economia

Crisi Nestlè -Tione. La FLAI CGIL dell'Umbria dice No a qualunque ipotesi di chiusura. Ma il dado sembra ormai tratto

venerdì 22 settembre 2006
E’ convocato con grande ansia e rammarico, per mercoledì 27 settembre, un incontro presso lo stabilimento Tione di Fontanelle di Bardano tra l'azienda, i lavoratori e i rappresentanti sindacali della FLAI. La sensazione che si ha, visto il precipitare di una situazione che nei mesi non ha trovato sbocchi alternativi al paventato spettro della chiusura del sito produttivo, è che si sia giunti all’atto finale di questa esperienza della Nestlè Sanpellegrino nel nostro territorio. "Quello che fu presentato alla nostra comunità come un esempio di imprenditoria qualificata - afferma una nota della FLAI CGIL - che veniva ad investire a Orvieto per valorizzarne le risorse naturali, con un significativo impatto occupazionale, sta precipitando inesorabilmente verso l’epilogo". La Flai sottolinea come diciotto famiglie attendano sconsolate quel 27 di settembre e, insieme a loro, una intera collettività che troppe volte ha conosciuto queste dinamiche, fatte di aziende mordi e fuggi, che non hanno radicamento nel territorio, che sentono lontane le istituzioni, che non si confrontano con le associazioni sindacali, e che alla prima difficoltà fanno le valigie in tutta fretta. "Una multinazionale come la Nestlè - continua la nota - non può permettersi di comportarsi come gli altri. Il richiamo alla tanto declamata Responsabilità Sociale è d’obbligo in questo momento, non possiamo permettere che questo termine venga usato soltanto come uno slogan per accattivarsi le simpatie dei consumatori sempre più sensibili al comportamento etico delle aziende. Responsabilità Sociale significa anche e soprattutto saper gestire una crisi, confrontandosi con i lavoratori e con i loro rappresentanti sindacali". L'incontro previsto per il 27 è, ormai a giochi quasi completamente fatti, il primo e forse inutile incontro tra le parti. Mentre la FLAI regionale e la Camera del lavoro di Orvieto ribadiscono "il loro netto no a qualsiasi ipotesi che non vada nella direzione del mantenimento del sito produttivo e dei posti di lavoro ad esso legati", cosa che verrà sostenuta anche in sede di incontro, ci si sente in effetti, ormai prossimi a conseguenze forse irreversibili, come territorio troppo spesso e troppo superficialmente colonizzato.