cultura

A Fabro CentroDentro fa centro con Fabrizio Moro. E prima di sparare, pensa.

sabato 23 agosto 2014
di Davide Pompei
A Fabro CentroDentro fa centro con Fabrizio Moro. E prima di sparare, pensa.

Braccia tatuate, borsalino bianco d'ordinanza, tricolore sul microfono. Aria un po' ruvida, voce un po' rauca. "Sono come sono", va cantando dal 2013. Sbruffone e "libero dalla convinzione che la terra è tonda". L'etichetta di "cantautore impegnato" gli è sempre andata stretta. Il valore sociale di testi e temi che affronta gli è valso, però, riconoscimenti unanimi di pubblico e critica. Più urlata che sussurrata, la sua è una musica parlata. Di rabbia, disperazione e speranza. Quella vista e vissuta ai bordi della periferia capitolina, anni dopo Eros. E l'indignazione provocatoria e visionaria che lo accosta a Rino Gaetano.

A Sanremo, Fabrizio Moro ci è stato cinque volte. Quattordici anni fa, quando arrivò 13esimo tra i giovani con "Un giorno senza fine". Nel 2007, trionfando nella stessa categoria e aggiudicandosi anche il Premio Mia Martini con quel "Pensa" dedicato alle vittime della mafia che ad oggi resta il suo manifesto anche se di brani validi nel suo canzoniere compaiono tanti. Se ne è accorto anche l'Ariston che nel 2008 lo ha visto arrivare terzo nella sezione campioni con "Eppure mi hai cambiato la vita".

In riviera ci è tornato poi nel 2010 con "Non è una canzone" e due anni dopo, in veste di autore di "Sono solo parole" che è valso a Noemi, romana come lui, il terzo posto. A Fabro Scalo, invece, ci ha fatto tappa gratuita, per la prima volta venerdì 22 agosto, con il suo "L'Inizio Tour" nell'ambito della settima edizione della Festa Contadina, curata - letteralmente - dai giovani dell'associazione CentroDentro e in corso ai giardini comunali ancora fino a domenica. Sabato 23 agosto, nello spazio pub, sarà la volta del rapper Alex Andrea Vella meglio conosciuto come Raige, membro dei One Mic insieme al fratello minore Ensi e a Rayden, preceduto dai ToscanaSud.

Confermata già dall'inizio di giugno, la data fabrese di Fabrizio Moro non ha tradito le attese. Sul palco insieme a lui, le chitarre di Marco Marini e Danilo Molinari, la batteria di Alessio Renzopaoli, le tastiere di Claudio Bielli e il basso di Fabrizio Termignone. Nella scaletta, un concentrato di rock, energia e passione spalmato su due ore – dalle 23 all'1 – e seguito da Dj Gdm. I più grandi successi, i brani dell'ultimo album "L'Inizio" - come la parola che ha tatuato sul braccio - e un inedito, che poi sarà anche il bis. Ventidue, in tutto, quelli eseguiti di fronte a giovani e giovanissimi, ma non solo.

Moro grida forte la sua rabbia, mentre incita calore e si agita sul palco. Più grande di quello dove lo scorso anno si esibirono i Finley. Rock, con spruzzate di reggae, la scaletta aperta dal sound ossessivo de "L'inizio" e "L'indiano". "Queste parole per Stefano Cucchi" ripete mentre intona "Fermi con le mani". E poi via con "Soluzioni", "Respiro" e ancora critica sociale con "Io so tutto" riferita alla "cattiva anima di Giulio Andreotti". Dopo "Banale spiegazione" e "Non è una canzone", è la volta del medley piano-voce che fa cantare il pubblico. Merito delle parole-iperbole di "Il senso di ogni cosa", "Eppure mi hai cambiato la vita" e "Sono solo parole".

Seguono "Un'altra canzone per noi", "Svegliati", "Sono come sono" e l'inedito "Da una sola parte" che fa saltare Fabro. Moro sfrutta l'onda e, finalmente, concede "Libero" e "Pensa" dedicando quest'ultima "a tutti quelli che combattono il Mostro e sono ancora in vita". Dopo "Gastrite", aria scanzonata ma accuse affilate per "Barabba". Vorrebbe congedarsi con "Parole, rumori e giorni", ma poi regala il bis di "Da una sola parte" e la più lenta "Babbo Natale esiste", semplice solo all'apparenza.