cultura

Oggi i funerali di Umberto Eco. Nel 2007 a Orvieto visitò il Duomo e ritirò il Premio per i Diritti Umani

martedì 23 febbraio 2016
Oggi i funerali di Umberto Eco. Nel 2007 a Orvieto visitò il Duomo e ritirò il Premio per i Diritti Umani

Il cortile della Rocchetta del Castello Sforzesco di Milano ospiterà martedì 23 febbraio alle 15 il funerale laico di Umberto Eco. Alla memoria dello scrittore e intellettuale italiano spentosi venerdì 19 febbraio, è legata in qualche modo anche Orvieto che sabato 12 maggio 2007 in una Sala dei Quattrocento del Palazzo del Capitano del Popolo gremita di studenti gli tributò il "Premio per i Diritti Umani Città di Orvieto organizzato dal Comune di Orvieto sotto l’Alto Patronato del Presidente della Repubblica. Tema della settima edizione, il "Diritto universale all'istruzione. La coscienza della conoscenza".

Eco ricevette dalla Giuria del Premio, Presieduta dal Prof. Giovanni Conso, Presidente Emerito della Corte Costituzionale e composta da: Staffan De Mistura – rappresentante speciale del Segretario Generale dell’O.N.U. per il Sud del Libano, Clelia Piperno – Docente dell’Università di Teramo, Clara Sereni – Scrittrice, Gaetano Silvestri – Rettore dell’Università di Messina il riconoscimento con la seguente motivazione:

"Il Premio Internazionale per i Diritti Umani assegnato al Professor Umberto Eco ha voluto sottolineare lo straordinario impegno globale di un singolo, che riconosciuto il valore della trasmissione della conoscenza la elabora e la pratica in molteplici forme per educare alla consapevolezza dell’importanza della coscienza. Il premio è il riconoscimento alla capacità di questo maestro, detto con tutta l’enfasi retorica che questo concetto aveva e ha, per chi lo usa appunto con coscienza, di farsi insegnante comprensibile a tutti, di essere diventato testimone consapevole della conoscenza".

Al termine della cerimonia, il professore espresse il desiderio di visitare la Cappella Nova del Signorelli in Duomo. Venne, quindi, organizzata in tempi rapidi in collaborazione con l'Opera del Duomo, una visita alla cattedrale al termine della quale si disse estasiato dalla bellezza degli affreschi del Finimondo. L'Amministrazione Comunale, con profonda gratitudine, ricorda oggi quel momento "storico" per la città, rinnovando la testimonianza - di grandissima attualità - che in quell’occasione diede il Maestro.

 

Dalle cronache del 12 maggio 2007 - (Fonte: Comune di Orvieto)

All’atto della premiazione, Umberto Eco ringraziò Orvieto per il riconoscimento e scherzò sul fatto di essere molto imbarazzato per non capire cosa mai potesse aver fatto per meritare un premio per i Diritti Umani; ma confidò, dopo aver riflettuto su una successione innumerevole di crimini vecchi e nuovi perpetrati contro l’umanità e le persone, di aver capito che il Premio andava alla conoscenza.

Quindi, piacevolmente e magistralmente, Umberto Eco ha tratteggiò come nel corso dei secoli e per 2.500 anni sia andata avanti tra i filosofi, gli storici, gli accademici la discussione sui diritti degli animali piuttosto che quella sui diritti dell’uomo e che al massimo, nella storia, ogni battaglia per i diritti degli esseri umani sia stata spiegata per categorie di uomini.
Fino ad arrivare intorno al XX secolo con i primi segni di sensibilità verso i diritti degli esseri umani che Eco collegò con i primi segnali del progresso e dello sviluppo delle comunicazioni responsabili di aver aumentato progressivamente le sensibilità, laddove l’odio di tipo razziale si era sviluppato perché non era conosciuto oggetto del proprio odio.

“Si odiava senza conoscere – sostenne Umberto Eco – gli spostamenti, le emigrazioni e i contatti fra i diversi hanno alimentato allo stesso modo comprensioni e incomprensioni, conoscenza e reazioni della percezione dell’altro. Oggi il problema è quello di educare alla comprensione delle diversità e dare agli educatori gli strumenti per educare alla diversità.  Siamo tutti diversi, il problema è saper conoscere, spiegare ed accettare reciprocamente la diversità, di ogni tipo essa sia. Bisogna lavorare sui figli, educandoli. Non basta la semplice convivenza, ma un processo lentissimo di conoscenza.

Si deve passare dalle nozioni che un tempo l’insegnante trasmetteva, ad una scuola dove non serve più che l’insegnante dica dove sta questo o quel paese in guerra, a questo ci pensa la televisione o internet, che invece non potranno mai sostituirsi ad un insegnante.  La scuola deve dare educatori in grado di fare filtraggio critico per la conoscenza dei processi sociali interculturali in atto”.  “Oltre al Family Day – concluse - penso proprio che proporrò che si faccia, al più presto, uno School Day”.