cultura

Legami e coesioni nel "Cammino ControCorrente" di Ilaria Borletti Buitoni

sabato 21 febbraio 2015
di Davide Pompei
Legami e coesioni nel "Cammino ControCorrente" di Ilaria Borletti Buitoni

Doppio, il cognome e il filo di perle. Borghese, la provenienza e l'eleganza tradita da gesti e dizione. Controcorrente, il cammino vissuto e ripercorso nel libro che l'onorevole Ilaria Borletti Buitoni presenta venerdì 20 febbraio al Museo Emilio Greco per l'annunciata iniziativa promossa a Palazzo Soliano dall'Opera del Duomo in collaborazione con FAI – Delegazione Regionale Umbria e Gruppo FAI Orvieto. A colloquio con il Sottosegretario al Ministero dei Beni e Attività Culturali del Governo Italiano, tornata a Orvieto dopo aver tenuto a battesimo l'inaugurazione del Tesoro della Cattedrale nella Libreria Albèri, si alternano Giuseppe Maria Della Fina, Francesco Erbani e Paolo Mauri.

Di "Cammino ControCorrente", ognuno ne mette in luce un aspetto. Che diventa pretesto per ulteriori analisi. Di epoche andate e visioniarie visioni. Sullo sfondo, l'immagine della grande Milano dei primi del Novecento – operosa e feconda nelle sperimentazioni artistiche – attraverso la testimonianza di chi crede che l'azione individuale sia il modo più efficace per produrre un'iniziativa collettiva. E che dalla salvaguardia e tutela alla valorizzazione degli infiniti beni culturali di cui dispone l'Italia, il passo sia breve. Lo stesso, in fondo, che porta l'associazionismo ambientale a sfociare nel recupero che è proprio del FAI.

Basta la testimonianza di chi trasferisce la sua esperienza virtuosa in politica, a fungere da sprone. Basta un libro, talvolta, a dare concretezza al concetto di tutela dei beni culturali, esposti a visioni pubblicitarie o mercantiliste. "Quando Mondadori – confida l'autrice – mi ha chiesto una biografia, ero scettica. Poi, ho pensato se riesco a trovare un filo in grado di raccontare non una vita, ma una storia, una provenienza, forse sono anche in grado di dare un senso al percorso e al mio ingresso in politica. Certo, se tutti scrivessero un libro per capire chi sono e dove vanno, le biblioteche traboccherebbero. Ma è in questo fare ordine in tutto quello che è stato, in bilico tra incoscienza e coraggio, che trovo fiducia nel futuro. La riscrittura del passato si fa via alla comprensione di ciò che stiamo vivendo oggi.

Il salto degli ultimi anni è stato enorme. Le persone della mia generazione sono diventate parte di uno spettacolo, di cui non capiscono più quali siano i referenti. Il mio è il quotidiano smarrimento di chi viene da una storia che ha radici profonde e continua a sbattere contro il materasso della pubblica amministrazione. Nelle soprintendenze e nei ministeri, ci sono eccellenze. Ma la macchina che non carbura è la fotografia di un sistema pubblico che ha bloccato il Paese, lasciando a spasso esperti e competenti.

Ho affrontato la scrittura del libro con timidezza ma come pretesto per denunciare ciò che non va. Ottenere qualcosa in politica è uno sforzo titanico, per via dell'intreccio normativo misto all'indolenza. In Inghilterra l'equilibrio tra Stato, privati e terzo settore consente la tenuta del sistema. In Italia vigono diffidenza e gelosia, mancano strumenti e volontà per valorizzare le competenze e creare quel rapporto virtuoso tra uno Stato efficiente, una politica non astratta e quella società che là fuori, partecipa, s'indigna ed esprime voglia di cambiamento.

In un simile clima di diffidenze reciproche, manca un tessuto coeso. E non aiutano leggi e aggravi fiscali. Spero che questo libro serva anche ai giovani, per creare quei fili con cui tenere su il presente. Non bastano la rapidità di Twitter, Facebook, le suggestioni virtuali. Serve capire che il collante della ricostruzione del tessuto sociale è la coesione. E ritrovare buon senso e giusto tempo che permettono di accogliere i suggerimenti che arrivano dalla riflessione. Solo questo può salvare il Paese".