanto che quasi l'85% degli attori socioeconomici ritiene indispensabile scegliere poche e chiare opzioni sulle quali puntare. E' questo un tema controverso, che va affrontato con approccio critico visto che avere un portafoglio di opportunità, come accade a Orvieto, non può che essere considerato come una grande risorsa da valorizzare. Infatti, l'eccellenza non è quasi masi monosettoriale.
La relazionalità con altri territori, per il 38,2% è fondamentale la capacità di salvaguardare il patrimonio delle risorse.
Innovare significa per gli orvietani reinventare quello che si è fatto sinora, valorizzare nel nuovo contesto le risorse più tradizionali dell'orvietano, dal patrimonio storico-artistico alle produzioni locali sino agli antichi mestieri e saperi. E' indispensabile una riscoperta spendibile delle proprie radici, proporre al mercato globale uno stile di vita, di rapporto con la propria storia, la propria identità, il proprio territorio.
Quasi il 70% degli attori locali rileva che la salvaguardia del territorio deve essere il fulcro delle scelte, anche se limita o aumenta il costo delle infrastrutture, mentre è più del 30% a puntare tutto sulla costruzione di nuove infrastrutture e complessi residenziali per le crescenti esigenze dello sviluppo.
Non traspare un ambientalismo statico, piuttosto una cultura collettiva che, nella sua linea prevalente, vuole guardare alla risorsa territorio non come ad un giacimento da svuotare, ma come ad una sorgente di reddito e ricchezza da tutelare, da utilizzare con cautela, guardando alle prospettive future, anche alle esigenze delle generazioni di orvietani che verranno.

8. L'agenda delle cose concrete

Entrando nell'agenda delle cose da fare a prevalere è:
- il richiamo ad un'offerta scolastica e formativa orientata su alcune attività locali indicata dal 47,1 %;
- interventi per la crescita dei flussi turistici (41,2);
- l'avvio di produzioni in nuovi settori (41,2%);
- importanti investimenti imprenditoriali (41,1%);
- centri di ricerca, corsi universitari di eccellenza e poli tecnologici (41,0%).
E' evidente l'attenzione che operativamente viene prestata alla dimensione universitaria e formativa della città che, però, non viene pensata avulsa dal contesto, ma piuttosto viene sottolineata la necessità di ripensare l'offerta formativa rispetto alle potenzialità occupazionali locali.
Una filiera formazione-occupazione corta, legata esplicitamente agli sbocchi occupazionali locali, della qualità diffusa nei vari settori, rappresenta un valore aggiunto al quale la crescita futura di Orvieto non può rinunciare.
Alto impatto sulla crescita futura dell'orvietano per il 76,5% verrà dalle iniziative di marketing territoriale o di altro tipo per rilanciare Orvieto come marchio di qualità, per oltre il 53% degli attori socioeconomici dalla rifunzionalizzazione del centro storico; per il 51,4% dalle nuove strade e modalità di accesso alla città, che sia la complanare o il secondo casello di Orvieto nord o, ancora, le altre iniziative che intervengono sulla viabilità; per oltre il 48% degli intervistati, dai grandi eventi per destagionalizzare i flussi turistici e anche dai progetti di valorizzazione della cultura enogastronomica locale.
Si tratta di iniziative mirate a obiettivi molto concreti, che hanno impatti diffusi, vale a dire che finiscono per dare beneficio a settori diversi, dalle strutture ricettive a quelle della ristorazione alle attività commerciali più ampiamente intese, e gli attori socioeconomici mostrano di apprezzarli.

9. I problemi che verranno

Due sono problemi destinati ad approfondirsi nel prossimo futuro secondo gli orvietani (tab. 15):
- per oltre l'82% la tendenza dei giovani più qualificati ad andare via dalla città, a stabilirsi altrove;
- per quasi il 53% l'invecchiamento della popolazione.
Una città che invecchia difficilmente può immaginare un ciclo di sviluppo incessante, ma non perché la popolazione anziana che è stata protagonista del decollo della città non abbia le competenze sociali per farlo, ma perché esiste un nesso tra il ciclo di vita dei protagonisti locali e quello delle rispettive comunità. Bisogna tornare ad essere una città anche per i giovani, dalle prospettive occupazionali alla qualità della vita e, pertanto, è cruciale attivare strategie praticabili di riequilibrio della composizione per età della popolazione.
In parallelo con l'invecchiamento, è l'incremento della domanda di assistenza socio-sanitaria il principale problema sociale destinato a pesare sul futuro di Orvieto (41,2%), seguito dall'erosione dei legami sociali nella comunità (35,3%) e dalle difficoltà di mobilità oltre l'orvietano per i pendolari (32,4%).

10. Promuovere una demografia amica della crescita

I dati demografici, in sintesi dicono che:
- nel periodo 1997-2007 la popolazione di Orvieto che è prossima alle 21 mila unità è aumentata del +0,9%, di contro al +4,5% della provincia di Terni ed al +8,2% della regione Umbria;
- è elevato, soprattutto, il tasso di mortalità della popolazione (14,3 per 1.000 di contro a 12,4 per 1.000 della provincia di Terni, a 11 per 1.000 per la regione Umbria e a 9,6 per 1.000 per l'Italia). Il tasso di natalità è in linea con quello provinciale (8,5 per mille), anche se inferiore a quello regionale ed a quello nazionale;
- l'indice di vecchiaia, che rapporta gli anziani e i giovani con età fino a 14 anni, a Orvieto risulta pari a 238,4%, nettamente superiore al dato provinciale (210,6%) a quello regionale (183,6%) ed a quello nazionale (142,8%).
E' un chiaro trend di lenta stabilizzazione della popolazione residente e di invecchiamento della stessa, oltre che di riduzione del peso degli adulti con problemi di sostenibilità economica per i due segmenti della popolazione che non lavorano. Tenuto conto della estrema lentezza dei trend demografici, al 2030 la popolazione residente dovrebbe crescere sino a 21.823 (+4,1%) con un decollo degli anziani (+12,6% pari a oltre 6.200 persone). Immaginando di porre un obiettivo di crescita della popolazione residente pari almeno a quello regionale, (+11,6%) il totale dei residenti salirebbe a 23.377.
Per raggiungere tale obiettivo occorre promuovere la natalità al punto da portare i nuovi nati previsti per il 2030 ad un totale di 194, con un +15% rispetto a quelli previsti.
Immaginando, invece, di volere portare il tasso di crescita naturale atteso per il 2030 a livello di quello regionale, occorre spingere il numero di nuovi nati fino a 253 bambini, oltre 80 nuove nascite annue rispetto a quelle previste per Orvieto. Quello che risulta evidente è la necessità di uno sforzo specifico per fare affluire giovani coppie e/o incentivare le natalità dei locali. Dovrebbe crescere, ad esempio, l'offerta di nuova residenzialità e quella di servizi socio-educativi per la prima infanzia.
Quanto agli stranieri le stime per Orvieto al 2030 indicano un incremento di oltre il 171%, tanto da passare dall'attuale incidenza sulla popolazione locale del 6,6% ad oltre il 17%.

11. L'imprenditorialità: la priorità del rilancio

Le imprese attive ad Orvieto nel 2008 erano 2.157, per un valore pari a 102,9 per 1.000 abitanti però, nel periodo 2003-2008, si è registrato un rallentamento nelle imprese attive con un -0,3%, mentre negli altri contesti territoriali considerati si sono registrati variazioni percentuali positive, in particolare nel Centro Italia dove è risultato pari a più del 15%.
L'incidenza del manifatturiero sulle imprese attive è tutto sommato in linea con la media regionale, mentre si riscontra un peso mediamente più elevato per le imprese attive nel commercio, e anche per alberghi e ristoranti (incrementati del 13% circa).
Il rallentamento degli ultimi anni ha un po' eroso il tessuto produttivo, visto che se Orvieto avesse avuto un incremento nel 2003-2008 almeno pari a quello umbro ci sarebbero state 88 imprese in più, se invece si fosse attestato sul dato medio Centro Italia, le imprese attive in più sarebbero state 335. Per il commercio il gap di imprese attive rispetto al dato regionale ed a quello del Centro Italia è pari, rispettivamente, a 38 e a 90 imprese attive.
E' chiaro che per Orvieto si apre una stagione importante di rilancio dell'imprenditoria locale, di stimolo all'assunzione di rischio imprenditoriale da parte di residenti locali, e per fare questo occorre ovviamente creare le condizioni adeguate.

12. Gli spazi di ampliamento dell'offerta di credito

A Orvieto esiste uno spazio abbastanza ampio per aumentare l'attesa di credito agli operatori locali. Infatti, il tasso di utilizzo dei depositi dell'Umbria è stato sistematicamente superiore, dal 1983 al 2007, a quello di Orvieto, tanto che nel 2007 è risultato pari a oltre 192,3% di contro a
173% a Orvieto. Ancora più netto lo scarto del dato di Orvieto rispetto al dato dell'Italia centrale (200,4%) e a quello dell'intero Paese (200,2%).
Pur considerando il carattere assolutamente indicativo di questa variabile, e il fatto che il credito è questione complessa che rinvia sia alla volontà e alle strategie dell'ente erogatore, sia alle richieste e capacità dei soggetti richiedenti, tuttavia dal confronto a dati 2007 tra le performance bancarie e del credito dell'Umbria, dell'Italia e di Orvieto emerge che:
- a partire dal livello di depositi della città di Orvieto per portare il tasso di utilizzo della raccolta bancaria al valore medio regionale occorreva spingere gli impieghi oltre 500 milioni di euro, vale a dire che occorrevano quasi 50 milioni di euro in più di quelli effettivamente erogati;
- per portare il tasso di utilizzo a quello nazionale, invece, il credito erogato avrebbe dovuto superare ampiamente 522 milioni di euro, vale a dire addirittura 70 milioni di euro in più rispetto a quanto effettivamente erogato nell'orvietano.
Va tenuto presente che gli orvietani hanno un valore dei depositi procapite più alto rispetto agli altri ambiti considerati, vale dire che producono risparmio in misura maggiore dei residenti negli altri contesti, e tuttavia di questi soldi ne tornano indietro meno di quanto si rileva altrove.

13. Le potenzialità del turismo

Per l'eccellenza nell'accoglienza turistica vale il principio che "eccellenza si diventa non si nasce", vale a dire che non basta avere una rilevante dotazione di patrimonio artistico, ambientale, paesaggistico ecc., ma occorre saperlo valorizzare, promuovere, mettere sul mercato tutelandone l'unicità e anche l'irripetibilità. E' pertanto necessario per fare eccellenza:
- l'esistenza di una politica complessiva di manutenzione e tutela del paesaggio, e di valorizzazione della qualità ambientale del territorio;
- la presenza di iniziative pubbliche e private tese a recuperare e valorizzare le produzioni tipiche e la cultura locale proponendo un'offerta integrata di tutto l'ambito territoriale (e non solo delle singole località), che sappia diventare un brand;
- la diffusione di una cultura amministrativa ed imprenditoriale consapevole della rilevanza dei fattori qualitativi nell'organizzazione dell'accoglienza;
- un livello adeguato di accessibilità del territorio che, indipendentemente dal suo posizionamento periferico, non scoraggi e anzi incentivi l'arrivo di visitatori da altri contesti.
E' cruciale per l'orvietano misurarsi con i singoli aspetti citati, con la capacità di rispondere ad essi ed eventualmente con la definizione delle iniziative atte a consentirne la concretizzazione.
Le strutture ricettive censite erano 118 nel 2007 con una variazione rispetto al 2001 del +93,4% dato nettamente superiore a quello dei vari ambiti territoriali presi in considerazione, che sia quello provinciale di Terni, quello regionale umbro, quello del Centro Italia, dove addirittura si registra una significativa scrematura nello stesso periodo, e quello nazionale.
I posti letto sono aumentati di oltre un quarto, quindi in misura inferiore rispetto alle strutture con la conseguente diminuzione della dimensione media delle strutture stesse con il -10%.
Gli arrivi sono stati oltre 162 mila, dato in crescita rispetto a sei anni prima di quasi l'8%, dinamica però inferiore a quella degli altri ambiti territoriali; invece, le presenze sono aumentate di poco meno di un quarto raggiungendo quasi 363 mila.
Tuttavia, Orvieto ha una permanenza media troppo bassa, pari a 2,2 giornate, inferiore al dato medio regionale, e in misura piuttosto consistente ai dati medi dell'Italia centrale e dell'Italia in generale.
Come noto, la parte più consistente dell'irrobustimento dell'offerta turistica ha riguardato gli agriturismo e altri esercizi complementari che hanno incrementato la propria capacità ricettiva, incidendo in misura decisiva rispetto all'aumento delle presenza turistiche nell'orvietano.
Dalle interviste qualitative emerge il rischio di una conflittualità più o meno sotterranea, tra i vari segmenti dell'offerta ricettiva, visto che è cresciuta nei tempi più recenti la capacità competitiva degli agriturismo soprattutto, ma anche di altri esercizi complementari, come B&B, strutture più agili e più semplici da gestire, capaci anche di catalizzare normative e incentivi a sostegno.
E' chiaro che nel caso dell'orvietano solo una concezione a matrice dell'offerta, la sua capacità di vivere positivamente l'articolazione, la differenziazione dei pacchetti e servizi, può garantire una crescita dell'intera comunità.
L'analisi comparativa statica mostra che rispetto alla permanenza media della provincia di Terni, ad Orvieto sono mancate almeno 42.349 presenze, perché il totale delle presenze avrebbe dovuto superare oltre 405 mila. Salire alla permanenza media della regione vuol dire incrementare le presenze complessive a quasi 470 mila, mentre prendendo il benchmark del valore medio nazionale addirittura le presenze avrebbero dovuto essere superiori a 570 mila.
E' una dimensione, anche se puramente teorica, di ampliamento quantitativo del turismo orvietano, una direttrice di evoluzione che, sicuramente, è possibile e verso la quale occorre tendere.
Così, se gli arrivi ad Orvieto si adeguassero al tasso di crescita medio annuo del Centro Italia per il periodo 2003-2008 dovrebbero salire a quasi 172 mila pari a quasi 10 mila arrivi in più.
Adeguandoci al tasso di crescita medio annuo di una best practice come Grosseto, gli arrivi dovrebbero volare oltre 183.000, con un +21.000 rispetto ai valori attuali.
Sono parametri teorici, ma che segnalano spazi di miglioramento delle performance turistiche.
Ci sono altre due questioni aperte sulle quali intervenire:
- una articolazione dell'offerta alberghiera troppo schiacciata verso una qualità medio bassa (oltre il 78% delle presenze sono concentrate negli alberghi fino a tre stelle);
- una robusta stagionalizzazione dei flussi turistici, soprattutto nel settore extra-alberghiero che è quello che più è cresciuto negli ultimi anni.

14. Lo sviluppo per linee longitudinali

E' indispensabile porre l'attenzione sulla relazionalità, sulla capacità di Orvieto di essere nodo di reti che afferiscono a dinamiche ed opportunità economiche diverse.
La solidità delle relazioni nella comunità è un presupposto della capacità di fare relazioni, soprattutto se, come nel caso di Orvieto, si vuole giocare un ruolo da protagonista sia come nodo strategico di alcune reti (da quella regionale umbra a quella legata alle dinamiche dell'alto Lazio a quella più lunga legata alle opportunità turistiche ecc.) sia come nodo tra le varie reti.
Oltre il 61% degli intervistati ritiene che conta molto l'attivazione di partnership e collaborazioni tra soggetti e istituzioni con altri territori ai fini dello sviluppo dell'orvietano.
A quali territori guardano gli orvietani? L'area alla quale viene attribuita la più alta strategicità in termini di rapporti da potenziare, sviluppare, consolidare dal punto di vista dello sviluppo di Orvieto è sicuramente l'alto Lazio, fino all'area di Civitavecchia indicata addirittura dal 60% degli intervistati, segue il viterbese con il 56,7% degli intervistati che lo reputano strategico per la crescita di Orvieto, quindi la bassa Toscana indicata dal 44,8%, poi l'area metropolitana di Roma segnalata da quasi il 43% e, più in basso, il territorio regionale umbro con il 31%.
L'area di Civitavecchia, ovviamente, rinvia in primo luogo al Porto turistico, ed alle dinamiche del crocierismo che rappresenta una porta di accesso di turisti, reddito, opportunità economica di notevole livello. Si stima infatti a circa 500 mila il numero di persone che arrivano a Civitavecchia e che non hanno Roma come meta prescelta. Tuttavia gli attuali tempi di trasferimento verso Orvieto non sono assolutamente tali da incentivare lo spostamento verso tale area.
C'è poi l'area del viterbese che, invece, rinvia alle prospettive legate all'aeroporto low cost, una prospettiva dai numeri assolutamente rilevanti, e destinato a rappresentare un exaptation a livello locale, capace di incidere in profondità nella geografia economica di tutto il contesto territoriale che si va considerando.
Le previsioni sul traffico aereo sull'aeroporto di Viterbo oscillano tra un minimo di 3 milioni all'anno e un massimo di 5 milioni di passeggeri che approderanno sull'aeroporto. Per attivare una prospettiva trasversale di sviluppo è indispensabile operare su due livelli:
- infrastrutture che taglino drasticamente i tempi di spostamento, vale a dire che rendano praticabile il territorio orvietano in modo molto più facile di quanto sia possibile adesso;
- pacchetti in grado di attrarre i visitatori che si muovono nella logica low cost, vale a dire alla ricerca dell'equilibrio ottimale tra spesa e esperienza, tra opportunità di accedere a contesti particolarmente stimolanti sotto il profilo culturale e investimento che non può superare certi limiti. Questo però è un punto importante: il visitatore low cost valorizza il taglio dei costi di volo aprendosi ad opportunità turistiche interessanti, anche se a costi lievemente superiori. Conta il rapporto qualità-costo, visto che il peso dei costi di volo sul budget sono ridotti dal ricorso alle compagnie low cost.
Altra area sulla quale si concentrano le aspettative degli orvietani è quella metropolitana di Roma, bacino dal quale gli orvietani immaginano di attirare flussi turistici, perché da Roma le condizioni di viabilità sono ovviamente migliori rispetto ad altri contesti, e l'orvietano dispone delle caratteristiche per attirare un turismo più di qualità legato, ad esempio, alla valorizzazione dei beni culturali, paesaggistici, all'enogastronomia, alla filiera della qualità in agricoltura.
Altra filiera di relazionalità con gli altri territori è quella sanitaria che vede un afflusso di pazienti in entrata nell'ospedalità orvietana, fenomeno che oltre ad indicare una buona qualità dell'offerta ha anche positivi impatti sull'economia locale.


Questa notizia è correlata a:

Conclusa la conferenza socio-economica. L'indagine del Censis base dello sviluppo del domani