cultura

Guido Barlozzetti presenta "Herr". Al Mancinelli debutta lo spettacolo su Freud e Signorelli

mercoledì 25 aprile 2018
di Davide Pompei
Guido Barlozzetti presenta "Herr". Al Mancinelli debutta lo spettacolo su Freud e Signorelli

Un viaggio, in se stesso e nell'inconscio. In quelle stesse spirali concentriche, inerpicandosi negli interstizi fuggevoli della mente, rilegge e interpreta la storia di un incontro post-datato eppure eccezionale – quello tra il padre della psicanalisi e uno dei maggiori interpreti della pittura rinascimentale – la narrazione "Herr. Freud Signorelli Mosè. Il Rebus[Video-Promo] che andrà in scena in prima nazionale venerdì 27 aprile alle 20.45 al Teatro Mancinelli. Ad ottobre, invece, sarà a Perugia al Congresso degli Psicologi e poi a Roma.

"Uno spettacolo-racconto, un'indagine, un giallo, una rivoluzione che ci riguarda tutti". E che arriva a meno di una settimana dallo svelamento della targa commemorativa in pietra basaltina che ricorda i ripetuti soggiorni orvietani di Sigmund Freud, apposta sulla facciata di Palazzo Bisenzi, al civico 36 di Corso Cavour, ad opera dell'Associazione "ApertaMenteOrvieto" in collaborazione con la Sezione di Orvieto della Fidapa Bpw Italy, la Fondazione per il Centro Studi "Città di Orvieto", l'Istituto d'Istruzione Superiore Artistica Classica Professionale e il Comune.

Prodotto dal Collettivo Teatro Animazione Orvieto, lo spettacolo si avvale della preziosa collaborazione del Consorzio Tutela Vini di Orvieto e dell'Ordine degli Psicologi dell'Umbria. Testo, regia e interpretazione sono di Guido Barlozzetti. Un narratore, che con Freud, dai suoi testi alle lettere, svolge un'indagine analitica. Ripercorre il viaggio in Italia del 1897, segue l'interrogazione dello stesso Freud sulla dimenticanza del nome di Luca Signorelli, giunge a Edipo e alla teoria che ne porta il nome, e quindi al Mosè di Michelangelo a San Pietro in Vincoli di Roma.

E si sdoppia, da un lato, appunto, nel narratore, dall'altro, nel corpo – sempre di spalle e con il sigaro in mano – di Freud. Massimo Achilli cura il progetto visivo, in modo da accompagnare il racconto con la forza evocativa delle immagini, dagli affreschi di Signorelli – "Il Finimondo" e "Il Giudizio Universale" – nella Cappella Nova del Duomo di Orvieto a Vienna, da eventi e personaggi dell'epoca fino al Mosè di Michelangelo. Un montaggio, che attingendo all'Archivio Fotografico Moretti e a quello della Nuova Biblioteca Pubblica "Luigi Fumi" non ha alcun intento didascalico o documentario, ma si intreccia con l'intensità delle atmosfere create dalle musiche originali composte ed eseguite dal vivo da un artista sensibile e innovativo come Enzo Pietropaoli.

Insieme, i tre hanno già dato vita nel 2017 a "Labirinto K./Viaggio nella testa di Stanley Kubrick", il fortunato racconto teatrale sul cinema e le ossessioni del grande regista. In scena, tornano a mescolarsi, anche stavolta, parole, immagini e suoni. E poi le luci di Roberto Rocca e le video animazioni di Silvia Spacca. Flavio Leoni è l'autore dei tre busti in legno raffiguranti il padre Jacob Freud, la moglie Martha Bernays e l'amico Wilhelm Fliess, in aggiunta agli elementi scenici dell'Atelier dei Miracoli.

Lo spettacolo sarà anticipato da un prologo su "Orvieto Città del Vino e dell'Arte" che vedrà accanto a Guido Barlozzetti, Riccardo Cotarella, presidente dell'Associazione Mondiale degli Enologi, e il sociologo e accademico Mario Morcellini, commissario dell'Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni. Al termine dello spettacolo è prevista una degustazione al Ridotto del Teatro Mancinelli offerta dal Consorzio Tutela Vini di Orvieto che, in accordo con l'Associazione TeMa, ha colto la suggestione di un testimonial d'eccezione come Freud.

"La narrazione – anticipa Barlozzetti – inizia nel settembre del 1898, quando Freud nel corso di un viaggio in Bosnia Herzegovina dialogando con un avvocato, gli consiglia di andare a vedere gli affreschi di Signorelli, dimenticano il nome, e finisce con la sua morte il 21 settembre 1939 a Londra. Sulla Rupe, arriva per la prima volta nel settembre 1897, nel consueto viaggio annuale di vacanza, dopo essere stato a Venezia, Pisa, Poggibonsi, Chiusi. Di Orvieto dice che è una città stupenda e accogliente. Collezionista di reperti archeologici, visita le Tombe Etrusche. Si trova molto bene nell'Albergo Belle Arti, loda il vino che, dice, che è dolce come il Porto.

Ma l'assidua frequentazione di Orvieto – almeno atre due volte, nel 1902 e nel 1907 – ha una spiegazione profonda: la sconvolgente impressione, di fascinazione e turbamento, che sul fondatore della psicanalisi ebbero gli affreschi dipinti da Luca Signorelli nella Cappella Nova del Duomo. Egli fu talmente colpito da quelle immagini da dimenticare il nome del pittore. Questa dimenticanza, una cancellazione radicale, diventò un passaggio decisivo nell'autoanalisi che stava conducendo in quel periodo, un ragionamento decisivo per lo sviluppo delle sue teorie e la redazione de 'L'Interpretazione dei Sogni'.

Quale 'sostanza inconscia' era stata risvegliata dalla visione degli affreschi? Lo spettacolo vuole raccontare questa storia affascinante attraverso la ricostruzione dei viaggi di Freud e sulla falsariga di una detection che, per interposto Luca Signorelli, interroghi il mistero di fronte a cui Freud si è trovato e la risposta che ha creduto di dare. Nella parola 'Signorelli' si nasconde la parola 'Signor' che in tedesco si dice 'Herr' – di qui, il titolo dello spettacolo – che ha a che fare con il Signore Assoluto – e che c'è di più assoluto della morte? – e con l'altro Signore, a lui prossimo, dal momento che quando era giunto a Orvieto, gli era da poco morto il padre.

Padre e morte, dunque, come punto di arrivo di un confronto rispetto anche alla sua identità ebraica. Ci siamo accostati a una figura così complessa come Freud con umiltà, consapevoli di non essere i primi a farlo, ma con l'ambizione di tentare di entrare un po' anche nello sviluppo delle sue ossessioni, in quel coacervo di preoccupazioni, paure e angosce partendo dai riferimenti visivi che lo hanno colpito. Uno è l'autoritratto di Signorelli, l'Anticristo e poi Edipo - che dà il nome al complesso familiare - e ancora il maestoso e corrucciato (?) Mosé che Michelangelo ha scolpito con la testa rivolta verso sinistra. È significativo che Freud abbia impiegato molti anni per andare a Roma.

Arrivava a Orvieto, il punto più meridionale del suo tour italiano, e non andava oltre. Confessava di collegare il Lago Trasimeno ad una memoria infantile: Annibale, per lui – agnostico, ebreo di nonno rabbino – era un grande eroe semita, contrapposto alla Chiesa di Roma. L'ultima opera che ha prodotto, nonostante le pressioni, è proprio 'L'Uomo Mosè e il Monoteismo'. Lì ha affrontato il suo rapporto sia con la legge, ma con il Padre, non solo in senso biologico. Certo è che gli affreschi del Signorelli hanno avuto in lui, importanza grande nel cammino mentale, conscio e inconscio. Non sono un dato razionale. Si depositano nella coscienza e poi riemergono".

Come mai tanta attenzione per Freud arriva solo ora? "La città di Orvieto non sempre sa coltivare le proprie memorie. Non c'era bisogno di far passare 120 anni per ricordare che Freud qui è passato e volutamente è tornato. Ci abbiamo messo tanto per apporre una targa, ma qui più che altrove c'è un motivo importante per farlo. È proprio da questa Rupe che iniziò i suoi studi su 'Il caso Signorelli' che rappresentò per lui una fondamentale occasione di auto-analisi, connessa al meccanismo della dimenticanza. Dovremmo ricordarci di un testimonial così importante che parla bene del vino, dell'accoglienza, della bellezza di Orvieto. La città di Barzini, Mancinelli, Frezzolini, che ha incantato D'Annunzio, Pasolini e, appunto, Freud. Perché, turisticamente, non farne degli itinerari tematici nella visita della città?".

Posto unico 20 euro, ridotti 15 euro.

Per ulteriori informazioni e prenotazioni:
0763.340493 – biglietteria@teatromancinelli.it
www.teatromancinelli.com