cultura

La Necropoli di Crocifisso del Tufo si ripensa. Cantiere aperto a tutti

martedì 28 luglio 2015
di Davide Pompei
La Necropoli di Crocifisso del Tufo si ripensa. Cantiere aperto a tutti

Un luogo carico di storia, lo è sempre stato. Un presente che ha sete di futuro condiviso, invece, sta prendendo forma solo dal mese maggio alla Necropoli di Crocifisso del Tufo. Da quasi 16 anni, l'area non era più stata oggetto di scavo. Adesso, si andrà avanti fino a dopo la metà di agosto. E poi per altri due anni. È triennale, infatti, la concessione ottenuta dal Comune attraverso la Soprintendenza, per acquisire nuovi elementi utili alla comprensione dello sviluppo della città etrusca di Velzna e "riportare in vita il sito archeologico di Orvieto".

"Quello che più di altri – osserva Claudio Bizzarri, direttore scientifico dello scavo – è identificato come 'le' tombe etrusche di Orvieto. Così dovrà essere anche per i turisti. Sia come archeologo che come orvietano, trovo che il loro potenziale sia ancora inespresso. Crocifisso del Tufo non sarà più quella che è stata finora. Gran parte delle forze, le stiamo indirizzando verso le ultime zone indagate".

Provvidenziale, ma non casuale il fatto che nell'anno degli Etruschi il Ministero per la prima volta abbia autorizzato il Comune ad effettuare nuovi scavi, senza alcun esborso finanziario per l'ente locale. Il sostegno tecnico-economico è garantito dal trust di scopo "Sostratos" di Firenze, impegnato dal 2008 nel finanziamento di attività di ricerca scientifica in campo archeologico in collaborazione con istituzioni pubbliche.

"Una forma organizzativa molto particolare – sottolinea Bizzarri – e assai poco frequente in Italia, composta da imprenditori appassionati di archeologia disposti a supportare economicamente l'attività di ricerca e scavo”. Un modello che aspetta anche la partecipazione di qualche imprenditore locale. In prospettiva, si punta a far passare l'operazione a livello ministeriale come progetto pilota.

"Nella necropolis non c'è sovrapposizione cronologica protratta nel tempo – prosegue – qui tutto sembra si concentri in un margine temporale di massimo 150 anni, con una leggibilità altamente elevata. Entro breve dovremmo riuscire a posizionare una serie di pannelli didattici in doppia lingua, finora completamente assenti all'esterno e all'interno, per agevolare la comprensione, rendere fruibile l'area anche in termini di indotto turistico e creare un museo all’aperto.

È questa una necropoli che, più di altre, parla e si spiega da sé. Va, però, aiutata a parlare. I nomi incisi sulle architrave delle tombe offrono uno spaccato sociale di coloro che nella seconda metà del VI secolo sceglievano questa zona per essere sepolti. Non ci sono solo Etruschi. Ma anche Latini, Celti, chi viene da fuori e poi diventa etrusco a tutti gli effetti perché sepolto come tale".

Punto fermo, accanto all'alto profilo di carattere scientifico, è la collaborazione dell'Institute for Mediterranean Archeology e di università straniere. "La collaborazione – spiega – va avanti da anni, anche per altre campagne, da Coriglia alla Cavità di Via Ripa Medici. E consente indagini di carattere archeometrico quali l'analisi di ossa e impasti delle ceramiche, per la datazione dei vasi e delle argille di cava. Il gruppo di chi scava varia molto nei numeri, fra studenti e volontari, alcuni dei quali, con estremo piacere, sono archeologi, colleghi orvietani. Agli inizi di agosto verranno alcuni studenti da altri atenei italiani.

L'area, però, vuole essere un cantiere aperto a tutti i visitatori e non solo agli addetti ai lavori. È già così per gruppi provenienti soprattutto da Belgio, Olanda e Inghilterra, che hanno potuto visitare la necropolis ed avere informazioni fresche di cantiere. Chiunque vuole può venire in visita, capire come funziona la ricerca archeologica e contribuire personalmente in molte forme, soprattutto a carattere didattico. Si possono capire le tecniche di scavo, vedere come si lavano e catalogano i reperti. Toccare con mano cosa sia veramente l'archeologia sul campo, guidati da esperti nel settore".

In contemporanea con la campagna di scavo, la Soprintendenza Archeologica dell'Umbria, nei fine settimana, alle 11 e alle 17, fino a domenica 27 settembre, ha previsto visite guidate gratuite a cura del personale della necropoli, per le quali è richiesto esclusivamente il pagamento del biglietto di ingresso all'area archeologica.

"La necropoli è stata indagata già dalla metà dell'800 – aggiunge – molte le tombe individuate e scavate, spesso con metodologie che oggi lasciano quantomeno perplessi. Per adesso, quindi, cerchiamo di capire come si sviluppano i monumenti funerari, quali sono i rapporti tra queste strutture e, se individuati, possiamo recuperare eventuali reperti. Le tombe sono state rimappate effettuando un rilievo archeologico di dettaglio su di un'area abbastanza critica.

Siamo in presenza di una tomba circolare del VII secolo, scavata nel terreno e finora coperta con una bassa tettoia, con tutta una serie di piccole strutture che vi si addossano e si sovrappongono. Nel sarcofago individuato all'interno di questa peculiare tomba, la dottoressa Anna Eugenia Feruglio, l’ultima a scavare nella necropoli, ha rinvenuto elementi del corredo, frammenti di tessuto, reperti ossei forse appartenenti a un'individuo femminile. C'è, comunque, forte l'idea di sacralità legata a questo settore del cimitero etrusco, la vicinanza al sacro è molto sentita in passato come ora.

Mio padre ha scavato questa zona negli anni '60 ed ha recuperato moltissimi reperti pertinenti ai corredi tombali. Sicuramente ne esistono altri. Così è stato per una tomba, dove nei giorni scorsi sono stati ritrovati frammenti di un bucchero di ispirazione ionica con pantere alate. Qualche tomba, invece, sarà scavata totalmente ex-novo. Quello che ci interessa capire è se ci sia la possibilità di fare qualche azione di ricostruzione e restauro".

Operazione, neanche a dirlo, piuttosto costosa. E poi c'è il nodo della manutenzione dell'area, fino a ieri interessata da seri problemi legati alla vegetazione spontanea. Attualmente la zona è ripulita e trasformata in un parco come prolungamento naturale dell'Anello della Rupe. "È così che va vissuta. C'è una nicchia di turismo verde che si muove per questo, cercando il bene archeologico nella città d'arte. E ad Orvieto, trova una situazione eccezionale". Di qui, l'importanza di aprire al livello didattico.

Nelle intenzioni, poi, c'è la volontà di dare vita, anche prima del termine dei tre anni di scavo, a una pubblicazione contenente i risultati. Sarà così anche per gli scavi di Via Ripa Medici. È attesa, infatti, per dicembre la pubblicazione di un contributo nel nuovo volume appartenente alla collana degli "Annali" della Fondazione per il Museo Claudio Faina, in cui si dà conto dei primi quattro anni di indagine. Per dare futuro a un presente affascinato dal passato.

Per ulteriori informazioni:
Necropoli 0763.343611
Pagina Facebook "Museo Archeologico Nazionale di Orvieto – Necropoli di Crocifisso del Tufo" e "Progetto Crocifisso del Tufo"