cultura

Tarocchi, archetipi e figure. Va in mostra l'Arte Arcana di Flavio Leoni

sabato 20 dicembre 2014
di Davide Pompei
Tarocchi, archetipi e figure. Va in mostra l'Arte Arcana di Flavio Leoni

I palmi poggiati sul legno, ad indagarne consistenza, limiti e potenzialità. La preferiscono priva di venature, per non interferire con l'armonia delle forme. Lo studio calibrato di misure e rapporti, aiuterà a farla emergere dal contenitore che la comprime. Un sottrarre materia in eccesso che è anche un risalire dall'abisso alla luce. Percorrendo con dedizione quella stessa via del levare, già battuta da Michelangelo, che rende scultura una massa. Togliere per ottenere. Vedendolo ancora prima della privazione. Consapevoli che la figura è già al suo interno. Nei dettagli di quello svuotamento, poi, verrà l'ultima fase dell'esecuzione.

È il percorso d'artista che muove ogni creazione di Flavio Leoni, un passato trascorso a insegnare Progettazione e Geometria Descrittiva all'Istituto Statale d'Arte di Orvieto e un presente fatto ancora di collaborazioni e produzioni. Progetti di architettura, lavorazione di materiali. Pietra, legno, metallo. Dal piccolo gioiello alla figura a grandezza naturale. Dal "paesetto" costruito per gioco, durante l'infanzia insieme al fratello, fino alla mostra "Arte Arcana" che ne ripercorre e omaggia l'intero percorso.

Fortemente voluto dall'associazione "Atelier dei Miracoli", l'allestimento patrocinato da Comune, Opera del Duomo e associazione "Luigi Barzini Orvieto" aprirà i battenti sabato 20 dicembre alle 17.30 nei locali dell'ex Chiesa di San Giacomo Maggiore, in Piazza Duomo. In mostra, una selezione di 45 sculture, alcune delle quali di notevole dimensione. Filo conduttore, le carte dei tarocchi scoperte nel 1965, ai tempi dell'università. "Quelle da gioco – spiega, lui – comunemente usate nelle osterie, ma aumentate con altre più antiche. I cosiddetti arcani maggiori. Il mazzo dei tarocchi completo, quindi, come insieme di figure dalla potente significazione. I cosiddetti archetipi. Scevri però da allusioni a simbolismi magico-esoterici, spesso connaturati alla loro lettura".

Un archivio d'immagini, piuttosto, a cui attingere per comporre opere di ogni tipo. Figure, anche geometriche, che per la loro definizione sono scelte e adoperate come elemento di gioco teatrale. Dovesse selezionarne una su tutte, pescherebbe la Regina di Coppe, sintesi di femminilità feconda, accoglienza e dono. "In essa - dice - la natura si riveste di espressività archetipica". In alternativa, quella di Bastoni a cui ha finito per assomigliare la Madonna in cammino commissionatagli per la Chiesa di Tordimonte. Fonti di ispirazione, restano la tomba del cardinale De Braye, realizzata da Arnolfo di Cambio all'interno della Chiesa di San Domenico e il tempio malatestiano di Rimini, opera di Agostino di Duccio.

Custodi di quella bellezza che rende artista l'artigiano e di quella cura che fa di un artigiano un artista. Oggi "non c'è più – osserva Guido Barlozzetti nell'intervista dai contorni poetici realizzata in occasione della mostra – il tessuto vitale di relazioni che la bottega portava con sé, dove il lavoro s'intrecciava con la trasmissione di una esperienza a chi era più giovane e con i discorsi di chi entrava e si sedeva, scambiando opinioni, giudizi, battute, spesso fulminanti. Credo che non sarebbe esistito Flavio Leoni così come lo conosciamo senza questa immersione amniotica nelle botteghe".

Insieme al catalogo - "elemento essenziale, perché censisce anche le opere non presenti in mostra" - la selezione è integrata da supporti multimediali. In particolare, un elegante video in bianco e nero realizzato da Fabrizio Boggi, Renato Ingala, Maria Teresa Nulli in collaborazione con l'indirizzo audiovisivo e multimediale dell'Istituto d'Istruzione Superiore Artistica, Classica e Professionale di Orvieto. E tutti gli amici che, in un modo o nell'altro, hanno giocato la partita al tavolo dell'arte.