cultura

Elogio della Poesia e dell'Unitre

martedì 28 marzo 2017
di Laura Ricci
Elogio della Poesia e dell'Unitre

Si è appena conclusa, nella nostra piccola ma culturalmente viva città, la manifestazione settimanale che l'Università delle tre età di Orvieto ha voluto dedicare per la prima volta, in questo anno accademico 2016-2017, alla XIX Giornata mondiale della poesia, che ricorre il 21 marzo: insieme all'arrivo della Primavera, alla ben più antica Giornata internazionale per l'eliminazione della discriminazione razziale e alla Giornata - purtroppo solo italiana – della memoria e dell’impegno in ricordo delle vittime innocenti delle mafie. Nel proliferare delle giornate mondiali e internazionali, che sta diventando pletorico e per certi aspetti fastidioso, dico subito che per me, che sono lettrice e scrittrice di poesia, la giornata della poesia è come quella della donna o delle donne che dir si voglia, troppe giornate finiscono per imbrogliare anche il linguaggio. Ossia: otto marzo tutti i giorni, poesia tutti i giorni. Perché la poesia e le donne sono esistite sempre e naturalmente, persino nelle caverne se ne rintracciano i segni, e forse non dovrebbero avere bisogno di una giornata speciale. Ma se c'è vuol dire che lo si è dimenticato, e dunque va bene che ci sia e che, purché non duri solo un giorno, la si celebri.

Non posso allora non fare un plauso all'Unitre di Orvieto, al suo presidente e al consiglio direttivo per averla prolungata una settimana, cogliendone tra l'altro perfettamente lo spirito: che non è quello di celebrare la Poesia solo come antica Musa e arte dedicata, dunque con la P maiuscola, ma con la p anche minuscola di un più generale atteggiamento dell'animo e dell'approccio alla vita e alla cultura, che come recitano il cartiglio e oggi la pagina web della Conferenza Generale Unesco “riconosce all’espressione poetica un ruolo privilegiato nella promozione del dialogo e della comprensione interculturali, della diversità linguistica e culturale, della comunicazione e della pace”. Con questo spirito l'Unitre di Orvieto ha organizzato dal 21 al 25 marzo alcuni eventi che non hanno riguardato solo il genere letterario della poesia - nello specifico il poeta più originale e riconosciuto dell'Ottocento italiano, Giacomo Leopardi - ma hanno spaziato interculturalmente tra espressione poetica, musica, teatro, scrittura creativa, letture a voce alta e momenti creativi alla biblioteca Fumi per bambini e bambine dai tre ai dieci anni. Ha potuto realizzarlo, naturalmente, grazie alla collaborazione dell'Assessorato alla Pubblica Istruzione del Comune di Orvieto e di altri soggetti come la Fondazione CRO, l'Istituto di Istruzione Classica di Orvieto e l'Azienda vinicola Falesco, che ha sostenuto lo spettacolo conclusivo “Leopardi il poeta del dolce Infinito”.

L'apertura, nella suggestiva sede Unitre di Palazzo Simoncelli, è stata giustamente affidata alla musica, toccando e approfondendo, all'interno del più ampio ciclo di conferenze e ascolti musicali “Suggestioni chopiniane”, a cura del Maestro Riccardo Cambri, quello che si può considerare il ciclo più poetico e innovativo del grande compositore per pianoforte Fryderyk Chopin, “I Preludi”. È stato molto interessante situare queste brevi composizioni dell'Opera 28 - poetiche anche in ragione della loro brevità, di un motivo lirico quasi inconsistente ma potente, dell'incompiutezza aperta del finale - nella vita breve e travagliata di uno dei più grandi compositori per pianoforte, che non amava tuttavia esibirsi in concerti; e avvincente ascoltare quanto di lui ha scritto l'altro grandioso compositore per pianoforte dell'Ottocento, Franz Liszt: praticamente il suo opposto, nella musica vigorosamente romantica, e nella vita debordante di viaggi e concerti e sempre al centro dell'attenzione. Intrigante e emozionante inoltre notare, in alcuni dei Preludi più celebri, le diverse interpretazioni chopiniane di grandi pianisti del passato recente: lo svizzero-francese Alfred Cortot, il polacco Jan Paderewski e il russo Svjatoslav Richter; questi ultimi, secondo la visione di quella che era un tempo la scuola slava, più puntuali e contenuti, Cortot proteso invece verso un più romantico lasciarsi andare alla passione e allo struggimento della scuola francese. Ma tutti, in ogni caso, grandissimi, da diversi e legittimi punti di vista: perché la musica, come la poesia, può essere interpretata variamente a seconda di chi la legge e la porge.

La stessa possibilità di differenti letture e interpretazioni si è potuta gustare nei due appuntamenti dedicati a Giacomo Leopardi. In una lezione aperta a studenti e studentesse dell'Istituto Classico e al pubblico nell'Auditorium di Palazzo Coelli, la Professoressa Roberta Menichetti, coadiuvata per la lettura da allievi e allieve, ha presentato con molta competenza, ma in modo informale e davvero spigliato e gradevole - quasi la conduzione di un sobrio, a tratti ironico special televisivo - “Nobil natura è quella. La modernità del pensiero di Leopardi e l'immortale bellezza dei suoi canti”. Titolo, questo, felice e esemplificativo, che mette giustamente in risalto, come poi è stato spiegato, quanto il pensiero e la poesia di Leopardi siano uniche, originali e fuori da ogni canone, e dunque moderne, dovendo molto non tanto all'epoca a lui contemporanea, quanto all'antichità classica e al mondo illuminista delle Scienze; perché, come è stato ben mostrato anche con la scelta delle letture introdotte, Leopardi non fu solo poeta, ma filosofo, filologo, glottologo e scrittore di molta densa, originale, altrettanto immortale prosa, e il pensiero filosofico penetra profondamente anche la sua poesia.

Lo spettacolo pomeridiano del sabato a Palazzo Simoncelli, a cura dell'attrice e regista Diana Iaconetti e della scrittrice Nuccia Martire, ha offerto, di contrappunto, uno spaccato riservato alle liriche e ai canti più celebri e frementi di Leopardi, interpretati da Iaconetti con un'avvolgente forma personale e appassionata, che è stata molto gradita e applaudita dal pubblico presente. Bella la scelta della conclusione con la Canzone “All'Italia”, che del poeta recanatese, spentosi a Napoli, ha ricordato il versante patriottico, giacché non fu affatto avulso, per la pur breve vita che gli fu data in sorte (1798-1837), dalle vicende politiche della nazione.

Gradevolissimi e apprezzati gli incontri di lettura e creatività in biblioteca, che si sono dipanati da alcune filastrocche dei viaggi di “Giovannino Perdigiorno” di Gianni Rodari; per i più piccini, in particolare, che dovevano cimentarsi anche con il colore, è stato letto “Il pittore”: e così tutti sguazzanti e felici tra poesia e pennelli. Qualche parola, infine, sul pomeriggio che è stato riservato al Laboratorio di scrittura creativa da me tenuto, che si è concluso lo scorso mercoledì con una lettura selezionata dei testi prodotti. Ringrazio chi vi ha dedicato, giornalisticamente, la sua attenzione; i tanti e le tante venuti/e ad ascoltare, il Maestro Cambri e le musiciste da lui coordinate (la Maestra Silvia Cerquaglia, Marie-Hélène Damiano, Annette Hornstein e Olga Tarlev) per aver arricchito la lettura con i loro armoniosi intermezzi musicali, bene intonati con il filo dei racconti. Ma il ringraziamento più grande va alle mie allieve e al mio unico allievo, che hanno costituito un gruppo molto motivato e affiatato, tanto da essere riuscite/i a sviluppare, come era nelle intenzioni, uno spaccato di memorie, affetti e desideri che toccano varie realtà locali e che, anche per la qualità della scrittura, abbiamo avuto l'opportunità di raccogliere in un gradevole volume dal titolo omonimo stampato a cura dell'Unitre di Orvieto, che ringraziamo. Racconti poetici, quelli intessuti, ognuno a seconda dello stile e del vissuto dell'autrice o dell'autore, tutti pervasi di gentile pietas, pur nella distanza narrativa e nell'essenzialità su cui abbiamo lavorato; e chissà, forse proprio per quello, giacché togliere spesso è dire di più e meglio.

Grazie, dunque, all'Unitre di Orvieto per aver fatto diventare più lunga e più vissuta questa XIX Giornata mondiale della Poesia. Nel mio titolo mutuo quell' “Elogio della Poesia e dell'Unitre” - volutamente, poeticamente e giocosamente - dal celebre “Elogio della Follia” di Erasmo da Rotterdam. Perché Un pizzico di follia fa bene / a primavera perfino al re, scrive Emily Dickinson; e perché, giocando rodarianamente a modificare la somma poeta, a sostituire “follia” con “poesia” in due dei suoi versi più celebri, Molta poesia è divina saggezza / molta saggezza pura poesia, scrivo un po' giocosa e un po' seriosa io. So che la grande amata Emily, che fra i tanti doni aveva anche la dote di una suprema ironia, accennerà uno dei suoi sorrisi ambigui, un po' alla Monna Lisa, e divertita e indulgente approverà.