cultura

Crocefisso del Tufo in festa, riapre il luogo sacro scavato nella Rupe

mercoledì 13 settembre 2017
di Davide Pompei
Crocefisso del Tufo in festa, riapre il luogo sacro scavato nella Rupe

Una messa pomeridiana concelebrata e una piccola merenda fraterna, confidando nella clemenza meteorologica. Niente di più, o forse sì. A partire dal luogo originale che ospita il doppio appuntamento. Grande poco più di una nicchia, misterioso e remoto come una grotta che deve il suo nome a quella croce incisa nel tufo, all'interno di una cappella rupestre. E, a sua volta, lo conferisce alla vicina necropoli etrusca.

Già nota come Cristo delle Ortiche, la Chiesa del Santissimo Crocefisso del Tufo, poco distante da quella della Madonna del Velo, è raggiungibile attraverso il suggestivo percorso pedonale che scende da Porta Maggiore o da Piazza Generale Cimicchi, lungo l'Anello intorno alla Rupe, che costituisce il Parco Archeologico e Ambientale dell'Orvietano. "In anni recenti, la chiesa è stata recuperata e riaperta al culto. Il Lions Club di Orvieto si è prodigato a tal fine realizzando diverse opere edili per il ripristino ed ha poi pubblicato un libro che ne racconta la storia".

Caratterizzata da pianta circolare coperta da volta a cupola e allargata da due piccoli vani, la chiesa tornerà ad aprire le sue porte per ospitare i fedeli giovedì 14 settembre alle 18 in occasione della ricorrenza dell'Esaltazione della Santa Croce. A celebrare la messa, anche quest'anno, don Enrico Bartoccini, parroco della Parrocchia di San Giovenale, e don Danilo Innocenzi, alla guida della Parrocchia di Santa Maria della Stella e San Pietro Parenzo di Sferracavallo.

"Situata sotto la Rupe di San Giovenale e letteralmente scavata nel banco tufaceo, la minuscola Chiesetta del Crocefisso del Tufo risalirebbe secondo la tradizione all'epoca dei Goti guidati da Totila (VI secolo). Tale suggestiva leggenda, leggibile in un'epigrafe posta all'interno dell'aula, racconta di un soldato, Floriano, che ingiustamente accusato dagli altri commilitoni di furto ed omicidio una notte si gettò dalla Rupe. Sul punto di cadere invocò il Crocifisso che portava al collo e cui era legato da una grande devozione e, miracolosamente, rimase incolume. Per rendere grazie scolpì dunque la sacra immagine di Gesù Cristo nella roccia con le proprie mani.

Tuttavia lo studioso orvietano Pericle Perali attribuisce più realisticamente il Crocefisso al XVI secolo, aggiungendo però che 'nel 1615 già era venerato d'antica devozione'. Proprio di fronte alla succitata epigrafe appare un'altra iscrizione che ricorda la sistemazione settecentesca dell'angusta ecclesiola. Diverse date sono poi graffite sui residui d'intonaco sulla facciata della cappella: una in particolare, del 26 (novembre?) 1814, è forse da considerarsi come estemporaneo 'ex voto' di ringraziamento per le sconfitte napoleoniche.

Degno di nota è, infine, un affresco riproducente il gruppo della Pietà di Ippolito Scalza a grandezza naturale, che occupa un'intera parete della sagrestia. La piccola chiesa, che dà il nome alla prospiciente necropoli etrusca riportata alla luce dagli scavi ottocenteschi del Mancini, è stata affidata nel 1968 alla nuova Chiesa di Santa Maria della Stella e di San Pietro Parenzo e solo nel 2002 è tornata a far parte, come è sempre stato, della giurisdizione della Parrocchia di San Giovenale come 'chiesa filiale'".