cultura

Museo Faina aperto per i ponti festivi. In mostra, le visioni etrusche di Schifano

giovedì 18 aprile 2019
Museo Faina aperto per i ponti festivi. In mostra, le visioni etrusche di Schifano

In occasione delle prossime festività, il Museo “Claudio Faina” di Orvieto resterà aperto tutti i giorni (compresi Pasqua, Lunedì dell’Angelo, 25 Aprile e 1° Maggio) con orario continuato dalle 9.30 alle 18.00. L’apertura vuole essere un contributo ad ampliare l’offerta turistica della città di Orvieto e a presentare il suo eccezionale passato etrusco. La visita al museo consentirà di vedere da vicino alcune opere eccezionali: la cosiddetta “Venere” di Cannicella, il cippo conformato a testa di guerriero, i resti di una parte della decorazione in terracotta del tempio del Belvedere, il sarcofago da Torre San Severo e, ai piani superiori, una straordinaria raccolta di vasi attici a figure nere e rosse tra i quali spiccano tre anfore attribuite ad Exekias, vale a dire uno dei maggiori ceramografi attivi ad Atene.

Inoltre sarà possibile osservare un’interessante collezione di vasi realizzati in Etruria, tra i quali quelli riconducibili al Gruppo Orvieto e al Gruppo di Vanth, e un ricco monetiere con monete romane di epoca repubblicana e imperiale Una visita, in queste giornate, sarà anche l’occasione per visitare la mostra "Mario Schifano: visioni etrusche" che sta ricevendo grande attenzione.  Lungo il percorso espositivo si potranno osservare 21 opere del maggiore esponente della pop-art italiana. L’attenzione dell’artista, in questo ciclo pittorico, si è concentrata soprattutto su alcune testimonianze della pittura tarquiniese.

Tra le tombe tarquiniesi che scelse di reinterpretare sei erano state scoperte nell’Ottocento (Tomba dei Tori, Tomba degli Auguri, Tomba della Caccia e Pesca, Tomba del Barone, Tomba dei Vasi Dipinti, Tomba delle Leonesse), ma ben quattro (Tomba delle Olimpiadi, Tomba Cardarelli, Tomba Bartoccini, Tomba dei Giocolieri) durante gli anni del suo lavoro, come disegnatore e restauratore, presso il Museo Nazionale Etrusco di Villa Giulia a conferma dell’importanza di quell’esperienza (1951-1962).  In alcuni casi, il pittore affiancò, contaminandole, raffigurazioni presenti in tombe diverse. Il contesto di riferimento per lui era evidentemente la pittura etrusca non la singola realizzazione. Essa anzi era solo il pretesto per misurarsi con un’arte capace d’interessarlo, di farlo riflettere sia tramite i temi raffigurati che le modalità di scelta e uso del colore.