economia

Confagricoltura Orvieto: sottovalutato il problema dell'aumento dei cinghiali. Sotto minaccia l'imminente raccolta delle uve e degli altri prodotti agricoli

venerdì 27 luglio 2007
Con l'avvicinarsi del periodo della raccolta delle uve e di altri prodotti agricoli, torna a farsi sentire l'Unione Agricoltori Orvieto, che denuncia come, per l’aumento della presenza di selvaggina e in particolar modo di cinghiali nelle campagne del comprensorio orvietano, si prospettino ancora una volta gravi situazioni, che potrebbero pregiudicare la stagione a venire. Secondo l' Unione Agricoltori, gli abbattimenti selettivi, unica misura utilizzata finora, si sono mostrati assolutamente inefficaci a risolvere il problema. La soluzione che Confagricoltura auspica, consiste piuttosto nell’autorizzare i proprietari, o chi per loro, a cacciare gli animali all’interno delle proprie aziende durante tutto l’anno. Solo in questo modo, si afferma, si avrebbe la possibilità di ridurre ragionevolmente il numero della selvaggina e di proteggere i raccolti, e sarebbe, questo, un prelievo di carattere del tutto diverso rispetto all’attività venatoria. “Il problema risulta particolarmente grave anche sotto il profilo dell’ordine pubblico, – afferma il presidente di Confagricoltura Orvieto Roberto Poggioni - è infatti nota la pericolosità che questi animali hanno per l’incolumità delle persone che vivono e lavorano nelle campagne. Le soluzioni da noi prospettate, inoltre, riducendo i danni porterebbero dei vantaggi economici anche per le casse sempre più vuote dell’amministrazione regionale, dato che la stessa trova sempre maggiori difficoltà a reperire e stanziare fondi per il risarcimento dei danni subiti dalle nostre aziende, con conseguenti lungaggini per il pagamento degli stessi. Ad oggi, gli agricoltori devono ricevere ancora il risarcimento dei danni subiti negli anni 2004 e 2005”. “Vogliamo sottolineare – continua Poggioni - che il risarcimento danni, sempre sottostimato oltre che tardivo, non è assolutamente da considerare come rimedio al problema, in quanto un compenso monetario non può sostituire la produzione, soprattutto nelle aziende vitivinicole. I produttori, infatti, hanno l’esigenza di soddisfare la domanda di mercato, per garantirsi quantomeno il mantenimento della clientela acquisita”. “Sono ormai anni che il problema viene colpevolmente sottovalutato – conclude il presidente dell'Unione agricoltori Orvieto - e, come organizzazione professionale, non possiamo che registrare i danni subiti da un settore agricolo che è già per altre questioni in difficoltà. Del resto fino a quando le istituzioni preposte non vorranno capire che le produzioni agricole sono, dal punto vista economico e sociale, molto più importanti della mera commercializzazione, da parti di pochi, della carne di cinghiale, crediamo che risulterà davvero difficile risolvere il problema”.