cultura

Giulia Trippetta: "Il mio percorso, da allieva di Anna Marchesini ad attrice professionista"

sabato 11 agosto 2018
di Davide Pompei
Giulia Trippetta: "Il mio percorso, da allieva di Anna Marchesini ad attrice professionista"

Non ha ancora trent'anni, ma negli occhi vivaci la determinazione di chi ha messo a fuoco presto dove arrivare. Più della meta, il percorso. Intrapreso a piccoli passi, impastando rigore e passione, con lo stesso spirito di sacrificio retoricamente accostato alla danza. Più del camice da farmacista, che avrebbe tranquillizzato la famiglia, il sogno della recitazione che per lei, oggi, è arte e mestiere, inseguito fino al raggiungimento del Premio Hystrio 2016 e del Premio Nuovo Imaie 2017.

A folgorarla, quando di anni ne aveva 12, una rappresentazione de "L'uomo dal fiore in bocca" nel Teatro dei Rustici della sua Monteleone d'Orvieto, dove torna appena può in cerca di ricarica dai ritmi della Capitale. Qui, martedì 7 agosto, sotto le stelle di Piazza Garibaldi ha portato "Le Mille e una...storie", un viaggio in sei monologhi, originali o riadattati, di altrettanti personaggi, letterari come la Sbiobbina di Pirandello – "ancora lui!" – o presi in prestito dalla vita vera.

Che doni fisicità e inflessioni dialettali alla partenopea Concetta, la maga narcoletta, o alla giovane snob calabrese Vincenza Catalano, detta Viki, da attrice professionista quale è Giulia Trippetta, moltiplicandosi afferma la sua unicità. A fine giugno, sempre a Monteleone d'Orvieto, aveva ripercorso la risoluta scelta della Beata Angelina, spogliandosi delle vesti nobiliari e attualizzando il messaggio dell’analisi storica suggerita dal convegno "Donne di potere tra il Medioevo e l'Età Moderna".

A settembre, debutterà il nuovo spettacolo. Nell'attesa, a lei è affidato il reading di alcune pagine del libro "La suggestione dei ricordi. Racconti d'infanzia e di adolescenza a Monteleone" curato da Aldo Sorci che sarà presentato sabato 11 agosto alle 16.30 nei locali dell'ex Bar Giannisi. Un anno fa, invece, era sul palco del Mancinelli per portare il suo contributo di ex allieva ad una serata ad alto contenuto emotivo come "Orvieto per Anna", firmata con garbo e intensità da Pino Strabioli, che ha raccolto il suo ricordo anche in "Parlo da Sola".

Insieme ad Alberto Melone, aveva inscenato l'ingresso tutt'altro che immediato ma fortemente voluto di Anna Marchesini, loro insegnante, all'Accademia Nazionale d'Arte Drammatica "Silvio D'Amico" di Roma. Per Giulia, quei tre anni sono stati i più formativi dopo la Scuola di Teatro "La Scaletta" e qualche esperienza nel doppiaggio. "Anna Marchesini – ricorda con affetto – è stata mia insegnante il secondo anno. Conoscerla mi ha sconvolto. È stata veramente un incontro.

La mia è stata la sua ultima classe. Fisicamente era un po' debilitata, ma aveva uno spirito potentissimo. A differenza di altri registi, ci ha fatto scrivere dei testi. Era molto esigente, pretendeva molto sia da sé che dagli altri. Diceva sempre che bisogna scartare le prime idee perché se sono venute in mente all'inizio, sicuramente sono le più banali e popolari. Già la quarta, la quinta iniziano ad essere più originali, più tue.

Ripeteva 'Non fermatevi mai alla banalità, andate più a fondo'. Un giorno, siamo stati quasi tre ore a limare la frase di un monologo da tre minuti. Era molto meticolosa, ti stimolava sempre a migliorare, a crescere. E questo ha cambiato tanto la mia visione del lavoro. Già di mio sono precisa, perfezionista al punto che negli ultimi anni sto cercando di lavorare un po' al contrario, semplificando, per alleggerire.

Questo, forse, è il più grande insegnamento che mi ha lasciato: non accontentarsi mai. Che è sicuramente frustrante perché sai che ogni cosa che fai potresti farla meglio ma è anche una spinta meravigliosa. In Accademia è stato presentato il suo libro postumo e, nel suo nome, è stato indetto da due anni un premio alla scrittura scenica per testi comici inediti che incentiva l’opera di allievi in corso e diplomati dei corsi di Recitazione, Regia e del Master in Drammaturgia e Sceneggiatura.

L'incontro con lei ha incoraggiato la mia attitudine alla scrittura e, prima ancora, all'osservazione delle situazioni e delle persone che trasformo in storie e personaggi. È quasi un'esigenza raccontare. Negli ultimi anni ho lavorato come scritturata ma ho sviluppato anche un mio percorso, sia di scrittura che di recitazione. Credo sia importante. Nel panorama teatrale attuale, si stanno affacciando molti gruppi di giovani. Alcuni vanno avanti, altri no.

Ho visto un sacco di loro spettacoli. Sorprendenti, nella semplicità di messa in scena. Efficaci, nella ricerca del rapporto con il pubblico, nel messaggio contenuto nel testo. Trovo interessante che raccontino qualcosa di loro, anche rinnovando l'idea di teatro di regia. Sono una grande amante del teatro di prosa. Con l'autoproduzione ci vogliono anni per farsi un nome, ma sono anche convinta che il cambiamento possa nascere dalle piccole realtà.

Sono orgogliosa del posto da cui vengo. Vorrei che ognuno lo fosse, in qualche modo. I primi anni a Roma, amplificavo l'etichetta di 'provinciale' e un po' ne soffrivo. Ora racconto del mio paese, dico 'Venite a trovarmi, è un posto bellissimo'. È stata una crescita con me stessa, è cambiato il punto di vista. Il nuovo spettacolo nasce proprio dalla costatazione che tutta l'Italia è provincia. Riportare qua una stagione consentirebbe ai giovani di incontrare il teatro. Come è stato per me".