economia

'Orvieto città narrante': rischiano di passare inosservati i cento anni dell'Ars Wetana. Bolsena 'ricama', e Orvieto che fa?

mercoledì 4 luglio 2007
di laura
Nata a Orvieto nel giugno 1907 l'Ars Wetana si configurò come una società di Patronato per le donne del popolo, per offrire loro l'opportunità di un modesto guadagno occupando le ore che restavano libere dalle faccende domestiche o dalle attività agricole. L'idea fu realizzata dal conte Claudio Faina con un fondo assegnato alla figlia Maria Vittoria e alle Nobil Donne Eugenia Petrangeli e Paolina Valentini, che si occuparono di individuare un lavoro semplice, ma anche attrattivo e di pregio, che le donne potessero svolgere a domicilio. Si mostrò particolarmente adatto a questo scopo il merletto di filo di Manda, che si prestava sia a creare lavori artisticamente suggestivi e interessanti per il mercato rivolto alle classi più agiate, sia l'opportunità di suddividere la lavorazione di uno stesso manufatto tra più operaie. L'Ars Wetana dunque, senza più identità giuridica di patronato ma sopravvissuta, tra alterne vicende, come preziosa tradizione artigianale nell'ostinata anche se non facile volontà di affermazione del merletto di Orvieto, vede compiersi, in questo 2007, i cento anni di esistenza di una rara e stupenda arte minore. Tuttavia, a meno di un intervento per così dire in extremis, l'anniversario rischia di passare inosservato proprio nella patria di elezione. E' singolare, infatti, che la nobile tradizione del merletto di Orvieto sia promossa, in Italia e nel mondo, da una più che meritevole associazione di Bolsena che, oltre ad aver fondato una scuola in cui questa arte si tramanda, si appresta ad inaugurare tra il 10 e il 17 agosto una mostra del merletto e del ricamo in cui una sezione speciale sarà dedicata ai cento anni dell'Ars Wetana; e che ad Orvieto, dove pure esistono nuove merlettaie e alcune botteghe, non si senta il bisogno di ricordare in qualche modo questa nobile tradizione, le sue artigiane attuali e le sue storiche maestre. Cito tra tutte, per limitarmi alle figure ormai più storicamente riconosciute, Luisa Geremei Pettinelli, Matilde Marziantonio e Clara Paragiani, che rilevò la società di patronato nel 1974 trasformandola in azienda privata per mantenere viva, ormai incalzata dalle trasformazioni della società e dalle nuove forme di lavoro femminile, questa tradizione. I disegni dell'Ars Wetana sono stati recuperati e acquistati, dopo la scomparsa di Clara Paragiani avvenuta nel 2003, da Maria Vittoria Ovidi, sua allieva e presidente dell'associazione “Bolsena Ricama”, che si è attivata per perpetuarne la nobile sopravvivenza e la trasmissione. Un patrimonio di delicato sapere, che ci parla di una ritagliata autonomia femminile di altri tempi e di motivi ispirati alle decorazioni artistiche della città o ai suoi antichi simboli: vite e acanto, rosoni e grottesche, uccelli e grifoni; e a unire il tutto la rete che metteva insieme la sapienza e l'abililità di molte e diverse donne. Chissà a cosa avranno pensato mentre avvolgevano al loro sottile uncinetto, con quasi automatica maestria, il loro ritorto filo; forse, oltre a una piccola autonomia economica, avranno inseguito - come la signora Ramsay di Virginia Woolf nel silenzio riflessivo del lavoro a maglia – anche un benefico spazio di sottrazione e di libertà interiore. E' auspicabile che, mentre Bolsena si appresta a ricordare l'Ars Wetana con una mostra e con una pubblicazione che sta preparando la stessa Ovidi, anche Orvieto sappia in qualche modo unire istituzioni e nuove artigiane del merletto perché questo anniversario non sia dimenticato. Sappiamo che non è facile, al lavoro collettivo di un tempo si sono infatti sostituiti anche in questo campo, come spesso purtroppo accade nella nostra città, inutili quanto dannose competizioni tra artigiane e personalismi, che certo non giovano alla promozione e alla valorizzazione di un'arte relativamente recente ma oltremodo preziosa. Tuttavia anche l'istituzione è stata finora, rispetto a questo argomento, piuttosto distratta e tiepida. Perché, ad esempio, non portare anche ad Orvieto, con spirito di cooperazione, la mostra di Bolsena e non unirvi l'esposizione e la promozione dei lavori delle artigiane ancora dedite, nell'intera “Etruria”, a questa arte? Lanciamo al nuovo assessore all'Artigianato, Pier Paolo Vincenzi, la proposta e l'arduo compito. Se riuscirà a recuperare in breve tempo il centenario dell'Ars Wetana e a pacificare gli animi non potremo che rendergliene onore e merito. Lo slogan della nostra città – Orvieto città narrante – spesso stenta ad essere tradotto in pratica. E l'Ars Wetana ne ha da narrarne di cose... e con un linguaggio davvero esemplare e intrigante. Nell'immagine un particolare di Ars Wetana di Clara Paragiani.

Piccola storia dell'Ars Wetana