cultura

"Luoghi dell'Infinito" ed "F" per raccontare "Orvieto, una Rupe e mille storie"

venerdì 13 aprile 2018
di Davide Pompei
"Luoghi dell'Infinito" ed "F" per raccontare "Orvieto, una Rupe e mille storie"

Due prodotti editoriali profondamente differenti. Ma che, insieme, sortiscono l'effetto più volte invocato di dare lustro e visibilità alla città alta e strana. Litigiosa e irrisolta, come non mai. Eppure, ancora in grado di innamorare chi ha occhi per guardarla e l'umiltà di ascoltarla. Si allunga, così, l'elenco delle riviste cartacee – sì, esistono e resistono anche nella sfuggente inconsistenza virtuale che invecchia le notizie e anestetizza la capacità di lettura – che dedicano spazio ad Orvieto.

Abituato alle bellezze da copertina – su quella del n. 14/11 aprile 2018 c'è Margot Robbie, la bionda attrice e produttrice cinematografica australiana – il settimanale "F", il femminile di casa Cairo Editore, nella sezione "Viaggi" dedica spazio all'Umbria con un servizio incentrato su "Arte e Natura". Gli "itinerari curiosi, fra passato e presente" finiscono per condurre così a Orvieto, definita "un gioiello sulla Rupe" che "snocciola tesori in superficie e nel sottosuolo".

Non solo il Duomo, dunque, ma anche il Pozzo della Cava e il vicino Museo dell'Ovo Pinto di Civitella del Lago, con immancabili consigli su dove fermarsi a dormire. È una narrazione decisamente erudita, corredata da mirabili scatti fotografici, invece, quella che si dipana sul n. 227/aprile 2018 di "Luoghi dell'Infinito", mensile di "Avvenire". Su tutti, quello d'apertura, opera di Massimo Roncella che immortala il versante meridionale della città, che emerge dalla nebbia, e lo spia da località Sasso Tagliato.

Nelle nove pagine c'è posto, però, anche per la navata centrale, gli affreschi di Luca Signorelli e la facciata della cattedrale, i finestroni delle rampe elicoidali del Pozzo di San Patrizio – così concepiti da Antonio da Sangallo – e ancora i contrafforti della Rupe all'altezza della camminata di Ripa Medici, con un occhio al ponte sospeso sulla Valle dei Calanchi, che conduce a Civita di Bagnoregio, fino al sogno di pietra del complesso de "La Scarzuola" di Montegiove. E riflessioni sull'Orvieto di ieri e di oggi.

"Dagli Etruschi al Corpus Domini, i tanti volti del gioiello nato sopra il tufo". Raccontano "Una Rupe e mille storie", le parole pesate una ad una del reportage di Federico Geremei per la rubrica "Arti & Itinerari" restituendo così il ritratto – non la cartolina stereotipata – di una città antica e complessa, articolata com'è in due famiglie, tre torri e quattro quartieri. Tra interstizi superstiziosi e cognomi che non suonano tricolori, da Cahen ad Albornoz. Un invito alla scoperta, per chi non conosce Orvieto. E uno, a chi qui vive, a trovare la sintesi tra autenticità e turistico. L'equilibrio, necessario, tra vivibilità e bellezza.