cultura

Ujw 26, parata di stelle. Pagnotta: "Basta polemiche, lavoriamoci tutto l'anno"

mercoledì 24 ottobre 2018
Ujw 26, parata di stelle. Pagnotta: "Basta polemiche, lavoriamoci tutto l'anno"

E' stata presentata martedì 23 ottobre nell'Auditorium di Palazzo Coelli, sede della Fondazione Cassa di Risparmio di Orvieto la 26esima edizione di "Umbria Jazz Winter", l'evento in programma sulla Rupe da venerdì 28 dicembre 2018 a martedì 1° gennaio 2019. Dopo la special edition del 25ennale celebrato lo scorso anno, il cartellone porta al Teatro Mancinelli, al Museo "Emilio Greco" e nelle sale del Palazzo del Capitano del Popolo, il meglio della musica jazz, dalla tarda mattinata a notte fonda, senza soluzione di continuità.

Immersi nell’atmosfera unica che ogni anno Orvieto regala al popolo del jazz, quest’anno gli artisti presenti all’evento - quasi tutti residenti, quindi si potranno ascoltare più volte nei cinque giorni della manifestazione - hanno scelto di proporre alcuni aspetti particolari del variegato e attuale universo jazz: attingendo alla sua storia con l’omaggio alla leggenda di New Orleans, la città culla del jazz, alle musiche del cinema italiano, all’arte di Bud Powel pianista e compositore statunitense e al bebop degli anni quaranta, al ricordo di Fabrizio De André a vent’anni dalla scomparsa con uno spettacolo tra jazz e canzone, letture e documenti originali. Progetti diversi e proposti in formazioni diverse.

Se da un lato il programma conferma l’identità di una manifestazione “colta”, non d’élite, il rapporto con la musica resta un profondo e motivato, tanto da cogliere, sempre nel segno della qualità e secondo la filosofia di Umbria Jazz, anche le proposte più “popolari” dei generi musicali che vanno incontro ai gusti di coloro che non sono propriamente specialisti del jazz.

E allora, musica non stop al Palazzo dei Sette e Jazz lunch e Jazz dinner al “Malandrino” e al “San Francesco” dove jazz ed enogastronomia sono di casa. Presenza imprescindibile la band toscana dei Funk Off con le loro coinvolgenti e festose street parade per le vie del centro storico al ritmo di funky e tradizioni musicali di New Orleans (rivisitate in chiave moderna).  Per chi ama far tardi dopo la mezzanotte, ecco le jam session uno dei riti più identitari del jazz fin dalle sue origini, con la resident band: Piero Odorici e Daniele Scannapieco ai sax, Andrea Pozza al piano, Aldo Zunino al contrabbasso e Antony Pinciotti alla batteria, una band di musicisti esperti, che – tutto dal vivo - restituiscono perfettamente il clima infuocato delle jam.

Restano centrali i due momenti che da sempre caratterizzano Umbria Jazz Winter: il Concerto Gospel che segue la Messa di Capodanno in Duomo, quest’anno con la presenza del New Direction Gospel Choir del Tennessee, gruppo fondato nel 1997 da Travis Bryan, oggi uno dei primi cori di gospel riconosciuto a livello internazionale. Il secondo momento caratterizzante "Umbria Jazz Winter" è la notte che saluta l’arrivo del nuovo anno con tre grandi veglioni in altrettanti locali e con concerti prima e dopo la mezzanotte. Anche quest’anno Umbria Jazz offre una vetrina di prestigio a due giovani formazioni: la vincitrice del Conad Jazz Contest 2018 ed il Berklee/Umbria Jazz Clinics 2018 Award Group, ovvero gli studenti più promettenti tra quelli che hanno frequentato i corsi estivi del College di Boston.

A fare gli onori di casa il neo Presidente della Fondazione CRO, Gioacchino Messina che ha ribadito “il sostegno dell’ente pubblico economico della città di Orvieto alla manifesrazione” sottolineando che “quest’anno il programma del festival è particolarmente brillante e speriamo che in futuro, un evento di questa importante manifestazione possa essere realizzato anche a Palazzo Coelli che ben si presta ad ospitare momenti culturali di alto livello musicale, come sanno essere in questo caso gli appuntamenti di Umbria Jazz Winter”.
 
All’Assessore alla Cultura, Alessandra Cannistrà il compito di portare i saluti del Sindaco, Giuseppe Germani impegnato in questi giorni al Forum Internazionale di Cittaslow nella città sudcoreana di Jeonju. “A nome del Sindaco Germani – ha detto Cannistrà - apriamo questa presentazione entrando nel clima di questo evento importantissimo per Orvieto ma anche per tutti i cultori del jazz. 

Come città siamo reduci da un fine settimana che ha visto un grande afflusso di visitatori per la manifestazione ‘Maratona dell’Olio’. Credo sia il segno di un’affezione che lega questo tipo di turismo a città che, insieme alla cultura e al contesto monumentale, sono in grado di offrire eventi sempre nuovi.  Umbria Jazz Winter è una tradizione che si rinnova a partire dalla sua immagine. Bella e piacevole la sintesi grafica di Mauro Tippolotti che caratterizzata il manifesto di questa edizione. Identificativa e molto efficace la scelta di tornare su un elemento del nostro Duomo come il rosone. Riguardando il trailer dei 25 anni del festival ad Orvieto celebrati lo scorso anno, avvertimao il sentimento di perfetta unione tra musica, che è più anima che testa, e una città che è riuscita negli anni ad offrirsi in tutto il suo spettacolo di arte e di storia. I luoghi coinvolti in questa atmosfera artistica e musicale rendono e danno qualcosa di unico e particolare che ha affezionato il pubblico”.

“Anche quest’anno – ha proseguito - mettiamo in gioco tutti i beni artistici della nostra città. Il Teatro Mancinelli farà la sua parte e l’Associazione TeMa resta un partner indispensabile. L’auspicio che mi sento di esprimere è quello di mettere in questa manifestazione tutto ciò che si può portare in dote.  La Fondazione CRO è partner determinante nel festival orvietano, come lo sono tutti coloro che si sono fatti avanti nell’essere parte di un grande progetto che ogni anno si rilancia e cerca di posizionarsi ai massimi livelli. La base per il fundraising è l’alta qualità del progetto complessivo.  

Da parte dell’Amministrazione Comunale e del Sindaco Germani c’è stato un grande sforzo con una chiamata quanto più ampia possibile, cercando di intercettare sponsor nazionali. Quest’anno abbiamo iniziato a fare call con grande anticipo, pur non avendo ancora il programma artistico.  Ci siamo mossi ad ampio raggio cercando di individuare ogni possibilità e non lasciarla intentata. C’è una generazione di giovani imprenditori e ristoratori che si sono fatti avanti per essere il tramite con soggetti di alto livello economico. Serve sicuramente una responsabilizzazione della città e dei soggetti che fanno impresa, attitudine che non c’era. Su questo aspetto dobbiamo fare chiarezza e riuscire a creare un gruppo coeso di sostenitori che si rendano responsabili non solo per gli eventi ma anche per il patrimonio artistico. 
Tutto è possibile, laddove si crea una partnership tra pubblico e privato. Non più solo sponsor quindi, ma partner responsabili. Il lavoro è in atto e confidiamo che dia i suoi frutti”.  
 
“Ringrazio la Fondazione CRO e il Comune di Orvieto. È il quarto anno che partecipo alla conferenza stampa di presentazione di Umbria Jazz Winter perché voglio venire a Orvieto, una perla tra le perle in Umbria, e perché sono legato a questa manifestazione. È l'atmosfera di fine anno, la qualità artistica. È un evento bellissimo - ha affermato l’avvocato Gianluca Laurenzi - ringrazio l’autore del manifesto Mauro Tippolotti, scelta felice di rappresentare (così come a Perugia era stato con Mauro Vallerani) simboli che rendono l’Umbria famosa nel mondo. Orvieto deve fare di più, dal punto di vista economico la situazione è quella che è. Non vorrei arrivare al punto di dire: ‘questa sarà l’ultima edizione’. Ujw è un’esperienza bellissima che va perpetuata negli anni”. 
 
“Il programma di questa edizione è come per le precedenti di altissima qualità artistica – ha esordito Carlo Pagnotta, direttore artistico della manifestazione - ci sono i quattro trombettisti più importanti d’Italia. Particolarmente attesi Barry Herris, Ethan Iverson, Ben Street, Lewis Nash. Partiamo con due progetti completamente italiani: Giovanni Tommaso con Enrico Rava, Danilo Rea e Roberto Gatto con ‘La Dolce Vita’ e Paolo Fresu, Richard Galiano e Jan Lundgren con ‘Mare Nostrum’.  C’è un poi di tutto, dal jazz al ritm and blues, tre concerti Gospel: due al Teatro Mancinelli e quello tradizionale della Messa per la Pace in Duomo il giorno di Capodanno”. 

“Sono soddisfatto perché abbiamo passato diverse vicissitudini, ma a questa manifestazione bisogna lavorarci tutti – ha precisato Pagnotta - ho sentito frasi tipo ‘Orvieto è andata avanti per secoli, anche senza Ujw’, dopo 26 anni vorrei non combattere il pranzo con la cena. 
Bisogna lavorarci, ripeto, quello che chiedo è una riunione entro gennaio. Noi il nostro l’abbiamo già fatto. Ad ottobre non si trovano gli sponsor. Mi sento di ringraziare l’ex sindaco Concina. Se nel materiale promozionale c’è scritto Intesa San Paolo è grazie a lui. Andiamo avanti perché qui ad Orvieto ho passato un terzo della mia vita.

Nessuno vuole lasciare Orvieto, ma bisogna fare chiarezza. I problemi legati a una nota gestione della TeMa li stiamo subendo. Non è polemica, è storia. Orvieto merita questa manifestazione. Questo Festival è nato fortunato, buttarlo a mare sarebbe da incoscienti.  A breve inizieranno le prevendite. Finito il festival chiedo che a gennaio ci sia subito una riunione. Se i conti non tornano, il Comune deve coprire il piatto come aveva promesso alla TeMa. Orvieto ha lo stesso appeal di Perugia. Non voglio fare più polemica, ma andiamo avanti bene. Basta riunioni. A gennaio ci deve essere quella della 27esima edizione”.

Tutti i musicisti di Umbria Jazz Winter # 26 (Fonte: Servizio Comunicazione UJW)

Riflettori puntati sul Bebop con Barry Harris, l’ultimo grande superstite dell’età d'oro del genere che negli anni ‘40 rivoluzionò il jazz, e un artista contemporaneo, Ethan Iverson, con un progetto (in esclusiva per Umbria Jazz Winter) sull’arte e la figura di Bud Powell, che del Bebop fu, con Thelonious Monk, il più importante pianista.  Harris (89 anni, di cui ottantaquattro passati davanti al pianoforte) suonerà in trio con Ben Street al contrabbasso e Lewis Nash alla batteria. È la stessa sezione ritmica che userà Iverson per i suoi arrangiamenti con la Umbria Jazz Orchestra in “Bud Powell on 21st century”. Iverson, autentico intellettuale del Jazz moderno con una sconfinata cultura musicale, sarà anche protagonista di una solo piano performance.  In prima assoluta (a parte una sorta di numero zero) Umbria Jazz presenta “Viva/De André”, spettacolo di musica e parole allestito da Luigi Viva, giornalista e scrittore, grande conoscitore e fan di Fabrizio, con documenti audio inediti, letture e musica suonata dal vivo da un quintetto con Francesco Bearzatti. È il modo di ricordare, a vent’anni dalla morte, Fabrizio De André, che amava il jazz e da giovane lo suonò. 

“Mare Nostrum” è il titolo di una insolita esperienza di condivisione artistica cui hanno dato vita più di un decennio fa Paolo Fresu, Richard Galliano e Jan Lundgren. Il trombettista sardo, il fisarmonicista francese e il pianista svedese, pur senza mai mettere da parte le rispettive radici, si tuffano in un mare grande in cui si affacciano culture, genti, identità diverse ma destinate all’incontro, non alla separatezza. Di prossima pubblicazione il terzo e (forse) ultimo disco del trio.  Due proposte diverse, ma entrambe dedicate alla musica che ha contribuito a fare grande il cinema italiano.

“La Dolce Vita”, quartetto con Giovanni Tommaso, Enrico Rava, Danilo Rea e Roberto Gatto, è l’occasione per celebrare nel modo migliore i sessant’anni di carriera di Tommaso, figura chiave del processo di maturità del jazz italiano. La band, vera e propria all stars, è anche la reunion di un gruppo di amici.

“Cinema Italia” si definirebbe, parlando di film, un eccellente cast: Rosario Giuliani al sax, Luciano Biondini alla fisarmonica, Enzo Pietropaoli al contrabbasso e Michele Rabbia alle percussioni, batteria ed elettronica. Il loro è un punto di vista musicale contemporaneo che non tradisce mai la melodia di temi indimenticabili, ma allo stesso tempo li presenta con una nuova forza e vitalità.

Storyville Story e The Big Easy Trio hanno in comune il richiamo a New Orleans e una figura originale come Mauro Ottolini.  Con Ottolini in Storyville Story ci sono Fabrizio Bosso, Vanessa Tagliabue Yorke, Paolo Birro, Glauco Benedetti, Paolo Mappa. Storyville era il quartiere più “hot” di New Orleans, in cui si concentravano locali notturni, caffè, bische e bordelli. Il jazz dei grandi trombettisti o dei pianisti stride era la sua colonna sonora. In questo spettacolo, attraverso brani storici trascritti e arrangiati da Ottolini, rivive la leggenda e soprattutto la sua musica.

Anche The Big Easy Trio rende omaggio a New Orleans, nota come The Big Easy, ed alla musica Nera. Otis Redding, Ray Charles, Etta James, Fontella Bass per arrivare a Amy Winehouse: il repertorio percorre la storia del Blues, dell’R&B, del Jazz delle origini fino ai giorni nostri, e mette in evidenza la cifra più black della voce di Karima, sostenuta dagli arrangiamenti di Ottolini e dallo swing di Roberto De Nittis.

Nel cartellone anche Giovanni Guidi con il suo quintetto. Il pianista di Foligno a 33 anni è ormai una figura importante del nuovo jazz italiano ed europeo. Due anni fa ha vinto il referendum di Musica Jazz per il miglior disco italiano, “Ida Lupino”, e sta per uscire il suo quarto cd per la ECM, con una formazione che è per quattro quinti quella del concerto orvietano (Francesco Bearzatti al sax, Roberto Cecchetto alla chitarra, Joe Rehmer al contrabbasso e João Lobo alla batteria).

Flavio Boltro, trombettista di talento da anni protagonista della scena del jazz, presenta il trio BBB in cui si fondono organicamente atmosfere liriche e ritmi serrati, elettronica e swing, improvvisazioni e groove. La musica e la formazione (unica nel suo genere: tromba-basso-batteria) sono nate dalla volontà di non utilizzare strumenti armonici come il piano o la chitarra per avere maggiore libertà espressiva e porre l’accento sull’interazione tra tromba e sezione ritmica.

Il jazz, ovvero l’arte dell’incontro. A partire dal duo, formula più semplice a dirsi che a farsi. A Orvieto saranno in scena il duo Paolo Fresu - Danilo Rea e quello Fabrizio Bosso - Julian Oliver Mazzariello. Il primo non è un evento tanto abituale nonostante Fresu e Rea si conoscano da una vita e frequentino da protagonisti la scena del jazz. Il loro incontro quindi è una occasione da non perdere per ascoltare artisti accomunati da un grande senso della melodia, raffinati costruttori di emozioni.

Fabrizio Bosso e Julian Oliver Mazzariello invece hanno percorso in tandem (non a caso è il titolo del loro disco in duo) gran parte delle loro carriere, nel senso che hanno pedalato insieme, artisticamente parlando, verso obiettivi condivisi. Una lunga storia di musica e di amicizia, quella tra il trombettista torinese e il pianista anglo italiano, cominciata addirittura nei primi anni del 2000 e poi confermata negli anni.

Ancora jazz italiano con il quartetto di Fabio Zeppetella, chitarrista stabilmente partecipe della élite musicale europea per il talento di improvvisatore, il lirismo, la tecnica strumentale, le doti di compositore e didatta; il quartetto di Claudio Jr. De Rosa, giovane (classe 1992) ma già affermato sassofonista, compositore e arrangiatore che ha riscosso consensi e vinto premi in Italia e all’estero, dove ha spesso lavorato (soprattutto in Olanda); Filippo Bianchini, umbro di origini (è nato proprio a Orvieto) e per formazione musicale (diploma in sassofono al Conservatorio di Perugia nella classe di Mario Raja) ma musicista internazionale per i lunghi soggiorni all’estero, in particolare in Olanda e in Belgio; Andrea Pozza, che è anche membro dell’House Quintet che anima le jam session e si esibisce come solista nei jazz lunch. Pozza è uno dei più stimati pianisti italiani, eclettico, colto, elegante. Italiano non di origine ma di adozione per scelta di vita è Nick the Nightfly, diventato popolare dai microfoni di Radio Monte Carlo con i suoi programmi ironici e colti, dai quali si ascolta sempre ottima musica, e per le sue compilation di culto. Nick è però prima di tutto un eccellente performer che si circonda di ottimi musicisti.

Dagli Stati Uniti due cantanti molto diversi ma che interpretano nel segno della ortodossia altrettanti storici filoni della musica americana. Allan Harris è un jazzman, anzi un crooner raffinato che il pubblico di Umbria Jazz conosce bene per averne seguito la crescita negli ultimi anni. Oggi Harris è uno dei vocalisti più stimati della scena americana. Wee Willie Walker, originario del Mississippi, è un autorevole esponente del sound di Memphis, città in cui è cresciuto. Le sue radici musicali affondano però nel gospel, che ha cantato da ragazzo. Ad Orvieto si esibisce con The Anthony Paule Soul Orchestra, band formata da autentici specialisti del Soul, con all’attivo collaborazioni prestigiose. La sua costituzione come gruppo stabile è recente ed è avvenuta in Italia, in occasione del festival di Porretta.