cultura

"Confusi e felici" con Massimiliano Bruno, sulle orme di "Italo" con Alessia Scarso

giovedì 30 luglio 2015
di Davide Pompei
"Confusi e felici" con Massimiliano Bruno, sulle orme di "Italo" con Alessia Scarso

Le linee rotonde gli conferiscono simpatia. La solidità professionale, invece, gli è data dalla capacità d'osservazione e dalla sensibile trasposizione scenica. Classe 1970, Massimiliano Bruno ha trascorso gli anni spaziando tra teatro, cinema e televisione. È sceneggiatore – su tutto "Notte prima degli esami", "Ex", "Maschi contro femmine" e relativi sequel ma anche "Buongiorno papà" che nel 2013 portò all'ombra del Duomo Raoul Bova – e poi commediografo, attore e regista.

Nato a Roma da genitori calabresi, non aveva mai visto un tramonto sul lago di Bolsena, fino a lunedì 27 luglio. Ci voleva la rassegna estiva di cinema all'aperto "CineCastello" in corso ancora fino a venerdì 31 luglio per portarlo in questo lembo di alta Tuscia a presentare "Confusi e felici". "Una storia ironica ma un po' più intima – la definisce – rispetto agli altri che suggerisce come affrontare la malattia. Ci tenevo tantissimo a fare questo film".

Il terzo da lui diretto, dopo "Nessuno mi può giudicare" e "Viva l'Italia", che precede "Gli ultimi saranno ultimi", il quarto, finito di girare tra Roma e Nepi mercoledì 8 luglio e attualmente al montaggio. Prodotto da Fulvio e Federica Lucisano per Italian International Film con Rai Cinema, sarà nelle sale in autunno. Sullo schermo, l'amica Paola Cortellesi e poi Alessandro Gassmann, Fabrizio Bentivoglio, Ilaria Spada e Stefano Fresi.

"È tratto – racconta a colloquio con Aldo Forbice – dall'omonimo spettacolo teatrale andato in scena in tutta Italia dal 2005 al 2007, che vedeva come unica protagonista Paola Cortellesi che firma la sceneggiatura della trasposizione cinematografica insieme a me, Furio Andreotti e Gianni Corsi. La stampa lo ha già definito un dramedy. Parte tutto da un'operaia incinta a cui non viene rinnovato il contratto. Con l'avvento della crisi economica, il tema del lavoro ha ripreso ad essere centrale.

Mi sento giovane perché alla mia età ancora mi chiamano giovane regista. Siamo in un Paese dove ci vuole tempo per arrivare in alto. Ho cominciato a scrivere per il cinema dopo i 30 anni, dopo aver fatto tanto teatro. E a fare il regista, dopo i 40 autore. Sono stato conduttore televisivo per Rai2, La7, Sky poi mi sono concentrato sul cinema e in particolare sulla commedia italiana. È la mia passione, quella che tento di coltivare, anche se il terreno è molto cambiato. Ora si comincia a virare, ma per vent'anni è stato difficile parlare di sociale".

Adesso che si può, allora, lo ha fatto anche Alessia Scarso nel gradevole e curioso "Italo", il suo primo film presentato martedì 28 luglio. Animalista convinta, ma non invasata. Giovane, ma con una lunga gavetta come montatrice di documentari. "Montare in pellicola – rivela – significa pensare bene prima di tagliare". Originaria di Modica, ha deciso di mantenere a Scicli l'ambientazione della storia – vera, ma con contorni da fiaba di amicizia e riconciliazione – insegnando all'umbro Marco Bocci cinquanta sfumature di siciliano.

"Ne esistono anche da quartiere a quartiere della stessa città – ammette – e lui è stato bravo. Aveva tanto piacere e voglia di affrontare questo personaggio di padre, che poi lo è diventato anche nella vita. Il cast, comunque, proviene prevalentemente dalla regione. Chi fa questo mestiere, sa le difficoltà che comporta girare con animali, bambini e barche. Noi di barche non ne abbiamo, ma non ci siamo risparmiati sugli altri due elementi. È stato molto faticoso, ma anche bello.

Mi sono aiutata tantissimo rivolgendomi a persone che avevano esperienza con bambini e animali. I primi sono freschi, gioiosi, entusiasti, non si stancano mai. Per scegliere i protagonisti, è stato effettuato un casting di tremila bambini. Non volevo attori, ma persone vere. I secondi necessitano di provare da soli i propri movimenti. È difficile dare un'azione ad un cane. Sul set era solo lui, senza controfigure o alternative. Gli addestratori ci hanno suggerito di ignorare che esistesse. E così è stato. A fine riprese, però, ce lo siamo spupazzati".