cultura

"Sequenze istantanee, eufonie sotterranee. Due progetti per Orvieto" in mostra

domenica 13 settembre 2015
"Sequenze istantanee, eufonie sotterranee. Due progetti per Orvieto" in mostra

Si colloca in stretta attualità con il grande tema del futuro del patrimonio pubblico della città, l’iniziativa culturale organizzata da quattro giovani neo Architetti dell’Università di Firenze. Si tratta della mostra di architettura dal titolo Sequenze Istantanee – Eufonie Sotterranee Due Progetti per Orvieto" in programma da venerdì 18 settembre a domenica 4 ottobre nell'Ex Chiesa di San Giacomo in Piazza del Duomo, organizzata da Giacomo Zuppanti (Dottore in Architettura), Giulia Sati (Architetto), Giorgia Timperi (Dottoressa in Architettura) e Chiara Tasselli (Architetto), in collaborazione e con il patrocinio di: Comune di Orvieto, Fondazione per il Centro Studi Città di Orvieto, Università degli Studi di Firenze / Dipartimento di Architettura (DIDA).

L’evento sarà inaugurato il 18 settembre alle ore 18.00 con una presentazione a cui parteciperanno i rappresentanti degli Enti Locali e dell’Ateneo Fiorentino. L’esposizione, progettata dagli stessi organizzatori, è costituita da elaborati grafici (31 tavole di progetto) e modelli in scala (1 plastico dell’intera città di Orvieto, 2 plastici dei due interventi nel loro complesso, 2 plastici di due particolari degli interventi stessi).

“L’iniziativa Sequenze istantanee – Eufonie Sotterranee. Due progetti per Orvieto – Mostra di Architettura – spiega il responsabile del progetto, Giacomo Zuppanti - prevede l’esposizione dei lavori che hanno costituito le due tesi di laurea in Architettura Magistrale Quinquennale a Ciclo Unico, riguardanti rispettivamente i complessi dell’ex Ospedale di Santa Maria della Stella ‘Sequenze Istantanee. Progetto per un museo e centro di ricerca della civiltà etrusca nell’ex Ospedale Civico di Orvieto’ di Chiara Tasselli e Giulia Sati e dell’ex Caserma Piave di Orvieto ‘Eufonie Sotterranee. Progetto per una Cittadella della Musica nella ex Caserma Piave di Orvieto’ a cui ho lavorato insieme a Giorgia Timperi, elaborate durante l’anno accademico 2013/2014 sotto la supervisione del relatore Prof. Michelangelo Pivetta e della correlatrice Arch. Eleonora Cecconi e da noi discusse il 12 febbraio di quest’anno nella sede di Santa Verdiana della Scuola di Architettura presso l’Università degli Studi di Firenze”.

“Analizzando gli aspetti storici, artistici, architettonici e urbanistici della città di Orvieto – aggiunge - le due tesi in composizione dell’architettura, si propongono di elaborare possibili soluzioni progettuali atte a riconsegnare nelle mani dei cittadini due luoghi che, avendo segnato non solo il tessuto urbanistico, ma anche le vicende storiche del Comune di Orvieto, sono rimasti, per troppo tempo, dimenticati”.

“La tempistica di questo evento – dice il Sindaco, Giuseppe Germani - è molto utile per aprire il confronto di idee sulla città, nel momento in cui l’Amministrazione Comunale inizia il percorso verso la valorizzazione del patrimonio pubblico come prevede l’accordo quadro firmato proprio in questi giorni dalla Fondazione Patrimonio Comune dell’ANCI e il Comune di Orvieto per la gestione e valorizzazione del nostro patrimonio immobiliare”.

Sequenze Istantanee. Progetto per un museo e centro di ricerca della civiltà etrusca nell’ex Ospedale Civico di Orvieto – di Chiara Tasselli e Giulia Sati
[...] Ma sedendo e mirando, interinati spazi di là da quella, e sovrumani silenzi, e profondissima quiete io nel pensier mi fingo, ove per poco il cor non si spaura. [...]
Giacomo Leopardi

L’infinito
Guardando alla rupe prima di giungervi, le sue pareti vulcaniche, tagliate a picco sulla vallata, sono, con la loro fattezza austera, quasi estranee al timido movimento delle colline vicine. L’impressione è quella di uno sperone irraggiungibile, dall’immagine mitica, quasi non esistesse porta che permetta la salita, dove una città si confonde con la roccia e concentra su di sé anche lo sguardo più sfuggente. Dall’alto della rupe la valle è sterminata, sono rari i segni antropici che la abitano, popolata per di più da geometrie vulcaniche, che la natura non ha reso disponibili all’insediamento.

La Badia alto medievale si leva, solitaria, sull’antico percorso verso Bagnoregio, immortalata nel tempo dalla sua essenza di rovina, e fa mostra di sé allo sguardo attento di chi sale la rupe, a contemplare il paesaggio. La Badia rivolge il suo sguardo alla rupe e crea la sua connessione visuale e paesaggistica con l’ ex Ospedale Civico di Santa Maria della Stella, una delle rare interruzioni in cui la cortina rocciosa della rupe si apre visivamente verso l’esterno.

Qui, in uno dei punti vulnerabili del mito roccioso di Orvieto è stata scelta l’area di progetto. Nel contesto urbano più fortemente caratterizzato da un punto di vista culturale e artistico, quale è quello di Piazza Duomo, il progetto restituisce alla città una sua parte che nel corso del tempo è stata progressivamente posta ai margini della piazza, con la realizzazione di un centro di ricerca e museo della civiltà etrusca, che si pongono come superamento di una realtà museale cittadina estremamente frammentaria, tentativo sintetico di raccontare l’origine della città.

Eufonie Sotterranee. Progetto per una Cittadella della Musica nella ex Caserma Piave di Orvieto – di Giacomo Zuppanti e Giorgia Timperi
Ancora, la Musica trae a sé li spiriti umani, che quasi sono principalmente vapori del cuore, sì che quasi cessano da ogni operazione: sì è l’anima intera, quando l’ode, e la virtù di tutti quasi corre a lo spirito sensibile che riceve lo suono.
Dante Alighieri

Convivio, II, 13, 24
La vibrazione metallica delle squillanti campane, i rintocchi degli orologi delle torri, il vociare chiassoso dei mercati di quartiere, le laude delle cappelle delle chiese: così doveva apparire l’Orvieto medievale, una città che risuonava di se stessa e della sua vivace tradizione musicale. Un vero e proprio spettacolo era quello che si poteva gustare nelle vie strette e tortuose e nelle piazze gremite durante il passaggio di cortei e di processioni, prima fra tutte quella del Corpus Domini, capace di attirare i fedeli più devoti e le folle dei curiosi. Una tradizione di suoni en plein air e di rapporto diretto con l’architettura della città, che ha resistito al tempo.

Nonostante, infatti, la realizzazione del Teatro Mancinelli in epoca risorgimentale, rappresenti la risposta all’esigenza di dare un preciso luogo atto ad accogliere ogni forma di espressione artistica, la città non ha mai smesso di considerare la piazza come il palcoscenico naturale che annulla la distanza tra il suono e chi lo ascolta. L’indissolubile binomio tra sala da concerto e spazi all’aperto ha trovato manifestazione nell’importante festival musicale orvietano di Umbria Jazz Winter, edizione invernale dell’omonima rassegna perugina, nata nel 1973 come evento gratuito e itinerante.

Una “Woodstock italiana del jazz” che, partendo da Perugia, ha saputo accompagnare, con una colonna sonora interpretata dai grandi del genere, i principali paesi dell’Umbria, non più solamente terra di papi e di santi, ma anche di musicisti d’eccezione. Passando dalle atmosfere di sfrenata libertà degli anni settanta, ai climi più ordinati delle ultime stagioni, private del loro carattere nomade, Umbria Jazz, concentrata ormai nei due poli di Perugia e Orvieto, ha sempre conservato quella peculiare relazione con l’unicità degli scenari architettonici e degli straordinari paesaggi dei centri storici, considerati “molto più che semplici sfondi: elementi portanti su cui poggiare un’idea diversa di fare musica” che ha saputo esaltare, ancor di più, il ruolo delle piazze come insostituibili contenitori di eventi.

In linea con questo pensiero, il progetto si propone di riconsegnare, nelle mani degli abitanti di Orvieto, i grandi spazi della “Città degli Avieri” (poi Caserma Piave), brutalmente sottratti alla comunità a causa delle fredde logiche militari e da troppo tempo abbandonati, con l’intento di trasformarli in una rinnovata “Cittadella della Musica”, un conservatorio capace di estendere, a tutto l’arco dell’anno, l’esperienza sonora orvietana e, in particolare, quella di Umbria Jazz Winter.

Fonte: Comune di Orvieto