cultura

L'antica città romana torna alla luce grazie a un progetto del gruppo archeologico Velzna "Fioravanti"

venerdì 17 ottobre 2014
L'antica città romana torna alla luce grazie a un progetto del gruppo archeologico Velzna "Fioravanti"

Dopo anni di torpore, Bolsena torna nuovamente a riscoprire le proprie origini grazie alla valorizzazione di uno dei siti romani più importanti della zona: l’area archeologica di Poggio Moscini, che custodisce i resti monumentali dell’antica città di Bolsena. La rivalutazione dell’area è stata possibile grazie al lavoro svolto dal Gruppo Archeologico Velzna “Alessandro Fioravanti”, dedicato al grande studioso bolsenese. Nato solamente nel maggio del 2014 con sei soci fondatori, il Gruppo Archeologico Velzna nell’arco di poco tempo è arrivato a contare più di trenta volontari che hanno un solo obiettivo: riscoprire e tutelare le zone archeologiche di Bolsena, per renderle nuovamente fruibili ai cittadini e ai turisti.

"Abbiamo iniziato il nostro progetto dagli scavi di Poggio Moscini – ha spiegato il presidente del Gruppo Fabio Equitani – grazie alla richiesta che ci è giunta dal dott. Pellegrini, ispettore della Soprintendenza per i Beni Archeologici dell’Etruria Meridionale, di ridare luce alle meraviglie storiche nascoste da terra e folta vegetazione, in occasione della sesta edizione della manifestazione di “Archeosub” che si sta svolgendo in questi giorni a Bolsena. Il nostro lavoro è iniziato lo scorso 11 settembre e ha coinvolto una ventina di volontari, che spinti dalla loro passione, hanno finalmente riportato in superficie mosaici di enorme valore, liberato dalle erbe i muri e ridato vita ad un insediamento risalente al III-I secolo a. C. che per troppo tempo è rimasto celato ai cittadini, a causa di mancata manutenzione; mentre un gruppo di restauratori dell’Università della Tuscia ha proseguito gli interventi sulle pitture della Domus delle Pitture".

La scoperta dell’area archeologica risale alla metà del secolo scorso ed è dovuta ad una serie di campagne di ricerche e di scavi condotti dalla Scuola Francese di Roma, guidata da Raymond Bloch, durati dal 1946 al 1986 con l’obiettivo di trovare i resti dell’antica capitale etrusca Velzna. A partire dagli anni '50, però, le ricerche si sono concentrate su Poggio Moscini, permettendo di scoprire il Foro, la Basilica, una serie di edifici pubblici e i resti di due domus: la Domus delle Pitture e la Domus del Ninfeo."Il lavoro è tutt’altro che terminato – ha continuato il presidente Equitani -, dal momento che la parte più antica della città è ancora ricoperta da sterpaglie. La nostra speranza è quella di poter continuare la collaborazione con la Soprintendenza, coinvolgendo se possibile anche scuole, accademie e università, compresa l’Università della Tuscia, in modo che si possa creare un vero, vivo e reale campo studi per i giovani".

I progetti del gruppo Archeologico Velzna “Alessandro Fioravanti”, però, non finiscono qui. Anche i tesori etruschi di Bolsena, infatti, sono in attesa di essere nuovamente riportati alla luce: fruibilità per la necropoli risalente al VII-III secolo a. C., che si trova a ridosso delle mura etrusche della città, e la Porta Capite, un’antica porta scea, che riprende l’impianto delle porte di Troia, sepolta da migliaia di metri cubi di terra e scoperta nel 1960 dopo un’alluvione. Inoltre nel 2016 ricorrerà il 70° anniversario dell’inizio degli scavi della Scuola Francese e la volontà è quella di poter celebrare degnamente questo importante appuntamento con la storia locale.“Ci stiamo impegnando intensamente per restituire a Bolsena le sue origini – ha concluso il presidente del gruppo archeologico Fabio Equitani – e ringrazio la Soprintendenza e tutti i soci per aver creduto e continuato a credere in questo progetto. Noi abbiamo piantato un seme, con la speranza di avere un’ampia collaborazione con i cittadini e le istituzioni”.