cultura

"Il restauro dei ponti sull'antica Via Amerina. Dialogo tra natura, storia e tecnologia"

domenica 7 ottobre 2018
di Davide Pompei
"Il restauro dei ponti sull'antica Via Amerina. Dialogo tra natura, storia e tecnologia"

Un restauro che "riesce come pochi altri a testimoniare la valenza storica, paesaggistica, culturale e tecnologica dell'Umbria e che costituisce un esempio anche per altri interventi di questa portata". Non ha nascosto la soddisfazione per come è stato impostato e realizzato l'intervento, la presidente della Regione Catiuscia Marini in occasione del convegno di presentazione dedicato a "Il restauro dei ponti sull'antica Via Amerina. Dialogo tra natura, storia e tecnologia".

Un appuntamento tenutosi sabato 6 ottobre nella Sala del Consiglio dei Palazzi Comunali di Todi, dove non più tardi di venerdì 5 ottobre si è tenuta anche la conferenza dedicata a "La difesa del patrimonio culturale italiano", presieduta dal generale Fabrizio Parrulli, comandante nazionale del Dipartimento Tutela Beni Culturali dei Carabinieri e organizzata nell’ambito di una serie di incontri aperti celebrativi del centenario della Prima Guerra Mondiale.

Idee, competenze e risorse disponibili – la cifra messa a disposizione dalla Regione è stata di 400.000 euro, attingendo ai fondi previsti per la tutela e la valorizzazione della biodiversità e dei siti Natura 2000 – hanno consentito di recuperare e riqualificare il Ponte Romano a Pesciano, il più antico tra quelli esistenti nel territorio tuderte risalente com'è all'epoca longombarda, e due ponti di minori dimensioni situati sempre sulla Via Amerina.

Che, per quasi mezzo secolo, ha rappresentato per i Bizantini l’unico collegamento tra Roma e Ravenna. "Il Ponte di Pesciano – ha affermato la presidente – a Todi incuriosisce e affascina non solo per il suo valore storico, ma anche perché testimone della maestria degli antichi costruttori di ponti. Si è perfettamente conservato nel tempo e sarebbe un errore imperdonabile quello di lasciarlo abbandonato, in attesa che la vegetazione o l’impetuosità del Torrente Arnata lo distruggessero.

Tanto più che, grazie alla preziosa collaborazione del Dipartimento di Ingegneria Civile e Ambientale dell’Università degli Studi di Perugia, coordinato da Massimiliano Gioffrè, abbiamo potuto utilizzare moderne tecniche di recupero edilizio, tanto efficaci quanto poco invasive. Ed in questo abbiamo coinvolto anche gli studenti del Corso di Laurea in Ingegneria Edile-Architettura dell’ateneo perugino che proprio quest’anno compie dieci anni".

Una sorta di "laboratorio a cielo aperto che permetterà di acquisire informazioni utili per approfondire la conoscenza del ponte e fornire una base dati per la comunità scientifica internazionale". I lavori di restauro sono stati curati dall’Agenzia Forestale Regionale, mentre il Dipartimento, gratuitamente, ha messo a disposizione dei progettisti e della direzione dei lavori tutte le proprie esperienze per verificare le varie ipotesi progettuali.

Si è parlato di "sinergia tra Europa, enti locali e mondo della ricerca", fornendo un inquadramento storico ma anche suggestioni e analisi di giovani laureandi e poi opportunità di ricerca a servizio del territorio, in chiave turistica, aprendo a sfide e prospettive per la salvaguardia dei beni monumentali e strategici. Di particolare interesse, i risultati della campagna di prove sperimentali che hanno permesso di stimare alcune delle caratteristiche dinamiche del ponte.

E poi mettere a confronto tecniche di misura tradizionali ed innovative attraverso accelerometri, vibrometro laser ed interferometro radar, con l’utilizzo di droni aeromobili a pilotaggio remoto per individuarne limiti e punti di forza e per identificare linee guida che possano essere utilizzate efficacemente in futuro per la salvaguardia ed il recupero del ricco patrimonio storico ed architettonico del Paese.