economia

Molti saldi, pochi soldi. E l’assalto alla merce non è ancora scattato

lunedì 17 luglio 2006
di Davide Pompei
Attendi il periodo ufficiale dei saldi. Indica in modo chiaro e ben leggibile la composizione del prezzo di vendita al pubblico. Accetta il pagamento con assegni, carta di credito e bancomat secondo i termini delle relative convenzioni. Non occultare la vetrina con enormi manifesti che coprono la merce. Consenti la prova dei capi in vendita per verificare la corrispondenza della taglia. Non esibire sconti troppo generici, specie se riferiti soltanto ad alcuni articoli. Evidenzia all’esterno le taglie ancora disponibili, e soprattutto usa la massima cortesia verso la clientela. Sono questi alcuni dei “comandamenti del buon commerciante”, facenti parte di “Saldo Amico”, il codice di comportamento messo a punto dalla Fismo-Confesercenti e valido anche quest’anno per regolamentare le attese vendite a ribasso. Ufficialmente in Umbria i saldi sono iniziati venerdì 7 luglio, e andranno avanti fino a lunedì 4 settembre, secondo quanto stabilito da una delibera della Regione del 7 giugno scorso, che circoscrive le tradizionali vendite di fine stagione e i saldi estivi a una durata massima di 60 giorni. Sulla base della legge regionale che disciplina il settore, inoltre, i saldi non sono soggetti ad alcun tipo di comunicazione al Comune e devono essere presentati al pubblico con le sole diciture “vendite di fine stagione” o “saldi”. E se i commercianti devono garantire la massima trasparenza nello svolgimento delle vendite, gli acquirenti sono invitati a mantenere la massima attenzione sui prodotti in saldo, conservare lo scontrino e diffidare dei negozi che non espongono il prezzo scontato accanto a quello pieno, per evitare di incorrere nell’acquisto di fondi di magazzino. “Quest’estate non voglio spendere più di 50 euro per i vestiti – afferma Michela, 18 anni, incontrata in un negozio di biancheria intima del corso. So che la cifra non è molto alta e conoscendomi credo che la raggiungerò con estrema facilità, ma non posso permettermi di più e preferisco puntare su pochi capi, ma buoni”. Sbollentita la febbre milanese da shopping, sordi al richiamo della griffe, gli orvietani, dopo un rapido giro nei negozi di Corso Cavour, sembrano non aver ancora preso d’assalto i negozi. “Abbiamo iniziato a praticare i saldi da poco – dice la proprietaria di un negozio d’abbigliamento di Orvieto – e non è vero che non c’è gente disposta a spendere. Semmai ci pensano di più, vanno fuori, girano e comparano i prezzi prima di comprare a occhi chiusi, invaghiti dallo sconto. Molti entrano, danno uno sguardo, si informano sulla disponibilità che abbiamo di quel capo e poi magari ritornano dopo qualche giorno. Altri, invece, sono meno titubanti e spendono più volentieri, ma è una tipologia di cliente rara di questi tempi”. Lo scorso anno il fatturato per quanto riguarda il settore abbigliamento è rimasto sostanzialmente immobile, registrando un leggerissimo incremento soltanto nel comparto calzature. Dopo una lunga stagione invernale che ha limitato fortemente gli acquisti primaverili, la Fismo-Confesercenti Umbria stima, in occasione dei saldi estivi, un aumento delle vendite di circa il 10%. Sconti in tono minore, insomma, caratterizzati da una certa prudenza, ma sempre occasioni per accaparrarsi qualche offerta. Tanto che i ribassi praticati, solitamente compresi tra il 20 e il 30%, quest’anno si spingono fino alla metà prezzo e, come ogni anno, catalizzano l’interesse di consumatori e media, che ne fanno presto un ghiotto fenomeno di massa.