cultura

"Arte e corporeità". Un progetto di Religione della Scuola Media "Signorelli"

mercoledì 10 gennaio 2018
"Arte e corporeità". Un progetto di Religione della Scuola Media "Signorelli"

Si chiama "A scuola dai corpi del Signorelli. Tra Arte, Umanesimo e Corporeità" ed è il progetto realizzato alla Scuola Secondaria di Primo Grado dell'Istituto Scolastico Comprensivo di Orvieto-Baschi dalla professoressa di Religione Patrizia Pelorosso. Un'esperienza che, nel rispetto delle differenze del Credo di ognuno, costituisce la testimonianza più concreta di cosa possa essere l'insegnamento di una materia così particoalre, concepita non come educazione alla fede - identità propria del Catechismo - ma come approccio culturale alla religione cattolica, approfondimento che è la base di arte e cultura italiana così come nel resto delle città europee. Orvieto, compresa. A raccontarlo è un video che documenta il progetto e una lettera scritta dagli alunni delle seconde classi dell'Istituto. Eccola:

Laboratori e progetti sono una realtà molto importante nella nostra scuola, dove gli insegnanti propongono esperienze sempre molto varie e interessanti a cui partecipiamo con grande entusiasmo.  Anche per la materia di Religione ne abbiamo fatto uno che ci ha veramente sorpresi. Come potevamo pensare che per studiare Religione, la professoressa Pelorosso ci avrebbe portato in classe un’esperta in corporeità e movimento? Cosa c’entra il Cristianesimo con i nostri corpi? Ma andiamo con ordine.

Tutto è partito da quelle famose “domande esistenziali” che spuntano sempre fuori quando si fa Religione: “verso dove va la vita, l’umanità, il mondo” o “cosa c’è nell’aldilà, chi è Dio, che senso ha l’esistenza, che ci sta a fare l’uomo sulla terra?  La nostra insegnante ci ha portato in un luogo dove diceva che era possibile “ vedere” le risposte, anche se poi non è sufficiente vederle perché bisogna capirle. Questo posto era la Cappella di san Brizio nel Duomo di Orvieto. Alcuni di noi la conoscevano già, ma molti altri no ed è stata una vera novità. Un luogo pieno di dipinti, colori, personaggi, e dove tutto sembra in movimento.

In quel luogo c’è il capolavoro dell’artista Luca Signorelli (ecco perché la scuole media di Orvieto si chiama così), un artista di Cortona che nel 1500 vi ha dipinto Il Giudizio Universale.
Guardando bene ci siamo accorti che molte di quelle cose noi già le sapevamo: “Ecco la fine del mondo, e poi la risurrezione dei corpi, il ritorno di Cristo Giudice, e ancora, l’Inferno e il Paradiso!”.

Di fronte a tanta grandezza una cosa ci ha lasciato perplessi…QUANTI NUDI!!! Cosa avrà pensato la gente del 1500? Il giorno dopo, l’insegnante di Religione è entrata in classe insieme a Francesca Ragno, una danzatrice esperta in movimento e corporeità, e dopo averla presentata ha detto, dandoci una grande felicità: “Fate gli zaini, spostate i banchi a cerchio, qualcuno vada a prendere la scopa per spazzare per terra e poi togliamoci tutti le scarpe, oggi faremo lezione con i corpi!

E mentre sulla lim apparivano le immagini degli affreschi che avevamo visti, Francesca è riuscita a farci fare una esperienza speciale: sentirci che eravamo noi, ma proprio noi, i personaggi affrescati dal Signorelli sulle pareti della Cappella di san Brizio…quei movimenti, quelle posizioni, quegli sguardi…ci chiedeva di "sentire" le sensazioni e le emozioni che tutto questo procurava in noi.

Così siamo scesi verso il basso e ci siamo poi aggrovigliati l’uno sull’altro come è nell’Inferno, o siamo risaliti verso l’alto, aiutandoci a rialzarci da terra come è nel Paradiso.
Una sensazione ci ha accomunati: nel groviglio infernale tra le persone c’è sopraffazione, impedimento, volontà di schiacciare l’altro, mentre nel Paradiso si prova un progressivo senso di liberazione, di felicità, di pace, perché lì ci si aiuta e ci si trova alla fine, tutti insieme, a condividere lo stesso mondo, la stessa vita, in amicizia e benessere.

E’ proprio come abbiamo letto in un testo del filosofo Marco Guzzi che commentando le scene del Signorelli così scrive: “Chi segue la via del bene e della verità ottiene sempre più vita, che è bellezza di corpi che risorgono, gioia profonda, armonia celeste e angelica, incoronazione; mentre chi segue la via della menzogna e dell’odio ottiene sempre il terrore e l’angoscia, produce mostruosità, e riduce l’uomo ad una belva”.

Terminati gli incontri di corporeità, sui nostri quaderni abbiamo poi cercato di ricostruire quanto sperimentato in laboratorio e riportato bellissimi pensieri di umanisti e filosofi, su cui abbiamo riflettuto insieme, per poi concludere con le nostre mappe concettuali.

Allora cosa abbiamo capito? Abbiamo compreso che le leggi della Vita sono come quelle della Fisica: ogni causa ha il suo effetto, ogni atto ha la sua conseguenza. Se un atto è “buono”, cioè è diretto verso il bene, alla fine produrrà armonia e benessere; se invece è “cattivo”, cioè diretto verso il male produrrà caos e barbarie.

Perciò quando sulla terra c’è l’egoismo e la sopraffazione tra gli uomini, questo è già l’inferno; così quando c’è rispetto verso il prossimo, cura gli uni degli altri, ricerca della verità, amore per il creato, apertura verso ciò che è spirituale, allora si vive già il Paradiso: questo ci fa riflettere su noi stessi, sulla nostra vita, sulla nostra responsabilità personale...
...sul nostro libero arbitrio.

Ma come avverrà questo Giudizio Universale?

Ecco la risposta che ci dà il Signorelli: quando la storia giungerà al suo termine e il bene e il male saranno per sempre separati, allora il Figlio di Dio non farà altro che portare a compimento quel movimento verso l’alto, o verso il basso, che ciascuno avrà liberamente principiato sulla terra:

Come l’acqua versata nell’olio va a fondo
e l’olio versato nell’acqua risale,
così sarà nel giorno del Signore,
li porterà il loro peso, tenderanno al loro luogo.

(Sant’Agostino, De civitate Dei, V secolo)

Ora possiamo dire di aver capito il messaggio che dalle pareti della Cappella di San Brizio, l’Apocalisse del Signorelli continua ancora a rivolgere a tutti gli uomini e le donne di oggi: “C’è una scelta da compiere, ed è più che mai decisiva, e ne va di tutto il nostro futuro: di quale figure di umanità o di disumanità faremo crescere sulla nostra terra”.

(Marco Guzzi, filosofo,poeta e saggista).

Queste, invece, le conclusioni dell'insegnate:

APOCALISSE: FINE O INIZIO?

Bisogna saper leggere l’Apocalisse e comprendere che essa non è la profezia della fine del mondo, con un Dio che verrà sulle nubi a giudicare una volta per tutte.  L’autore, Giovanni, usa una modalità letteraria del tempo (95 d.C.) per rassicurare le comunità cristiane perseguitate dall’Impero romano.  L’Apocalisse non è dunque la minaccia della “catastrofe” del mondo, con l’imminente Giudizio Universale e l’inizio della vita ultraterrena ma è la “rivelazione” del senso ultimo della Storia, un avvenire di speranza, di liberazione del creato da ogni traccia di male e di sofferenza, fino a giungere a contemplare l’avvento di “cieli nuovi e terra nuova” (Ap. 21, 1), culmine del progetto di Dio per l’umanità.

L’Apocalisse di Luca Signorelli non suscita dunque sentimenti di paura e angoscia, ma risveglia in chi guarda la speranza verso un futuro dove sarà determinante la responsabilità personale dell’uomo. Il compimento dell’esistenza non verrà “dal di fuori”, esso è un grandioso compito affidato alla volontà e alla fede dell’intero genere umano: il senso della vita dell’uomo è e sarà sempre l’attesa operosa verso una più alta e più completa realizzazione esistenziale e spirituale di sé.

La nuova Civitas

Il Giudizio Universale di Orvieto rimarrà per sempre un’opera moderna e dall’alto valore educativo, manifesto di quei “valori” che a partire dalle loro radici cristiane, hanno fondato e continueranno a fondare la civiltà occidentale. Nelle scene si celebra infatti il concetto classico di “humanitas”, coincidente con l’idea cristiana dell’Uomo fatto a immagine di Dio, e che indica proprio l’insieme di sentimenti e di comportamenti che rendono gli uomini e le donne più pienamente umani: la pace, la libertà, l’uguaglianza, la fraternità e la giustizia sociale, intesa come legittima aspirazione al bene e alla felicità.

Solo guardando ai suddetti principi l’umanità potrà costruire sulla terra la vera “polis”, ossia la nuova civiltà (Civitas) che è il cammino degli uomini verso il bene comune, un bene che non è mai negazione, ma salvaguardia delle diversità.  A questo progetto si ispira l’Europa moderna che deve ancora oggi tanta parte dei suoi valori fondamentali all’Umanesimo cristiano “a cui si deve il primato della persona e della libertà e una concezione alta del destino e della vita umana” (Carlo Maria Martini).

Solo una società fondata sull’ethos (la morale) potrà raggiungere una reale unità politica ed economica, nel rispetto della dignità e dei diritti di tutti i cittadini, anche delle categorie più deboli.