cultura

Da "Orvieto Città Narrante" all'Orvieto del Pilo. Sconcerto de "Il Filo di Eloisa" e "L'Albero di Antonia"

martedì 17 aprile 2018
Da "Orvieto Città Narrante" all'Orvieto del Pilo. Sconcerto de "Il Filo di Eloisa" e "L'Albero di Antonia"

Se il Comune continua a tacere, a prendere parola sulla controversa vicenda di "Più Pilo per tutti" – la campagna promozionale avviata da un gruppo di commercianti che dietro l'acronimo hanno nascosto il significato di prodotto interno lordo orvietano – sono le associazioni femministe “Il Filo di Eloisa”, che porta il nome dell'intellettuale orvietana Eloisa Manciati, e “L'Albero di Antonia”, che ad Orvieto gestisce il Centro Antiviolenza. Una presa di posizione che arriva dopo quelle della locale Sezione di Italia Nostra e dell'Associazione "Orvieto Città del Corpus Domini", insieme ad una lettera e una richiesta d'incontro al protocollo del Comune:

E così la città d'arte e di cultura nata dal Progetto Orvieto degli anni '80 e contrassegnata dal prestigioso logo di Piergiorgio Maoloni “Orvieto città narrante”, è diventata, sotto l'onda emotiva del perseguimento di maggiori guadagni in tempi commercialmente difficili, la città del quasi incredibile e discusso spot commerciale “Più Pilo Per Tutti”, dove PILO, nell'allusione a una celebre battuta del comico Antonio Albanese, sta per Prodotto Interno Lordo Orvietano.

Come associazioni femministe, "Il Filo di Eloisa" e "L'Albero di Antonia" non possono non pronunciarsi su quanto accaduto, apparentemente in ritardo rispetto ad altre voci che si sono già sollevate perché il prendere posizione ha implicato un confronto e una riflessione tra noi che hanno richiesto tempo. Arriviamo, per fortuna, quando la questione sta rientrando per il ripensamento, più ponderato, degli stessi commercianti che l'hanno lanciata. La nostra voce non può tuttavia mancare, anche in vista di eventuali sviluppi futuri che riguardino la cultura, il marketing commerciale e turistico e l'immagine della città dove viviamo e operiamo.

La battuta “Cchiú pilu pe' tutti” di Cetto La Qualunque, il personaggio che Antonio Albanese ha ideato e interpretato a suo tempo in un preciso contesto che intendeva condannare i politici di malaffare, suona, decontestualizzata e rivisitata all'orvietana, sessista e volgare, offendendo, linguisticamente e simbolicamente, la rappresentazione delle donne e quella della città. È sconcertante che proprio mentre “Il Filo di Eloisa” e “L'Albero di Antonia” discutevano, in un'iniziativa del ciclo culturale 'Spiragli 2018', di linguaggio di genere, di stereotipi e del necessario rispetto linguistico che lingua e linguaggio devono perseguire nella rappresentazione del genere femminile, in contemporanea sia stata concepita a Orvieto una simile trovata; sconcertanti, ancora di più, alcune prese di posizione superficiali e sessiste sui social network e alcuni non giustificabili silenzi.

Alle nostre associazioni interessa soprattutto l'aspetto linguistico di questo episodio, senza tuttavia sottovalutare quello del marketing territoriale: perché il marketing si compone anche di linguaggio, e perché collaboriamo operativamente, con le nostre attività socio-culturali, alla crescita e alla consapevolezza di una città che proprio sulla cultura dovrebbe basare la sua immagine e la sua economia.

"L'Albero di Antonia" collabora con l'amministrazione e ha aperto il Centro antiviolenza di Orvieto, "Il Filo di Eloisa" ha donato alla Biblioteca comunale il fondo librario di genere appartenuto a Eloisa Manciati, entrambe le associazioni svolgono seminari educativi nelle scuole sui temi che la vicenda va a toccare e fanno parte del tavolo delle Pari opportunità: pensavamo, speravamo che negli anni si fosse diffusa una consapevolezza maggiore e che non dovessero accadere pubblici episodi che vanno a intaccare aspetti rilevanti della rappresentazione del femminile.

Nel condannare lo slogan, desideriamo agire in modo costruttivo; abbiamo dunque inoltrato al sindaco Germani una lettera di considerazioni sull'accaduto, e abbiamo chiesto un incontro con le assessore Cristina Croce e Alessandra Cannistrà, preposte l'una ai servizi educativi, alle pari opportunità e alle politiche di genere, l'altra alle attività culturali e al marketing territoriale, per sollecitare incontri e iniziative che creino occasioni di dialogo e di consapevolezza sui temi del linguaggio e della rappresentazione di genere.