economia

Riciclo dei computer: Africa, pattumiera d’occidente

giovedì 24 novembre 2005
di Davide Pompei
Oro, argento, rame, plastiche, materiali che sarebbero anche riciclabili, ma solo al termine di processi lunghi e costosi. Meglio dunque la pattumiera africana già sperimentata in passato, dove buttare via i computer rotti d’occidente!
La gran parte del materiale informatico che dall’Occidente parte alla volta dei paesi in via di sviluppo non è né riparabile, né riutilizzabile. La denuncia arriva da un gruppo di associazioni ambientaliste americane secondo le quali solo negli Stati Uniti, a fine 2005, saranno 63 milioni i computer che diverranno obsoleti e che, in qualche maniera, dovranno essere riciclati.
Ogni mese inoltre, in Nigeria, arrivano 500 containers carichi ciascuno di 800 personal dismessi, 400.000 macchine che si ammassano nelle periferie del paese, e appena il 25% di queste possono essere riutilizzate.

Il porto di Lagos è diventato il più importante scalo del traffico illegale di spazzatura IT diretta verso il continente nero. Ogni giorno arrivano almeno 17 navi cargo stipate con monitor ed altri dispositivi, e tutte battono bandiere europee o nordamericane.
Il foto-documentario “The Digital Dump: Exporting High-Tech Re-use and Abuse to Africa”, ambientato proprio a Lagos, mostra montagne di silicio e metallo simili a quelle che costellano Bangalore, metropoli indiana dell’alta tecnologia.
Europa, Stati Uniti e Canada stanno trasformando certi posti in vere e proprie discariche e le varie istituzioni dei paesi coinvolti non fanno assolutamente niente.
In Africa ed in Asia la popolazione è completamente all’oscuro dei terribili danni prodotti dall’inquinamento tecnologico, aggravati da un sottobosco di tecnici low-tech che estraggono materie prime preziose dai componenti elettronici. Sottobosco nel quale scorrazzano ignari molti bambini
. La soluzione proposta dal Basel Action Network è che i produttori hardware eliminino l’uso di qualsiasi materiale tossico o cancerogeno e che i governi di tutto il mondo rinforzino i sistemi di riciclaggio locale, contro questo nuovo incubo dell’era informatica che esporta inquinamento in quantità enormi.

Che ci sia, poi, qualcuno che nasconda il traffico di rifiuti informatici dietro al nobile intento dell’alfabetizzazione informatica del sud del mondo, sembra essere più che una certezza.
Tutto potrebbe essere più difficile se anche gli Stati Uniti ratificassero la convenzione di Basilea che vieta il traffico di rifiuti pericolosi, quelli che ogni personal computer contiene in abbondanza.
Lo scorso 17 novembre è stato presentato al Summit Mondiale della Società dell’Informazione il computer da 100 dollari, un portatile le cui funzioni sono asciugate allo stretto indispensabile e dotato di software libero. Se funzionerà alfabetizzerà davvero i bambini del terzo mondo, aprendo loro le porte di Internet; e nel continente nero, soprattutto, arriverà nuovo e funzionante.